Reale
Accademia di Musica, Angeli Mutanti. Le lezioni di Prog non finiscono mai
Intervista radiofonica del 15 marzo 2018-di
Max Rock Polis
Un altro graditissimo ritorno dagli anni '70 si è concretizzato
con la Reale Accademia di Musica, sotto la guida del chitarrista
fondatore Pericle Sponzilli. In realtà lui non aveva mai abbandonato il
settore, ma ha voluto riprendere un'effige prestigiosa, riassemblando in ambito
romano una formazione di tutto rispetto, che sapesse trovare il giusto sound
per il Progressive italiano degli anni '10.
Eccoci qua con Pericle Sponzilli della Reale Accademia di Musica.
Siamo contenti e onorati di avere te qui, un pezzo di storia del Progressive
italiano.
“Ciao, ciao a tutti! Beh sì, la storia è storia [ride, ndr].”
Ma non è una cosa passata, lo potete sentire voi stessi, in questo
lavoro “Angeli Mutanti”. Ma chi sono gli angeli mutanti?
“Questi angeli mutanti possiamo essere tutti. Io nella mia vita mi
sono sentito molto spesso un angelo mutante, esistenze senza un piano, però che
volano alto anche senza ali [ride, ndr].”
Ecco avete già capito chi è che ha scritto i testi.
“Sì, i testi sono miei, tra il fantasioso, il surreale e anche
però il narrato di esperienze personali e di vita. C'è un pò quello che al
momento il pezzo ispirava oppure quello che era il momento della scrittura.”
Album edito dalla M. P. & Records di Vannuccio Zanella, dieci
canzoni che potrebbero essere dieci singoli Rock e fatti uscire uno dopo
l'altro.
“Beh ma noi siamo un gruppo Rock in realtà [ride, ndr].”
Un pò d'anni fa eravate un gruppo Pop.
“Sì, perché Pop al tempo era quello che era il Rock. Pop era tutto
ciò che era popolare, infatti i festival che facevamo, i famosi festival di
Villa Pamphili, di Caracalla, di Viareggio, di Palermo, che erano i grandi
raduni nati dopo l'onda di Woodstock, erano proprio chiamati Festival Pop. Non
c'era il termine Progressive, per esempio noi quando abbiamo registrato l'album
del '72 “Reale Accademia di Musica” non sapevamo di fare un album che
poi sarebbe stato etichettato Prog.”
Chi ha quell'LP se lo tenga stretto perché vale un sacco di soldi.
“Io ce ne ho uno per fortuna che mi è rimasto.”
Mi pare giusto parlare dell'importanza che ha avuto la Reale
Accademia di Musica. Che numerazione diamo a questo ultimo? Secondo, terzo,
quarto?
“Questo per me è il nostro secondo album, anche se ne sono usciti
degli altri che hanno usato questo nome. Per me è il secondo perché prima di
tutto io ero l'autore dei brani del primo e qui sono l'autore della maggior
parte delle canzoni di “Angeli Mutanti”, ma essenzialmente più che
questo è lo spirito. Altri album che sono usciti non c'entrano nulla, tipo che
sembravano sonorizzazioni per documentari, oppure è uscito un album tre anni fa
a nome Reale Accademia di Musica ma in realtà quello era un album
registrato nel '74 che era il disco del cantante della Reale Accademia di Musica,
Henryk Topel, dove suonarono vari musicisti della Reale ma in qualità di
turnisti. Non eravamo un gruppo in quel momento, eravamo praticamente degli
amici che accompagnavano un cantante, un cantautore.”
E adesso invece la storia ritorna. Ritorna la Reale Accademia,
finalmente.
“Sì, in realtà non mi ero mai reso conto di quanta influenza
avesse avuto questo marchio, Reale Accademia di Musica. Tre anni fa, nel
2015, Guido Bellachioma ebbe questa idea di mettere insieme un pò di noi
musicisti dell'area romana dei primi anni '70, e io sono stato uno dei primi a
essere chiamato a questo appello. Per cui Guido ebbe questa idea di fare un gruppo
che si chiamava PIS: Progressivamente Italia Superband, con tutti noi dell'area
romana più Jenny Sorrenti napoletana. C'era Luciano Regoli come voce insieme a
Jenny, Elio Volpini e Ruggero Stefani dei Fholks e dei L'uovo di Colombo, poi
Enzo Volpini che aveva suonato con noi nei Fholks, insomma facemmo un bellissimo
concerto al Progressivamente free festival di Guido Bellachioma. E lì
praticamente mi sono reso conto che c'era un qualcosa, varie persone mi hanno
detto: “ma perché non riformi la Reale Accademia di Musica, non fai
un disco nuovo?”, e lì praticamente questa cosa mi ha cominciato a ronzare
nella testa e ho cominciato a scrivere. Io ho questo vizio che ogni tanto
prendo la chitarra e inizio a scrivere dei brani, questa cosa qua mi ha sempre
accompagnato nella vita. Per cui ho cominciato a scrivere dei nuovi brani in
questa direzione.
Poi c'è stato l'altro fatto che è stato determinante nel rifondare
la Reale Accademia di Musica: una fotografia che postai su Facebook con
la chitarra in mano, e subito mi arrivò un messaggio da Fabio Liberatori
che diceva una cosa tipo “vecchio birbante, che stai combinando?” [ride,
ndr]. Per cui da questo messaggio ci siamo ricontattati, io con Fabio avevo
realizzato nell'89 l'Opera rock “Il poliedro di Leonardo”, che è quello
che mi ha fatto conoscere Vannuccio Zanella perché lo ha ristampato 3 o 4 anni
fa. Per cui c'era questa vecchia amicizia e stima con Fabio Liberatori, questa
voglia di rimetterci in gioco, di fare musica che assolutamente rispecchiasse
solamente la voglia di fare musica. Questo è un altro fondamento della Reale
Accademia di Musica: eravamo un gruppo di appassionati, di musicisti con la
passione per la musica. Questo secondo me è un giusto parallelo tra la Reale Accademia di Musica storica e
quella che adesso è risorta. E poi abbiamo avuto la fortuna di incontrare dei
compagni di viaggio sia musicalmente che umanamente in sintonia.”
Bello veramente. Nominiamoli e salutiamoli.
“Appunto, oltre a Fabio Liberatori che abbiamo già nominato,
alle tastiere - che viene da una bellissima esperienza di carriera musicale
con gli Stadio e colonne sonore per film
-, abbiamo Erika Savastani di
Deserto Rosso, magnifica cantante, simpaticissima e bellissima donna, poi
abbiamo Andy Bartolucci alla batteria e Fabio Fraschini al basso,
che formano una sezione ritmica veramente di una sapienza incredibile.”
Dicevamo prima dieci singoli: oltre a essere belle canzoni sono
anche differenti. Dal punto di vista compositivo come si fa a farli così?
“Ma, in realtà ogni giorno è differente dall'altro, per cui se
scrivi una canzone un giorno sarà differente da quella che scrivi in un altro
momento [ride, ndr]. Almeno per me è abbastanza vero, poi ci sono momenti che
mi sento carico e mi vengono delle idee, perché magari c'è una sinergia anche
con altre persone. “Tempo” ad esempio è di Fabio Liberatori, poi su sua
indicazione mi ci sono messo e ho scritto il testo della parte vocale.”
Un conto è dire una canzone differente dall'altra, un altro è
cambiare l'impronta musicale che si ha nella testa.
“Mah, questa impronta, questo disco in realtà è stato fatto in un
paio d'anni e questo ha i suoi pro e i suoi contro. Nel senso che un disco del
genere fatto con una produzione alle spalle, come era una volta, magari sarebbe
stato realizzato in 6 mesi. Adesso col fatto delle self production, dei
tempi anche dovuti agli impegni di tutti i musicisti, i tempi un pò si
dilatano. Ad esempio in un momento di pausa noi abbiamo realizzato i primi
cinque brani e poi abbiamo cominciato a sondare il terreno per vedere che tipo
di riscontri potevano avere, diciamo, nel giro delle produzioni e devo dire che
in realtà in questa pausa di 4-5 mesi io ho scritto tre brani a cui prima non
pensavo proprio, erano già differenti dai brani che avevamo registrato. Lì è
venuto “A dritta San Salvador”, è venuto “Cosa nascondono le nuvole”,
in quel periodo avevo molta fantasia e in realtà nell'arco di un mese, un mese
e mezzo sono nati tre brani nuovi, ognuno con una sua connotazione. Non so come
dire, poi anche per il testo, la storia che stai raccontando, nel momento in
cui trovi l'idea di un testo sai cosa stai raccontando e prende forma un'idea
di musica.
E poi senz'altro una grossa influenza è stata il fatto di aver
cominciato a suonare insieme agli altri musicisti, per cui insieme si comincia
a prendere una strada, si comincia a formare un suono. Una volta che si
comincia a delineare un suono tu metti la tua energia in esso, questo ti
ritorna e ti ispira a fare le cose in un certo modo o in un altro. Io ad
esempio ho ricominciato a usare i distorsori in questo disco, che non usavo da
tanto tempo, invece in questo disco sentivo che i distorsori stavano benissimo
[ride, ndr] e facevano parte del mio modo di suonare. Anche se erano passati
anni, era sempre il mio suono, un'altra espressione di esso.”
Andate sul Facebook della Reale Accademia di Musica a dargli il like.
È lì che si possono avere indicazioni su come comprare “Angeli Mutanti”,
CD e vinile, una chicca da collezionisti.
“C'è una bella pagina della Reale Accademia di Musica, poi
c'è anche il sito www.realeaccademiadimusica.it.
Da lì si arriva al link di G. T. music [ride, ndr]. Il vinile doveva già
esserci in realtà, è questione di giorni, c'è una tiratura limitata di 300
copie al momento col vinile bianco. Vogliamo pure parlare della copertina: è
una copertina per me molto importante perché è un bellissimo quadro di Luciano
Regoli, che è un amico oltre che un gran cantante della Raccomandata con
Ricevuta di Ritorno, ma è pure un grandissimo pittore, che dipinge proprio come
un maestro del '500. Io mi ero innamorato di questo quadro dove c'è una
scimmia, è una natura morta con questa scimmia, degli strumenti musicali, una
maschera della commedia dell'arte. Insomma come nel primo disco c'era questo
maiale che dissacrava un pò il nome altisonante Reale Accademia di Musica,
la scimmia è proprio il simbolo del musicista di strada che ammaestra la
scimmia, per cui mi piaceva questa idea. E poi ci sono dei colori meravigliosi,
questo rosso predominante che lega molto bene col nostro logo. Per cui grazie
Luciano per questa copertina!”
C'è anche un bel teaser su Youtube del vostro ultimo
lavoro.
“Sì, l'ha realizzato Daniele Massimi, a me è piaciuto tantissimo,
è secondo me un bellissimo lavoro perché si può sentire una piccola anteprima
di ogni brano visualmente accompagnato da questi effetti visivi moto belli che
ha saputo creare Daniele.”
Sembra quasi un nome da concept album “Angeli Mutanti”.
“Beh, “Angeli Mutanti” in realtà non sapevamo bene come
intitolarlo, però una volta realizzati tutti i brani ci siamo chiesti quale
potesse essere il titolo. “Angeli Mutanti” secondo me è un bel titolo di
per sé, a parte il testo a cui sono molto affezionato. Ma sono affezionato a un
pò tutti i testi devo dire [ride, ndr], come musicista che ha abbracciato la
musica in quegli anni, che erano anni di cambiamento, gli anni '60 inizio '70,
poi chi ha seguito un po’ la nostra storia sa che io nel '72, dopo aver
registrato l'album, sono partito e per 8 anni sono restato quasi sempre in
India, ho avuto una vita un pò alternativa rispetto a certi canoni
prestabiliti. La musica è sempre stata la base della mia vita, è stata la
professione principale che ho sempre esercitato, magari non in un ambito di
gruppi così però sempre scrivendo, facendo musiche per televisione, per teatro,
oppure altre storie musicali. Insomma è sempre stata la base, però è sempre
stato un modo mio di approccio, di fare sempre quello che mi andava di fare, e
io in questo testo ho un po' messo questo mio modo di vedere la vita.”
Parliamo di “Cosa nascondono le nuvole”, con un testo
d'autore.
“Su questo testo, un giorno vedendo una cosa in televisione dove
c'era questo ragazzo, si parlava di ragazzi che scappavano da posti dove la
vita è molto dura e molto pesante, anche dalla guerra, ho pensato “ma questo
ragazzo ha l'età di mio figlio”. Mio figlio ha 21 anni quasi 22. Ho
immaginato un ragazzo della sua età che si trovava su un barcone in mezzo alla
puzza di benzina, sudore e tutto il resto, sottolineando il coraggio di un
ragazzo che va via da dove è cresciuto per cercare un'altra soluzione alla sua
vita. Ho cercato di mettere in questo testo questo concetto, questa storia.”
Riusciremo a vedervi dal vivo a Roma?
“Assolutamente sì: faremo la presentazione del disco verso fine
maggio, chi ci segue sarà avvertito con molto anticipo.”
Ho avuto molto piacere ad averti qui, ti ringrazio.
“Sono stato molto bene, grazie a te. Ciao a tutti e grazie per
essere stati con noi.”
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