Le Trois Tetons-“Red
Scares Me”
Di Gianni Sapia
Si chiude così, con tutto l'amore che
si può. è tanta dolcezza che
veleggia con leggerezza e ti culla tra nuvole della giusta consistenza. Né
troppo soffici, né troppo spesse: giuste. è
una canzone dai mille toni, che ti altera l'umore, ti rasserena e se sei già
sereno allora ti completa. La dolce Madeleine
chiude l'album con una carezza... però aspetta. Qui siamo già alla fine. C'è
stato tutto un "prima", prima. Un'oretta fa, circa. Entro in casa, mi
siedo davanti al computer e ce l'ho già in mano. Il CD intendo. è ancora incellophanato. è rosso. Il colore è importante,
capirete perché. Lo spacchetto. Ok, lo infilo dentro. Sempre il CD. Ma prima di
far partire sua Santità la Musica, mi guardo il libretto. “Red
Scares Me”, il nuovo disco dei Le Trois Tetons. Dopo avermi fatto
godere con Song About Lou, ora ci
riprovano con Red Scares Me. Sono sempre loro: Alberto (basso, mandolino, chitarra acustica), Barbon (Gibson e maracas), Davide
(batteria, percussioni) e Zac (voce,
Telecaster, armonica, tastiere) che ospitano una banda di musici niente male,
da Fabio Biale e il suo violino a Mark Baldwin Harris e le sue tastiere,
dal liutaio magico Lorenzo Piccone
all'incantevole e incatenante voce di Serena
Sartori fino alla "cinesina" Lisa
Rizzo. Si comincia e si comincia con una preghiera. Lord Let Your Creatures dà subito una bella spallata. è un pezzo corposo, potente e armonico
che lascia spazio ad un finale di spire intrecciate, un amalgama inesorabile di
voce e strumenti. Il pianoforte che apre Wind
of May prepara il terreno ad una canzone che riesce ad entusiasmare in ogni
sua parte. Un testo breve che dice molto. Una sensazione suggerita dalla vita
che ondeggia e oscilla su sonorità che rimbalzano tra malinconia, ironia e
fatalismo. Una bella corsa verso il cielo aperto, controvento. Da giga
irlandese a distorsioni punk in un attimo. O viceversa. My Stolen Money. Roba che ti fa fare il talento, l'amore per la
musica e la voglia di ridere. E di ballare, per chi lo sa fare. When You Lie si apre e si chiude con le
stesse ripetute note quasi come se volesse contenere il resto. Una canzone
intima, privata di cui i 3tetons di Varazze ci rendono parte. Si respira aria
di Mick & Keith e delle loro coinvolgenti ballate in Anna Viola, se ne sente il sapore, se ne annusa il profumo e si
vede il sorriso della piccola bimba. Red Scares Me continua nella sua
pienezza, nel palesare la cura e la passione con cui è stato suonato e
coccolato. La completezza di suono e la complicità musicale emergono
chiaramente. Sesto brano allora e introduzione cinese per All the Way to Peking contaminata per longitudine e latitudine da
ogni rock e suonata con la follia che merita il genere con un finale godereccio
come whisky e cohiba dopo cena. Ten Years
si snoda ai margini di giungle orientali nella sua urlata ricerca di salvezza e
conferma la meticolosità nella ricerca del giusto suono d'insieme della band.
Funkeggia Shelter in Love e ti fa
muovere collo e spalle, ricamata da suoni vintage che non posso fare a meno di
metterla almeno due volt.. tre, ma sì, tre volte di seguito. La rimetto. Ora
tocca alla canzone corale dell'album, quella che alla fine la cantiamo tutti
insieme, perché Everything Seemed ti
fa davvero sembrare tutto facile, tutto bello. Ti prende per mano e ti
accompagna in silenzio verso la fine di questo bellissimo viaggio che mi stanno
regalando i 3Tetons cercando di suggerire e non di convincere, cercando di non
dimenticare e di riderci sopra. Ci siamo. L'ultimo gettone. Si chiude così, con
tutto l'amore che si può. è tanta
dolcezza che veleggia con leggerezza... il mio io del passato a raggiunto
quello presente percorrendo un viaggio attraverso un disco bello, emozionante,
dalla spiccate autoironia, pieno di calore e di colore, di passione e di paure.
Red
Scares Me sfuma dalle mie sensazioni insieme all'infinita dolcezza
della dolce Madeleine e delle sue
parole... "nothing in the world is built to last but you...".
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