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venerdì 1 dicembre 2017

VAD VUC- "Disco Orario”, di Claudio Giuliani


vAD VUC
"Disco Orario”
TVV009   www.vadvuc.ch
***1/2
                                                                  Di Claudio Giuliani

Per quanti ancora non siano venuti a conoscenza dei  Vad Vuc veniamo subito a riferire che questi giovanotti arrivano dalla Svizzera; briganti ribelli o malandrini folk che dir si voglia, hanno impugnato gli strumenti poco più di una quindicina d’anni fa come fossero fucili ad avancarica o archi con cui scagliare frecce per propagandare una genuina voce folk alla ricerca di una nuova autenticità, alla ricerca del sacro albero dai succosi frutti che distillano l’eccitazione per le pagine della vita. Mi piace pensare alle canzoni dei Vad Vuc come fossero dei frutti multisaporiti e dai colori vivi, canzoni poco compassate e pregne di fermenti, fermenti indisciplinati con il sorriso in tasca e il “desiderio” nelle vene.
Il loro è un folk che ha i Pogues nel dna e i Waterboys sugli scudi (la loro cover di Fisherman Blues annodata al dialetto ticinese è la più bella e dirompente che abbia mai ascoltato, ma non deve essere piaciuta solo a me visto che è arrivata anche all’orecchio di Steve Wickham e ha fruttato una collaborazione tra i giovanotti ticinesi e il violinista dei Waterboys). Nel loro suono c’è tanto irish folk, ma anche intermezzi balcanico-ska, schegge di musica klezmer e un esplosivo atteggiamento punk. E’ un cocktail dai rimandi irlandesi e gesti cantautorali che ha tra i suoi ingredienti l’allegria e l’ironia, l’emozione e la profondità dell’animo, valichi di sapienza e cultura letteraria, la partecipazione e la speranza, la luce la forza e i colori, i petardi e l’arcobaleno.  L’uso del dialetto che s’intreccia all’italiano e la forza effervescente del folk li accomuna ai nostrani Luf, a Davide Van De Sfroos o ai parmensi Mé Pék & Barba, ma non per questo sono da considerarsi derivativi. Disco Orario è il loro quinto disco in studio e in mezzo ci sono anche due live, un paio di ep e qualche ciliegina sparsa qua e là; esordiscono nel 2004 con Il Monastero Dei Folli, un paio d’anni dopo Trans Roonkaya Express, poi La Parata dei Secondi e Il divertente Hai In Mente Un Koala? (con la presenza di Finny McConnell from Mahones) senza scordare il recente Cocktail & Fantasmi Live.
Il cd di cui stiamo parlando si presenta con una simpatica confezione digipack che riproduce un comune disco orario con tanto di finestrella sotto cui far ruotare il cd; le briglie del gruppo sono sempre nelle mani di Michele “Cerno” Carrobbio (lead vocal, guitar) che con i suoi pards da vita a bozzetti colorati assai intriganti. Tra le dodici tracks dove si respirano umori irish e riflessive consapevolezze, ci limitiamo a segnalare la potente Rendez Vouz con le sue invettive sottili verso la plasticità vuota dei social network; le malinconie introspettive di Chat Noir; il dolore di Ballo Fermo Di Un Impiccato che prende spunto da un fatto vero di cronaca, un marito che dopo ave ucciso la moglie si è impiccato ad un albero nel giardino di casa, una ballata sconsolata che non da risposte ma porge domande sul caos mentale, l’assurdo e la depressione.
Nella bella Thousands Are Sailing si rende omaggio ai Pogues e a far compagnia ci sono anche i Modena City Ramblers, il brano firmato da Phil Chevron mischia in questa sede dialetti ticinese e modenese e affronta il tema dell’emigrazione narrando di chi ieri come oggi è costretto a fuggire per scappare da guerre e carestie e affrontare le onde. Finnegan’s Wake è una ballata popolare della tradizione irlandese e i Vad Vuc hanno coinvolto in questa track la formazione attuale dei Dubliners mischiando il ticinese e l’inglese, il risultato è davvero ben riuscito e la coda strumentale di Dubliner’s March suggella un tatuaggio folk luminescente. Se Quéstu L’è Un Om è un omaggio a Primo Levi, una song ondivaga tra afflizione nel testo e un andamento sonoro animato, quasi brillante. Korobeiniki è uno scattante strumentale che arriva dalla tradizione russa: allegria, esuberante vivacità e secrezioni balcaniche dal temperamento esplosivo. Addormentato In Stazione emana un’atmosfera suggestiva e questa ballad rattristata dalle intrinseche riflessioni è una denuncia contro un insulso e conformista autoritarismo.
(P) & © 2017 Claudio Giuliani

CD

1.  Pint of Guinness
2.  
Carmen
3. R 
endez-Vous   (feat. Jgor Gianola)
4.  
Chat Noir  (feat. Zeno Gabaglio)
5.  
Thousands are sailing  (feat. Modena City Ramblers)
6.  
Finnegan’s wake  (feat. The Dublin Legends, The Dubliners)
7. Dubliner’s march  (feat. Gerry O’Connor) • Instrumental
8.  
Rügin  (feat. Fabrizio Barale)
9.  Il ballo fermo di un impiccato
10.  Se quéstu l’è un óm
  (feat. Make Plain)
11. Korobeiniki  • Instrumental
12.  Addormentato in stazione




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