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mercoledì 6 novembre 2013

I pensieri di Paolo Siani: una questione di tempo.


Una questione di tempo...

Da quando sono nate le DAW, uno dei cambiamenti più vistosi nel modo di registrare musica è certamente quello di farlo seguendo una ‘’click track’’. Per certi generi musicali la solidità di questo approccio è essenziale e non solo nella ‘dance music’, ma anche in molta musica pop e addirittura per certi stili di rock. In egual misura però ci sono molti altri stili musicali per i quali costringere un musicista a suonare seguendo un click non solo non ha proprio senso ma toglie molto della natura stessa del brano che si sta registrando. Recentemente ho sentito ad un congresso di produttori/ingegneri che i musicisti che fanno fatica o addirittura non riescono a suonare seguendo la ‘’click track’’ non potranno mai considerarsi veri professionisti e non potranno mai entrare in studio.
Io non sono proprio d’accordo con questa tesi anzi la mia è diametralmente opposta.  Se un batterista ha una buona consistenza del tempo, non si capisce perché debba essere costretto a non seguire quei piccoli spostamenti temporali, quel suo ‘’feel’’ naturale che esteriorizza la propria personalità di strumentista (per esempio durante un break) e deve pericolosamente alzare il volume del click nelle cuffie per ascoltarlo e seguirlo in maniera ossessiva.
Gli ingegneri forse mascherano la loro pigrizia nel dover successivamente editare ogni colpo ‘’in griglia’’ e quindi ne viene fuori una tendenza che non aiuta certo molta musica ad essere registrata con una ispirata naturalezza.
Per chiudere  mi piace ribadire che non amo l’idea che qualcuno possa imporre ad un musicista di seguire una ‘’click track’’ solo per la propria convenienza; se c’è una vera necessità di registrare una parte a ‘’click’’ va bene altrimenti è meglio che sia l’ingegnere ad attrezzarsi per editare parti registrate non in griglia perché la figura del musicista, comunque, è la più importante in studio.



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