Stefano Pietrucci ci racconta, con parole e immagini,
il “suo” concerto dei Waterboys, tenutosi a Roma, all’Auditorium Conciliazione, giovedì 21 novembre. E’ una visione
parziale, come vedremo, ma il “mestiere” di fotografo toglie e da, ma alla fine,
tra tante peripezie, l’immagine dei Waterboys sul palco emerge molto nitida.
Il vecchio ma ancor bello Auditorium Conciliazione, il cui palco è
stato calpestato da mostri sacri della cultura musicale 'rock - The Who, James
Taylor e molti altri - ha ospitato i ''ragazzi
acquatici” in una serata perfetta per il loro nome, viste le condizioni meteorologiche.
Atmosfera immediatamente calda, anche senza
un pubblico estremamente numeroso - il 50%
dei posti risulterà libero. Eco di musiche in sottofondo, e nell'attesa mi
sono sforzato di capire quale giro armonico si stesse creando, cosa fosse
quella “nenia” stile anni ‘70... intonava un RE, un DO, un LA e un altro RE, il
tutto maggiore: non era sicuramente musica d'ambiente, ma era un ritornello
ossessivo e ripetitivo, alla DOORS nel
brano “THE END”. Alcune luci fisse aumentavano ancor di più il
“già troppo rosso” Auditorium, ed io speravo che l’illuminazione cambiasse
rapidamente e cosi' è successo: un attimo di buio e Mike Scott fa il suo
ingresso armato di chitarra acustica Taylor, 12 corde, un suono d'altri tempi, ancora
piacevolissimo... non ricordo il nome del brano; mano a mano che la musica procedeva si è affiancato
il violinista, un tipo alla Jan Luc Ponti, e ne è nata una sorta di ballata, ma ho subito pensato che mancasse un contrappunto di contrabbasso,
e fatalità è arrivato in quel momento! Molti e scroscianti gli applausi, veramente
una bella esecuzione! Per il secondo pezzo erano presenti
tutti i componenti. Nel corso del terzo brano scatto l’ultima
foto e poi, stranamente, decido di sentirmeli perché volevo godermi il suono
in toto; purtroppo, altrettanto stranamente, i gestori hanno indicato
la via d'uscita a noi fotografi, e quindi mestamente e un po’ incavolato me ne
sono dovuto andare!
Nota doverosa… ho rivisto finalmente sul
palco lo storico HAMMOND con tanto di mobilone e valvole (Leslie), non lo
vedevo da troppo tempo e… sono rimasto soddisfatto.
Ttutto qui… un abbraccio ai lettori di
MAT2020.
THE WATERBOYS
present
"Fisherman's Blues Rivisited"
I Waterboys si
formano su iniziativa del loro leader (e spesso one-man-band) Mike Scott. Nato
in Scozia, ma trasferitosi a Londra, Scott fonda il gruppo nel 1981, dopo
trascorsi punk. Il nome è preso a prestito da una canzone di Lou Reed. Con
l’apporto del multistrumentista Anthony Thistlethwaite, il gruppo pubblica il
disco d’esordio omonimo nel 1983.Il picco della prima fase viene raggiunto con
i il terzo disco THIS IS THE SEA, trainato dal singolo "The whole of the
moon". Dopo l’uscita dal gruppo di Karl Wallinger, che andrà a formare i
World Party, i Waterboys si trasferiscono in Irlanda, dove attuano una svolta
verso il folk-rock celtico. FISHERMAN’S BLUES (1988) è il capolavoro del
genere, seguito dal pregevole ROOM TO ROAM. L’irrequieto Scott cambia ancora, e nel 1991 si trasferisce a New York, dove
concepisce DREAM HARDER, poi pubblicato nel 1993. Sembra l’ultima prova dei
Waterboys. Invece, dopo le prove soliste di Mike Scott, l’autore nel 2000 si
riappropria del vecchio nome e pubblica A ROCK IN THE WEARY LAND. Nel 2001
mette mano ai nastri delle sessioni infinite di FISHERMAN’S BLUES, ripescando
le canzoni scartate o incomplete, che vengono terminate. Viene così pubblicato
TOO CLOSE TO HEAVEN, che spiega la genesi di FISHERMAN’S BLUES. Segue un nuovo
disco di studio,l'acustico,UNIVERSAL HALL, e un progetto di ripubblicazione dei
primi dischi, con molti inediti. Nel 2007, dopo un disco dal vivo, arriva BOOK
OF LIGHTNING, che vede il gruppo destreggiarsi tra il rock epico degli esordi,
e il folk rock che li ha resi un gruppo di culto. Negli anni a venire, Scott
continua a pubblicare soprattutto ristampe che pescano nel vasto repertorio di
outtakes e inediti della prima parte della storia del gruppo: tra questi, nel
2001 arriva IN A SPECIAL PLACE, disco di provini per piano e voce per quello che sarebbe diventato THIS
IS THE SEA.
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