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martedì 3 dicembre 2024

Gérald Massois: “Demain à l’aube”: commento di Alberto Sgarlato


 

Gérald Massois: “Demain à l’aube”

(Autoproduzione, 1° dicembre 2024)

di Alberto Sgarlato


Demain à l’aube”, autoproduzione consegnata al grande pubblico a partire dal 1° dicembre 2024, è il nuovo album di Gérald Massois, raffinato e brillante polistrumentista, compositore e arrangiatore francese. Quest’opera si pone come secondo capitolo di una trilogia, iniziata sette anni fa con il precedente lavoro, intitolato “Le vol erratique d’un papillon”.

Tema centrale di “Demain à l’aube” è la guerra civile spagnola: la scrittura di Massois è prepotentemente biografica, dal momento che nella stesura della trama l’autore ha attinto molto dalle vicende vissute dal nonno. La maggior parte del lavoro, dunque, sia in composizione, sia in esecuzione, grava su Massois, ma con una serie di collaborazioni decisamente di prestigio nella scena musicale progressiva francese: troviamo infatti Maxx Gillard (già precedentemente a fianco di Massois) alla batteria, Jonathan Tavan al basso, il co-produttore e co-arrangiatore Nicolas Gardel, che esegue alcune parti pianistiche e ai sintetizzatori, oltre a firmare con Massois l’unico brano scritto “a quattro mani” del disco, cioè “La bataille de l’Ebre, Pt. 2”; e poi ancora, sempre in questa stessa traccia, Gionatan Caradonna dei Profusion al pianoforte. E la lista di ospiti prosegue con Sarah Tanguy (violoncello), Pierre-Emmanuel Gillet (chitarra), Yohann Gros al piano.

Il concept si apre con “1939”: gli struggenti archi che introducono la breve traccia determinano già l’intensità emotiva che percorrerà tutto l’album, con un incipit degno della colonna sonora di un “kolossal” della cinematografia. Archi caldi e avvolgenti si intrecciano con il suono più acido e agrodolce del Mellotron, mentre chitarre acustiche e pianoforte punteggiano il tutto con tocchi sapienti. Ma è forse dalla seconda traccia, con la deflagrazione della chitarra di Massois, al tempo stesso aggressiva, lancinante, ma anche languida, che si entra nel vivo della vicenda: “Les ennemies d’hier” è una grande prova di hard-prog sinfonico, con un cantato teatrale che narra la vicenda, mentre chitarre e tastiere sembrano duellare tra loro.

I due brani intitolati “La bataille de l’Ebre” e catalogati come “Part 1” e “Part 2” vanno di fatto a formare un’unica suite da oltre un quarto d’ora di durata. La prima delle due tracce fa da introduzione strumentale alla successiva, in un turbinante alternarsi di momenti acustici e metallici, sinfonici e rarefatti, tra riff di chitarra incandescenti e, ancora una volta, melodie chitarristiche capaci di arrivare al cuore. La seconda parte invece inizia con il cantato e il pianoforte. Mentre il primo dei due momenti trasmette attraverso le note le reali sensazioni della battaglia, l’inizio struggente della “Part 2” evoca la conta dei defunti nelle trincee e dei dispersi sul campo, vittime di un destino impietoso e implacabile. Grandi prodezze chitarristiche e tastieristiche nell’alternarsi di momenti ora più cupi, ora più intensi, disseminati negli oltre 10 minuti della traccia.

Les trains d’ombres”, pur con i suoi crescendo e i suoi riff, conserva la delicatezza di uno dei momenti più intimisti e malinconici dell’intera opera, con un finale epico ed emozionante.

Une colline sans nom” prende forma gradualmente, tra piccoli tocchi di pianoforte, effetti sonori ambientali e rumorismo, fino a delinearsi in un efficace riff sorretto da solidi tappeti di tastiere. Siamo di fronte a un’altra suite di circa un quarto d’ora di durata, nella quale si può apprezzare in modo particolare il grandissimo lavoro di cesello effettuato dalla solida sezione basso/batteria nel congiungere i vari momenti del brano. Suggestioni arabeggianti evocate da sonorità simili a liuti, chitarre acustiche dal sapore di flamenco, orchestrazioni maestose e splendidi temi chitarristici e tastieristici che svettano su contorni sinfonici sono gli ingredienti di questo lungo e articolato brano, interamente strumentale.

L’encre dex maux” è uno dei momenti del disco, invece, più incentrati sulla classica forma-canzone, sorretto dal canto su un accompagnamento di chitarra acustica, accanto alla quale si innestano lievi tocchi di tastiere.

La quiete prima della tempesta, si potrebbe dire, visto che la title-track è di nuovo una lunga suite, introdotta dalle note cupe del violoncello, affiancate per contrasto da accenti scintillanti del pianoforte.

Il canto, inizialmente sorretto solo dal piano, si fa via via più intenso e drammatico e con esso l’energico arrangiamento che lo circonda, tra tastiere sinfoniche e corali.

Verso la metà il brano assume i contorni del metal-prog, con scontri furiosi tra chitarra e organo Hammond distorto e un ottimo supporto di basso e batteria, che tracciano linee armonico/ritmiche brillanti.

Nelle liriche di questa traccia si snodano i destini dei due fratelli protagonisti del concept-album, separati dagli orrori della guerra, mentre la musica ci guida verso un gran finale di forte intensità emotiva.

La chiosa, con il suono delle onde del mare, è affidata a “Les passagers du vent”, un’altra malinconica ballad inizialmente guidata da chitarra acustica, pianoforte e voce, con gli altri strumenti che gradualmente si inseriscono fino al finale affidato al solo di chitarra, che termina sfumando.

Potrebbero venire alla mente tre paragoni illustri, ascoltando questo album: “The snow goose” dei Camel, in quanto si tratta di un altro concept incentrato sulla guerra (in quel caso la battaglia di Dunkirk); “The Wall” dei Pink Floyd per il senso di amarezza e desolazione che pervade le varie tracce; “Octavarium” dei Dream Theater per il perfetto equilibrio tra sonorità energiche e orchestrazioni sinfoniche. Il tutto, però, mutuato attraverso la grande sensibilità francese per un rock teatrale e drammatico, che passa attraverso nomi storici come Ange, Atoll e Mona Lisa.

Album consigliatissimo, nel quale tutti gli ingredienti sono perfettamente soppesati ed equilibrati, dalle parti acustiche a quelle elettriche, dai momenti più rarefatti a quelli più maestosi.

Concludiamo ricordando che Gérald Massois ha anche curato la grafica dell’album, con la foto di copertina realizzata da Anke Sundermeier.


Tracklist: 

1. 1939 (3:01)

2. Les ennemis d’hier (4 :33)

3. La bataille de l’Ebre PT1 (5:22)

4. La bataille de l’Ebre PT2 (10:41)

5. Les trains d’ombres (5:51)

6. Une colline sans nom (14 :33)

7. L’encre des maux (4:46)

8. Demain à l’aube (13:39)

9. Les passagers du vent (5 :14)






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