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venerdì 17 gennaio 2025

BANCO DEL MUTUO SOCCORSO: a febbraio il nuovo album ‘Storie Invisibili’


ARTICOLO ORIGINALE

https://suonidistortimagazine.com/banco-del-mutuo-soccorso-a-febbraio-il-nuovo-album-storie-invisibili/

 

Il Banco Del Mutuo Soccorso annuncia l’uscita di ‘Storie Invisibili’, nuovo album che sarà pubblicato sul mercato a livello globale il 28 febbraio 2025 tramite The Saifam Group.

La band torna con un lavoro che è l’ideale completamento di una trilogia dedicata all’esistenza umana. Così come in ‘Transiberiana’ (2019) veniva rappresentata la metafora del viaggio della vita, e in ‘Orlando: le forme dell’amore’ (2022) si celebrava il sentimento umano più potente, in ‘Storie invisibili’ il particolare diventa universale e contemporaneo attraverso il racconto di personaggi comuni che rappresentano tutti noi e costituiscono la storia vera dell’umanità.

Sono dodici le ‘Storie Invisibili’ che il Banco Del Mutuo Soccorso ci presenta in questo nuovo album, dodici piccole storie individuali di uomini e donne reali fotografati in momenti delle loro vite, nelle loro vicende personali, o all’interno di momenti storici dell’umanità. Spesso alludendo ai grandi temi dei nostri tempi. Un concept album ideato dal leader e membro fondatore Vittorio Nocenzi, che firma musiche e testi, insieme a Michelangelo Nocenzi e Paolo Logli rispettivamente.


Questa la track-list:

Studenti

Il mietitore

Il pittore

Non sono pazzo

L’ultimo moro dell’Alhambra

Senza nuvole

La casa blu

Sarà ottobre

Cena di Natale

Spiegami il cielo

Solo meraviglia

Capo Horn 

I musicisti che hanno partecipato alle registrazioni dell’album sono Tony D’Alessio (voce solista); Vittorio Nocenzi (organo, syntetizzatore e voce); Michelangelo Nocenzi (pianoforte e tastiere); Filippo Marcheggiani (chitarra elettrica, chitarra acustica e voce); Marco Capozi (basso elettrico); Dario Esposito (batteria).

Storie Invisibili’ uscirà nelle seguenti versioni: CD Digipack e Vinile giallo trasparente, entrambe in limited edition, 1000 copie di ogni formato, numerate e autografate da Vittorio Nocenzi, con libretto di 32 pagine il CD Digipack e di 16 pagine il vinile, contenente tutti i testi e commenti sull’album in italiano e in inglese; sul mercato internazionale le due versioni usciranno in edizione standard con lo stesso libretto; in digital edition su tutti i portali digitali.


Nell’immagine di seguito, la copertina del disco:




giovedì 16 gennaio 2025

Le Orme e ELP: era il 16 gennaio del 1972

  Ciao 2001 (16.01.1972)

Su Ciao 2001 del 16 gennaio 1972, foto/articolo del viaggio a Londra (in automobile!) delle Orme per assistere al concerto di Emerson Lake & Palmer.

 Keith Emerson con Aldo, Tony & Michi

Ricorda Michi Dei Rossi

"Comunque sia, le Orme erano in quei giorni una band che aveva dei mezzi. Una sera eravamo ad Aosta e decidemmo di andare a vedere Emerson Lake & Palmer a Londra. Trovammo una Mercedes, guidammo notte e giorno e arrivammo allOdeon poco prima del concerto. Ci portava Armando Gallo, un giornalista nostro amico. Dopo il concerto andammo a cena nello stesso ristorante di Emerson e gli facemmo avere una bottiglia di champagne. Siamo diventati amici. Quando sono scesi in Italia, ci siamo rivisti. Successe a Genova, nel giugno 1972. "

…di tutto un Pop.

Wazza


Nel gennaio del 1972 usciva “Gaudete”, 45 giri degli Steeleye Span.



Nel 1972 il chitarrista elettrico Bob Johnson entra negli Steeley Span di Tim Hart, gruppo folk-pop inglese alle prese con il quarto disco.

Johnson propone di inserire una laude religiosa, “Gaudete” e Hart la riconosce subito, avendola imparata da suo padre (reverendo) negli anni dell’infanzia.

Hart aveva fondato gli Steeley Span alla fine del 1969, con il bassista Ashley Hutchings e la cantante Maddy Prior.

La band aveva già inciso tre album tra il ’70 e il ’72, in un periodo fecondo per la musica folk-pop inglese, giorni in cui il successo di Fairport Convention, Strawbs, Albion county band, Lindisfarne e Renaissance aveva trascinato musicisti e giovani alla riscoperta dei patrimoni artistici medievali.

Dopo tre dischi gli Span si erano ritagliati uno spazio proprio e un certo numero di seguaci e nell’estate del ’72 entrano in studio per registrare il loro quarto album, al Sound Techniques di Londra.

Doveva essere carico di ispirazioni antiche, prova ne sarà la presenza di gighe ottocentesche, della famosissima e ancestrale John Barleycorn, della melodia settecentesca scozzese King Henry e di Royal Forrester, i cui versi risalgono a una raccolta poetica del 1293.

In un ricordo misto di gioventù “e di cose per caso ascoltate in un pub di Cambridge”, Johnson propone per il disco anche una laude religiosa, “Gaudete”. La accenna ai compagni di avventure e Hart la riconosce subito.

Il testo recitava...

Gaudete, gaudete!

Christus est natus

Ex Maria virgine:

Gaudete!


La band scava nelle origini di questo canto e scopre che la sua prima trascrizione deriva da una raccolta di laudi e canti sacri datata 1582, assemblata da uno studente cattolico finlandese, Theodiricus Petri. Molto più antica del libro stesso, “Gaudete” si basava probabilmente sulla canzone Ezechielis Porta, rintracciabile in epoca medievale in Boemia. Laa band inglese decide di incidere Gaudete per sole voci, senza alcuna aggiunta strumentale, evitando accuratamente qualsiasi sovraincisione, anche grazie alla richiesta di Jerry Boyrd, produttore che spinge i cinque Steeley Span a offrirne una versione “pura”, senza sovrastrutture o abbellimenti.

Riascoltandola oggi, si coglie ancora – come allora – lo spirito della scoperta, dell’incisione rispettosa, della forza evocativa che il gruppo ha fortemente cercato di esprimere. Pare un coro conventuale, invece è una band che sgomitava con il rock duro per guadagnare un posto al sole nel cuore dei fans.

Il disco, il 33 giri, esce nel dicembre del ’72, subito seguito dall’uscita del ’45 giri. Le radio britanniche, che in quegli anni stanno metabolizzando la fine dei Beatles e l’avanzata di Led Zeppelin, Bowie e Deep Purple, si trovano a trasmettere proprio nel periodo natalizio un 45 giri decisamente… liturgico, con le cinque voci di Tim Hart, Maddy Prior, Bob Johnson, Rick Kemp e Peter Knight che cantanto Christus es natus, con quell’inflessione inglese che trasforma il latino di “gaudete” in un anglofonico “gaude-i-te-i”.

In quell’inverno del ’72 la canzone superò quota 500.000 copie e il disco si piazzò ai vertici delle classifiche inglesi, insieme a Elton John e David Bowie. Era Natale.

Gaudete!

 




mercoledì 15 gennaio 2025

GLOYW - "My Father Was A Tree"-Commento di Andrea Pintelli


GLOYW 

"My Father Was A Tree" 

Commento di Andrea Pintelli

 

Gloyw, ossia “fulgente” in lingua gallese. Nome perlomeno inusuale per una band, che crea grandi e intense aspettative: Olivier Mellano, compositore e chitarrista, insieme al batterista Régïs Boulard (rilasciarono in duo l’album “One”, col moniker No&Rd) e all’immenso John Greves, bassista, cantante, anch’esso compositore (che credo e spero non abbia bisogno di presentazioni) hanno partorito l’album “My Father Was A Tree”, in uscita il 31 gennaio 2025.

Prodotto e pubblicato dalla stragrande Dark Companion Records di Max Marchini, è un’opera a metà strada tra l’improvvisazione e l’invenzione, fatta di suoni incredibilmente nuovi e idee all’avanguardia, a tratti rivoluzionarie.

Si inizia con “A word/The passing strange”: parlata da Greaves e contrappuntata da stranianti suoni chitarristici di Mellano e dai rintocchi di batteria di Boulard, si apre progressivamente facendo un pieno di ricche gestualità mentali poi gestite al meglio dal basso di Greaves.

Il sogno prosegue con “Un bout de mon coeur”, piena, profonda, penetrante traccia che fa tesoro della carica espressiva di John, la quale non ha perso un grammo delle sue virtù, sebbene non più giovanissimo. Comunque, e sempre, giovane dentro: lo si evince dalla sua voglia di nuovi percorsi sonori che va cercando.

Kew Rhone is real”, e si cambia registro. Furioso lavoro percussivo, voce rabbiosa, chitarra indiavolata. Non rilassante, ma francamente musica inedita, fiammante, indomabile.

The sky is blue” si pone dall’altro lato del cielo, dove tutto è placido e, alla lunga, triste, come recita il titolo. Sin dall’andamento opposta alla traccia precedente, risulta magnetica e romantica, ma in lontananza.

My father was a tree” fa esplodere la follia creativa del terzetto, dove la batteria detta l’andamento pazzoide del brano. Come canzone che dà il titolo all’album, lo rappresenta anche nelle intenzioni degli artisti: non troverete nulla di simile altrove.

Englyn i’r gal” è sghemba, asimmetrica, prostrante, ma crea dipendenza tant’è singolare.

Les dernières paroles du poète”, con voce narrante, con passo marziale, con significato fiero, piace pensarla come una sorta di prosecuzione all’arte di Antonin Artaud, ma più drogata.

John’s blues”: chi pensa di avere assimilato appieno il concetto di musica blues, conviene che si fermi un attimo ad ascoltare quest’evoluzione del suo concetto intrinseco. Un blues malato, ansioso, ma interpretato all’ennesima potenza. Favoloso.

Working class hero”, già proprio quella di John Lennon, qui scorticata e lasciata nuda nella sua (alta) poetica. Nessun affronto, ma un esempio di come dovrebbe sempre essere una cover: reinterpretata secondo canoni non banali, facendola propria.

The drunken boat”, ultima e più lunga traccia del lavoro, con i suoi quasi otto minuti fa dell’introspezione la propria immagine. Con cadenza lenta, ammaliante, soffusa, rivoluziona il concetto di “quiete dopo la tempesta”. Noi siamo la nave in hang over, ed è bello anche pensarci come esseri viventi che a volte vogliono e possono lasciarsi andare, siccome non tutta la realtà è lì per piacerci, anzi l’evasione è maestra nell’ammorbidirla.

In sintesi, questo “My father was a tree” ha le potenzialità per essere considerato un disco fratello della novità. Fatelo vostro.

Abbracci diffusi. 

 

Tracklist:

 

01. A word / The passing strange 

02. Un bout de mon coeur 

03. Kew Rhone is real 

04. The sky is blue 

05. My father was a tree 

06. Englyn i’r gal 

07. Les dernières paroles du poète 

08. John’s blues 

09. Working class hero 

10. The drunken boat

 

Band members: 

Régïs Boulard-drums 

John Greaves-bass, voice 

Olivier Mellano-guitar

  

                                                                                      per contatti:

andrea.pintelli@gmail.com




Gentle Giant in Italia nel 1973


Su Super Sound del 15 gennaio 1973, copertina ed articolo dedicato ai Gentle Giant, reduci di un tour in Italia. Aprivano i loro concerti gli Area di Demetrio Stratos.

Di tutto un Pop…
Wazza







martedì 14 gennaio 2025

Ricordando Gino Campoli...



Il 14 gennaio del 2019 ci lasciava Gino Campoli batterista del Rovescio della Medaglia dal 1971 al 1975...

RIP
Wazza







Blind Faith il 14 gennaio del 1970

L’articolo annunciato sul Ciao 2001 del 14 gennaio 1970 era da far tremare i polsi”: George Harrison rompe con i Beatles e va con i Blind Faith (supergruppo dell’amico Clapton).

Evidentemente la lentezza di arrivo delle notizie d’oltremanica all’epoca non giocò a favore del “volenteroso” giornalista.

I Blind Faith si erano sciolti nell’agosto del 1969, dopo un concerto alle Hawaii, mentre il buon Harrison, a novembre del 1970, faceva uscire il suo triplo/capolavoro album “All Things Must Past”.

Di tutto un Pop…

Wazza