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giovedì 5 dicembre 2024

Diario Dal deserto: quando il libro suona bene


Nel segno della Rock Lit (il saggio di Liborio Conca in libreria per Jimenez Edizioni), o forse-in questo caso- della pop/rock lit, i libri si vendono anche con le colonne sonore.

È il caso di Hello Tomorrow, firmata dal musicista e produttore Salvatore Papotto aka Berlin-Babylon Project: una ballad pop/rock che vuole essere, idealmente, la colonna sonora di “Diario del deserto”, esordio letterario della cremasca Arianna Lepre, e che è disponibile su tutte le piattaforme digitali (Edizioni La Stanza Nascosta Records).

È indubbio che, se “Diario dal deserto” suonasse, lo farebbe sulle note di “Hello Tomorrow”, cullate dalla vocalità espressiva e vertiginosa di Roberta Usardi, già voce del monumentale concept- album “Ragnarök”.

Papotto esprime una concezione della musica intesa come espressione artistica totalizzante, abbracciando l’intreccio artistico tra suono e letteratura, in omaggio ad una contaminazione benefica che spesso fa scoccare la scintilla della ricerca intellettuale. Che si parta dalla musica per arrivare alla letteratura o viceversa, poco importa: la sperimentazione degli autori non conosce priorità valoriali steccati di genere.

Nel caso in questione entra in gioco anche un diverso linguaggio artistico, quello del videoclip, che qui funge anche da booktrailer del libro.

 Quasi quattro minuti di immagini e brevi frammenti video inediti dell’esperienza di Arianna Lepre in Emirates, montati dalla videomaker Irene Franchi: un “carosello” ad alto impatto emotivo, in cui la dimensione sonora si intreccia a quella visiva, armonizzando perfettamente con le corde del lettore.

Pregevole la scelta dell’inserimento di frame di video originali e dunque “artigianali”: Franchi ha privilegiato l’autenticità, in un frangente in cui il rischio dell’effetto patinato era dietro l’angolo.

Viene raccontata, visivamente, un’esperienza esistenziale autentica, come profondamente autentici risultano il libro e la canzone. Arianna Lepre, classe 1990, è nata a Milano e vive a Crema.

Da sempre appassionata di lingue e culture straniere, dopo la laurea in interpretariato si trasferisce a Dubai, dove diventa assistente di volo.

Emirates è l’esperienza che le cambierà la vita: a bordo dell’aereo passeggeri più grande al mondo inizierà a viaggiare in tutti i continenti.

Proprio questa esperienza è al centro di “Diario Dal Deserto”: dal superamento delle selezioni per la compagnia Emirates (scoperte in modo del tutto casuale durante il periodo del Master di specializzazione in Interpretariato a Pisa) al trasferimento a Dubai, nella residenza Sarab (nomen omen, un autentico miraggio nel bel mezzo del deserto), passando per la settimana di induction- un “momento esplorativo e conoscitivo” insieme ai new joiners, i nuovi arrivati, nella sede della compagnia- e per il serrato ed estremamente tecnico corso di addestramento, fino ai voli come cabin crew a bordo dell’aereo passeggeri più grande del mondo, l’Airbus A380, “The Giant of the Sky”(Il gigante del cielo).

“Mi sembrava una nave. Aveva quattro motori eppure era silenziosissimo. Alle volte mi chiedevo come potesse riuscire a volare: era un aereo, ma sembrava una balena! Lo chiamavamo Big Mama.”

Arianna Lepre si inserisce, in punta di piedi, nel solco della letteratura di viaggio (non a caso è concittadina di Beppe Severgnini) e lo fa con brio e schiettezza, tratteggiando una suggestiva storia di incontro con un “diverso” al quale ci si accosta con uno sguardo vergine.

<<Il guardare lontano, il guardare oltre (Hello Tomorrow appunto, che era lo slogan della compagnia quando ne entrai a far parte dieci anni fa) è sicuramente uno dei punti cardine della “filosofia” di Emirates- racconta l’autrice.

Il brano composto da Salvatore Papotto coglie nel segno, affondando nel cuore di quella esperienza per me irripetibile e formativa. Penso che, come me, tanti cabin crew possano identificarsi in “Hello tomorrow”ed emozionarsi profondamente.>>

Diario del deserto (così come la sua “trasposizione” sonora, “Hello Tomorrow”) è l'accettazione del guanto di sfida lanciato dal vero viaggio di scoperta: non solo gioiosa incoscienza, ma anche-soprattutto- la proiezione in un altrove estraneo, che viene acquisito alla toponomastica personale nel modo più veritiero, attraverso il prisma empirico dell’esperienza e del vissuto.

E voi, siete pronti a partire?




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