Fu proprio nel 1971 (il 5 luglio) che gli Zeppelin
suonarono per l’unica volta in Italia. Ma solo per 20 minuti. Al velodromo
Vigorelli di Milano era prevista infatti una delle tappe del cosiddetto
“Cantagiro” (con gruppi e cantanti che andavano appunto in giro per l’Italia,
al posto dei ciclisti), con il celebre gruppo inglese ospite della serata.
Quando però Page e soci cominciarono il loro concerto (un po’ in anticipo
rispetto ai tempi previsti), i ragazzi ancora fuori dal velodromo cominciarono
a pressare per riversarsi all’interno della struttura. E la polizia reagì
sparando i gas lacrimogeni. Plant dovette interrompere lo show e, ignaro di
quanto stesse effettivamente succedendo, sollecitò il pubblico a “smettere di
accendere fuochi”. In quel periodo i musicisti della band portavano tutti la
barba, Plant anche una tunica colorata, e Page dei vistosi pantaloni a quadri.
Sarebbe stato un bellissimo show, ma la gente, ancora prima degli incidenti,
era ammassata proprio non solo sotto il palco, ma anche attorno e dietro (come
testimoniano le foto di quel giorno). Quando il fumo dei lacrimogeni costrinse
quella massa di giovani a cercare scampo in direzione del palco, la
strumentazione finì per essere travolta, con i roadies che tentavano
disperatamente di salvare il salvabile. Gli Zeppelin provarono una volta a
riprendere lo spettacolo, ma la situazione era ormai fuori controllo e
dovettero cercare rifugio nei camerini. In quell’occasione si erano esibiti
anche i New Trolls e i Pooh (ancora con Riccardo Fogli), ed anche questi ultimi
dovettero rinchiudersi nei camerini, senza per questo riuscire a sfuggire alle
esalazioni dei gas. Robert Plant andò via in lacrime (più per la rabbia che per
i lacrimogeni), giurando “Mai più in
Italia” (come avrebbe titolato anche qualche giornale, dopo quegli
sciagurati eventi).
E purtroppo così fu. io stesso avrei visto Page e Plant,
sempre a Milano, solo nel giugno del 1995: ma non erano più i Led Zeppelin,
appunto. Anche se suonarono quasi tutti brani del vecchio “dirigibile” (con
qualche sorpresa, come “Dancing Days”,
e una “The Song Remains The Same”, con tanto di chitarra “double
neck” rossa, come ai bei tempi. Gli scontri tra polizia e pubblico (soprattutto
contro quelli che reclamavano “la musica gratis”) finirono per protrarsi per
tutti gli anni ’70, con scontri in occasione del concerto dei Jethro Tull a
Bologna nel ’73, i palchi di Lou Reed e Santana dati alle fiamme
(rispettivamente nel 1975 e nel 1977), più i “processi politici” a Francesco De
Gregori ed Antonello Venditti. I manager italiani (soprattutto Zard, Mamone e
Sanavio), che portavano in Italia i grossi gruppi stranieri, venivano accusati
di arricchirsi a spese dei giovani. Soprattutto, si pretendeva che la musica
fosse “di tutti”, e che non si dovesse
pagare per ascoltarla. Gianni Nocenzi (del Banco Del Mutuo Soccorso) si disse
d’accordo, a patto che fosse il pubblico ad onorare le cambiali per gli
strumenti acquistati. I Gentle Giant cercarono di far capire che, tolte le
spese, anche i musicisti dovevano poter mangiare. La PFM subì un’aggressione,
con Franco Mussida pronto a fronteggiare i più esagitati stringendo la chitarra
per il manico, come fosse una clava. Franz Di Cioccio, il batterista della
stessa “Premiata” (come veniva chiamato all’epoca il gruppo) la mise sul
ridere: chiamò sul palco uno dei contestatori,
gli consegnò le bacchette e gli disse: “Ah, la musica è di tutti? E allora suona tu”. Il risultato di tutto
questo trambusto fu comunque che l’Italia venne praticamente cancellata dai
tour di tutti i grandi gruppi inglesi ed americani. I Van Der Graaf Generator,
riformatisi nel ’75 (dopo lo scioglimento del ’72) si fecero vedere solo perché
riuscirono ad esibirsi sulla riviera romagnola, in un clima di vacanze ed
ombrelloni. Ma quando suonarono a Roma, nel dicembre del 1975, subirono il
furto del furgone con tutti gli strumenti dentro, e, nonostante fossero
riusciti a recuperare un po’ tutto, se ne tornarono a casa; sarebbero dovuti
venire a suonare anche a Catania, ma, dopo i fatti di Roma, ma tutte le date
rimanenti di quel mese vennero cancellate.
E così il sottoscritto li avrebbe visti solo 30 anni dopo, nel 2005, a
Roma e a Taormina. Di fatto il nostro Paese perse l’occasione di vedere i
gruppi più grandi della storia del Rock proprio nel momento del loro massimo
fulgore. I Genesis ed i Jethro Tull si sarebbero rifatti vivi solo nel 1982,
quando le acque si furono calmate.
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