Gérald Massois:
“Demain à l’aube”
(Autoproduzione, 1°
dicembre 2024)
di Alberto Sgarlato
“Demain à
l’aube”, autoproduzione consegnata al grande pubblico a partire
dal 1° dicembre 2024, è il nuovo album di Gérald
Massois, raffinato e brillante polistrumentista, compositore e
arrangiatore francese. Quest’opera si pone come secondo capitolo di una
trilogia, iniziata sette anni fa con il precedente lavoro, intitolato “Le
vol erratique d’un papillon”.
Tema centrale di “Demain à l’aube” è la
guerra civile spagnola: la scrittura di Massois è prepotentemente biografica,
dal momento che nella stesura della trama l’autore ha attinto molto dalle
vicende vissute dal nonno. La maggior parte del lavoro, dunque, sia in
composizione, sia in esecuzione, grava su Massois, ma con una serie di
collaborazioni decisamente di prestigio nella scena musicale progressiva
francese: troviamo infatti Maxx Gillard (già precedentemente a fianco di
Massois) alla batteria, Jonathan Tavan al basso, il co-produttore e
co-arrangiatore Nicolas Gardel, che esegue alcune parti pianistiche e ai
sintetizzatori, oltre a firmare con Massois l’unico brano scritto “a quattro
mani” del disco, cioè “La bataille de l’Ebre, Pt. 2”; e poi ancora, sempre in
questa stessa traccia, Gionatan Caradonna dei Profusion al pianoforte. E
la lista di ospiti prosegue con Sarah Tanguy (violoncello), Pierre-Emmanuel
Gillet (chitarra), Yohann Gros al piano.
Il concept si apre con “1939”:
gli struggenti archi che introducono la breve traccia determinano già
l’intensità emotiva che percorrerà tutto l’album, con un incipit degno della
colonna sonora di un “kolossal” della cinematografia. Archi caldi e avvolgenti
si intrecciano con il suono più acido e agrodolce del Mellotron, mentre
chitarre acustiche e pianoforte punteggiano il tutto con tocchi sapienti. Ma è
forse dalla seconda traccia, con la deflagrazione della chitarra di Massois, al
tempo stesso aggressiva, lancinante, ma anche languida, che si entra nel vivo
della vicenda: “Les ennemies d’hier” è una grande prova di
hard-prog sinfonico, con un cantato teatrale che narra la vicenda, mentre
chitarre e tastiere sembrano duellare tra loro.
I due brani intitolati “La bataille de
l’Ebre” e catalogati come “Part 1” e “Part 2”
vanno di fatto a formare un’unica suite da oltre un quarto d’ora di durata. La
prima delle due tracce fa da introduzione strumentale alla successiva, in un
turbinante alternarsi di momenti acustici e metallici, sinfonici e rarefatti,
tra riff di chitarra incandescenti e, ancora una volta, melodie chitarristiche
capaci di arrivare al cuore. La seconda parte invece inizia con il cantato e il
pianoforte. Mentre il primo dei due momenti trasmette attraverso le note le
reali sensazioni della battaglia, l’inizio struggente della “Part 2” evoca la
conta dei defunti nelle trincee e dei dispersi sul campo, vittime di un destino
impietoso e implacabile. Grandi prodezze chitarristiche e tastieristiche
nell’alternarsi di momenti ora più cupi, ora più intensi, disseminati negli
oltre 10 minuti della traccia.
“Les trains d’ombres”, pur con
i suoi crescendo e i suoi riff, conserva la delicatezza di uno dei momenti più
intimisti e malinconici dell’intera opera, con un finale epico ed emozionante.
“Une colline sans nom” prende
forma gradualmente, tra piccoli tocchi di pianoforte, effetti sonori ambientali
e rumorismo, fino a delinearsi in un efficace riff sorretto da solidi tappeti
di tastiere. Siamo di fronte a un’altra suite di circa un quarto d’ora di
durata, nella quale si può apprezzare in modo particolare il grandissimo lavoro
di cesello effettuato dalla solida sezione basso/batteria nel congiungere i
vari momenti del brano. Suggestioni arabeggianti evocate da sonorità simili a
liuti, chitarre acustiche dal sapore di flamenco, orchestrazioni maestose e
splendidi temi chitarristici e tastieristici che svettano su contorni sinfonici
sono gli ingredienti di questo lungo e articolato brano, interamente
strumentale.
“L’encre dex maux” è uno dei
momenti del disco, invece, più incentrati sulla classica forma-canzone,
sorretto dal canto su un accompagnamento di chitarra acustica, accanto alla
quale si innestano lievi tocchi di tastiere.
La quiete prima della tempesta, si potrebbe
dire, visto che la title-track è di nuovo una lunga suite,
introdotta dalle note cupe del violoncello, affiancate per contrasto da accenti
scintillanti del pianoforte.
Il canto, inizialmente sorretto solo dal
piano, si fa via via più intenso e drammatico e con esso l’energico
arrangiamento che lo circonda, tra tastiere sinfoniche e corali.
Verso la metà il brano assume i contorni del
metal-prog, con scontri furiosi tra chitarra e organo Hammond distorto e un
ottimo supporto di basso e batteria, che tracciano linee armonico/ritmiche
brillanti.
Nelle liriche di questa traccia si snodano i
destini dei due fratelli protagonisti del concept-album, separati dagli orrori
della guerra, mentre la musica ci guida verso un gran finale di forte intensità
emotiva.
La chiosa, con il suono delle onde del mare,
è affidata a “Les passagers du vent”, un’altra malinconica ballad
inizialmente guidata da chitarra acustica, pianoforte e voce, con gli altri
strumenti che gradualmente si inseriscono fino al finale affidato al solo di
chitarra, che termina sfumando.
Potrebbero venire alla mente tre paragoni
illustri, ascoltando questo album: “The snow goose” dei Camel, in quanto
si tratta di un altro concept incentrato sulla guerra (in quel caso la
battaglia di Dunkirk); “The Wall” dei Pink Floyd per il senso di
amarezza e desolazione che pervade le varie tracce; “Octavarium” dei
Dream Theater per il perfetto equilibrio tra sonorità energiche e
orchestrazioni sinfoniche. Il tutto, però, mutuato attraverso la grande
sensibilità francese per un rock teatrale e drammatico, che passa attraverso
nomi storici come Ange, Atoll e Mona Lisa.
Album consigliatissimo, nel quale tutti gli
ingredienti sono perfettamente soppesati ed equilibrati, dalle parti acustiche
a quelle elettriche, dai momenti più rarefatti a quelli più maestosi.
Concludiamo ricordando che Gérald Massois ha
anche curato la grafica dell’album, con la foto di copertina realizzata da Anke
Sundermeier.
Tracklist:
1. 1939 (3:01)
2. Les ennemis d’hier
(4 :33)
3. La bataille de
l’Ebre PT1 (5:22)
4. La bataille de
l’Ebre PT2 (10:41)
5. Les trains
d’ombres (5:51)
6. Une colline sans
nom (14 :33)
7. L’encre des maux
(4:46)
8. Demain à l’aube
(13:39)
9. Les passagers du vent (5 :14)
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