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venerdì 18 novembre 2016

Riccardo Amadei e Le Pastis – “Senza Ombrello”, di Andrea Zappaterra


Riccardo Amadei e Le Pastis – “Senza Ombrello”
di Andrea Zappaterra

Veramente godibile questo bell'album di Riccardo Amadei, da gustarsi dall'inizio alla fine ridacchiando a denti stretti, solleticati dalla sottile ironia fusa con la poesia, dalle melodie accattivanti di una band molto promettente.
Canzoni ben ritmate, quasi ballabili, stanze di vita quotidiana (per dirla alla Guccini), ma con uno stile unico e inconfondibile; spaccati di un mondo sempre più incomprensibile ma nel quale è bene entrare per cercare di capirne i risvolti e le possibilità.

Senza ombrello è il nuovo album della band riminese Riccardo Amadei e Les Pastìs (Elena Partisani - violino, Alberto Marini- basso elettrico, contrabbasso, sintetizzatore, Enrico Ro – batteria, Riccardo Amadei - voce, chitarre, ukulele, pianoforte) che già attraverso titolo vuole suggerire uno stato d’animo ed un modo di vivere le situazioni. L’ultimo lavoro della band, La polveriera, risale al 2013.

Undici episodi arrangiati e sviluppati in totale libertà, con la collaborazione di Marianna Balducci voce in “Questo nostro star bene” e quella narrante di Giuseppe Righini in “Un giorno di garbino”, dei pianisti Marco Mantovani, Stefano Pagliarani e Fabrizio Flisi. La batteria nel disco è di Paolo Angelini, mentre in “Chourmo” c’è anche la collaborazione di Manuela Timpano al sax contralto.
 L’immagine dell’album è un’opera dell’artista modenese Andrea Saltini,Una signora si innamorò dei miei occhi di fauno”.

« Porsi "senza filtro" - Dice Riccardo - per farsi attraversare: è questo il senso del titolo “Senza Ombrello”, è una metafora per descrivere una condizione, uno stato d'animo. E' il mio modo di pormi davanti alle cose. Mi muovo sempre “senza ombrello”, non l’ho mai avuto e non ne sento il bisogno: se piove, mi bagno. Ed è l'unico modo che conosco per scrivere in musica, per tentare di "arrivare" ad un pubblico, l'unica soluzione per uscirne vivi. Il disco parla di questa attitudine, undici episodi, undici canzoni per raccontare questo tempo e la sua quotidianità, fatta valigie perse negli aeroporti, di sorrisi veri e brindisi finti, di cinema, cavalli, porti. Undici canzoni per inseguire un linguaggio, per arrivare alla semplicità. Essere sprovvisti, essere vulnerabili è un rischio ed anche una meravigliosa opportunità. E' la possibilità di tornare a “sentire” per poi restituire un pezzo di realtà a qualcuno che ha ancora l'orecchio teso, in ascolto, in attesa di un suono in cui potersi riconoscere» .
Senza Ombrello è un album fondamentalmente elettrico, “Questo nostro star bene“ (il primo brano) funge proprio da congiunzione tra la dimensione acustica della prima produzione di Riccardo Amadei e quella elettrica. «Sentivo il bisogno di un paesaggio sonoro più stratificato, pericoloso, pulsante, dai colori vivaci, l’elettricità ti dà la possibilità di valorizzare tutti questi elementi. “Questo nostro star bene” racconta la necessità di non arrendersi all’inerzia, è un monito contro la sedentarietà mentale e relazionale, forse il più grande pericolo del nostro tempo» .


1.     Questo nostro stare Bene- Il brano di esordio, un lento quadro surrealista del nostro modus vivendi che parte lento con voce e piano e culmina in una suite corale di grande effetto.
2.     Felina – Controtempi con violino fanno da sfondo a questa allegorica ballata.
3.     Valigie a Berlino - Ha al centro il tema dell’Identità: chi non ha mai pensato ad un certo punto di reinventarsi? L’Alda che fa capolino in un verso si riferisce alla poetessa Alda Merini.
4.     Un giorno di Garbino - Rimini è una città che dà tanti stimoli e viene voglia di raccontarla a modo proprio: «Siamo tutti vittime e allo stesso tempo beneficiari del dualismo che la vede da sempre dividersi tra l’aspetto poetico e quello economico».
5.     Senza Ombrello - «Spiego una mia attitudine che spesso mi coglie impreparato, ma che mi offre ogni volta la possibilità di trovare nuove risorse. Rifletto inoltre su cosa significhi per me fare musica. Credo sia un mestiere “rischioso” perché non puoi permetterti di fingere e devi essere disposto a metterti a nudo e a parlare di te anche quando non sembra».
6.      Le belle Speranze - Si snodano lungo un filo conduttore dello straneamento, a volte ironico a volte amaro, dal nostro contesto, dalle città in cui viviamo e che stentiamo sempre più a riconoscere.
7.     Brindisi – Parodia dei nostri tempi confusi che talvolta alcuni meccanismi creano.
8.     Chourmo  - L'omaggio a Jean Claude Izzó (che è anche il titolo del secondo libro della trilogia di Marsiglia), dove periferia d’Europa e periferia dell’anima coincidono in uno scenario quasi surreale.
9.     I titoli di coda – Uno Ska allegorico di chi si perde il meglio della vita per aspettare i titoli di coda.
10. Al Punto Snai – Ironiche fotografie della nostra vita moderna, con le assurdità e le contraddizioni che ne derivano dove la sede delle scommesse ha sostituito il luogo di incontro e di socialità, con l'aiuto del condizionamento pubblicitario.
11. -l-l-l - «Rimini viene ricordata nell’ultimo brano descrivendola con le sue vocali, paragonate a tre soldatini immobili sulla linea gotica ad aspettare non si sa bene cosa durante l’onnipresente carnevale estivo, questa eterna condizione che ci vede protagonisti e eterni prigionieri del romanzo nazional popolare in cui Rimini ormai ha un’identità precisa, poetica e violenta insieme».

Voto alto per “Senza Ombrello

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