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martedì 9 giugno 2015

LAGARTIJA “Amore di vinile”, di Stefano Caviglia


LAGARTIJA
Amore di vinile

La nebbia emiliana  e la sua peculiarità di nascondere i colori ,o perlomeno di renderli affievoliti, obbliga ad uno sforzo per cercare di coglierli.
 Si è costretti a chiedersi che colore ha il colore ed è la domanda che si pone la cantante Sara Aliani, attraverso la sua voce con tono interrogativo e sensuale, la sensualità delle persone disperate (cit). 
I Lagartija riescono a dipingere immagini superando il blocco solido, seppur sottile, di quella tela bianca, o forse leggermente grigiastra, che li separa dalle loro intense emozioni  alle oggettivazioni delle emozioni stesse.
La nebbia come dato oggettivo o uno stato dell’anima, una  somatizzazione ?
Spesso scelgono di non attraversarla, ma di utilizzarla e farla propria con dolcezza, in maniera soffusa,  originalissima.
I loro brani somigliano a tessiture a volte semplici, più articolate in altre,  con una ricerca mai fine a se stessa anche della soluzione sonora o del particolare che dona raffinatezza e stile.
Un tema comune a molti dei brani è una sorta di intima introspezione che in alcuni casi è cercata e voluta, ma il pericolo che si coglie è che la ricerca dell’intimo divenga solitudine, malinconia, struggimento.
L’immagine della cera che sigilla, inizialmente sembrerebbe un gioco, ma nello sviluppo di   “ Ottobre” sembra testimoniare quasi la volontà del -o della- protagonista di farsi avvolgere  ancora di più da quella nebbia la cui presenza persiste, che può essere a volte amica o nemica a seconda del mood di ogni canzone.
I suoni, le scelte armoniche e melodiche, che evocano echi di musica prog arricchita da accordi jazzistici, non rappresentano  il solo sottofondo al “cantato” e alle relative liriche di Andrea Poggi, ma emergono in assoluta evidenza dimostrando, nonostante le scelte di suoni quasi sempre “morbidi”, un senso di unità e di compattezza, insomma, il sound di una vera “band” che si esprime come tale e che prova a rendere il loro “se” musicale in maniera univoca.
La quinta traccia, “Fermo”, forse merita un discorso a parte, soprattutto per il testo e per i termini utilizzati: quinto potere, o mobilitazione… forse in questo frangente i Lagartija dimostrano la loro voglia di esserci, di non sigillarsi con la cera, o ricercare sollievo in una sigaretta.
E' risaputo che l’Emilia sappia essere sanguigna, popolare e molto sensibile a vari temi politici , sociali ecc. E’ possibile che Poggi e la band abbiano nel loro DNA qualcosa che richiama a quella sensibilità, a quella volontà di partecipazione?
Psiche” è il sesto brano dell’ album, e pur avendo una sua precisa e profonda identità non si discosta molto dai precedenti. Sembra, dopo averlo riascoltato più volte, un sunto di tutte le vivissime emozioni che i Lagartja ci hanno offerto nei brani precedenti.
La sofferenza data dall’incertezza l’angoscia di temere per l’azione o il pensiero dell’immediato futuro .
Andrea per voce di Sara si contraddice nella sua grande insicurezza, dicendo che la curiosità fa bene ma dopo  poche note dice  l’esatto contrario.
“La caducità del mio pianto è il seme”, è un’immagine dipinta a tinte forti e rende, per chi vuole coglierla, la chiarezza e la drammaticità di questo momento oscuro.
Queste sono parole, le emozioni raccontate con grande intensità, una sofferenza sempre e comunque molto dignitosa, quasi mai disperata. Il tutto risulta molto coinvolgente, si ha quasi la percezione di partecipare a ciò che sta accadendo.
Le sonorità scelte sono piuttosto cupe, ma coesistono  perfettamente con le liriche della canzone, non potrebbe essere altrimenti. Ma compare anche una nota positiva: il sole, nemico della nebbia che  ha fatto una sua comparsa e brucia e abbaglia. Che sia un tentativo di una qualche ribellione allo stato dell’anima?
Anomalie” chiude la serie dei brani.
Musicalmente si può definire il brano più completo, inizia con un leggero arpeggio di chitarra acustica e la voce di Sara, supportato successivamente dal basso e da qualche tocco lieve di batteria (parti metalliche ) .
Poi improvviso cambio di ritmo e il brano si apre, prende corpo, cresce dolcemente con suoni più pieni, tastiere, chitarra elettrica (?), anche la linea melodica è molto delineata e chiara, bellissima!
Anche adesso, percorrendo lo stesso percorso del pentagramma si apprezza la capacità del gruppo di raccontare con lievità il sentimento della nostalgia per un amore che è stato e che ora non è.
La pioggia riempie le crepe un qualcosa di vuoto che, appunto non è.
C’è la paura per ogni sguardo, c’è inquietudine che è il sentimento che ci ha accompagnato per tutto questo percorso.
Tutto è molto coinvolgente, credo che l’espressione più azzeccata sia “pathos”.
I Lagartija, in spagnolo lucertola un animale che ama il sole!
In questo loro lavoro credo lo stiano cercando  dentro le loro nebbie reali e non.



lunedì 8 giugno 2015

Van der Graaf Generator, di Giuseppe Scaravilli


Pur facendo parte a tutti gli effetti del cosiddetto “Progressive Rock”, i Van Der Graaf Generator hanno fatto (e continuano a fare) semplicemente musica dei Van Der Graaf Generator. Il primo disco, “The Aerosol Grey Machine” (1969), avrebbe dovuto essere pubblicato come disco solista del giovane cantante (nonché chitarrista e pianista) Peter Hammill, ma, alla fine, uscì a nome della band. Per anni, in Italia, si nutrirono anche dubbi se questo lavoro esistesse davvero (!). Nell’album successivo al bassista Keith Ellis subentrò Nic Potter e, soprattutto, il sassofonista e flautista David Jackson, che divenne una sorta di icona non solo “sonora”, ma anche “visiva” della band, con la sua caratteristica di suonare due sax elettrificati contemporaneamente, seminascosto dai capelli lunghi che venivano fuori da un berretto di pelle con visiera, e dagli occhiali. Quando Potter abbandonò il gruppo, i VdGG non lo sostituirono, utilizzando per le frequenze basse i pedali dell’organo di Hugh Banton. Si costituì in questo modo la formazione “classica” che schierava Hammill, Banton, Jackson ed il funambolico batterista Guy Evans. Il brano “Killer” fece furore soprattutto in Italia; la band rappresentava inoltre l’attrazione principale del “Six Bob Tour” del 1971, che portava in giro per il Regno Unito  sia loro che Audience e Genesis (ai quali si era aggiunto da poco Steve Hackett). Scherzando Peter Hammill amava ricordare che su quel “tour bus” davanti sedevano i Genesis coi loro cestini da pic-nic, al centro gli Audience con le birre, e in fondo loro, con le droghe! Vero o no che sia l’aneddoto, la loro musica alternava momenti di caos ad altri molto melodici, se non addirittura strazianti. E a Peter capitava davvero di avere le lacrime agli occhi, mentre cantava in studio. Per il resto la sua voce, a volte soffusa, veniva più spesso travolta da un’enfasi rabbiosa, con note tenute lunghe, vibrate e potenti, in grado di mandare in frantumi i bicchieri. O i timpani, a seconda dei gusti. Il punto era comunque che si trattava di un gruppo rock senza né la chitarra elettrica, né il basso (una specie di contraddizione in termini), ma capace di sprigionare un fragore ed un impatto mai uditi prima. Lo stesso Jackson, quando imparò a collegare i suoi sax all’impianto di amplificazione, rimase impressionato (e quasi travolto) dalla potenza che riusciva a sprigionare coi suoi strumenti, facendo quasi fatica a gestire e controllare quei suoni! Ancora in Italia il grande successo arrivò con l’album “Pawn Hearts”: il disco conteneva solo tre brani (altri sarebbero riemersi in ristampe successive), ma uno di questi era la lugubre suite “A Plague of Lighthouse Keepers”: una lunghissima cavalcata sonora ricca di stacchi, cambi di dinamiche, timbriche e indovinati chiaro-scuri, che indusse Peter Hammill a ritenere, quando il gruppo ascoltò per la prima volta il pezzo per intero, che a quel punto avrebbe anche potuto morire. Stranamente, però, i Van Der Graaf non misero mai in scaletta questa suite, se non durante l’apparizione alla TV Belga del 1972. Decidendosi a farlo, infine, solo nel 2013 (!!!). Durante il loro primo tour italiano, nel 1972, mentre si recavano in macchina al luogo nel quale si sarebbero esibiti, videro una folla enorme e chiesero dal finestrino cosa  stesse succedendo. “Suonano i Van Der Graaf Generator!” fu la risposta. Non se lo aspettavano: come già nel caso di Genesis e  Gentle Giant, fu nel nostro Paese che raccolsero i primi grandi consensi di massa. Nonostante ciò quello stesso anno decisero di sciogliersi (per motivi mai chiariti del tutto): Peter Hammill proseguì con la sua carriera solista (mai abbandonata, in verità), e nel dicembre di quello stesso 1972 aprì i concerti de Le Orme, mentre David Jackson, l’anno successivo, accompagnò in tour un Alan Sorrenti non ancora “figlio delle stelle”. Nei lavori solisti di Hammill, comunque, gli altri componenti della band continuavano a partecipare, e nel 1975 il gruppo tornò insieme, su disco e in tour: Godbluff (1975), Still Life (1976), World Record (ancora 1976: il disco che li ha fatti conoscere al sottoscritto, e che li ha portati per la prima volta negli USA). Dopo questo breve ma intenso “tour de force” di fatto il gruppo si scioglie di nuovo: per lo meno, perde Banton, Jackson ed anche la parola “Generator” dal proprio nome. Torna la chitarra acustica di Hammill (abbandonata nel periodo ’75-’76), mentre il violino sostituisce il sax, con conseguente, inevitabile mutamento del sound complessivo. Il maestoso organo “da chiesa sconsacrata” di Banton, in ogni caso, in quella che era ormai diventata epoca di Punk, sarebbe risultato con ogni probabilità fuori luogo.
Paradossalmente, invece, David Jackson, pur fuori da questa formazione, è presente su entrambi i dischi pubblicati dai nuovi “Van Der Graaf”: i suoi strumenti a fiato (anche se poco e male) possono sentirsi infatti sia sul disco in studio (1977) che in quello dal vivo (1978), mentre il gruppo riesce a conservare una sua credibilità pur con il cambiare dei tempi (il cantante dei Sex Pistols viene notato mentre fa la fila per un loro show), mentre gli altri “dinosauri” del rock più “magniloquente” vengono massacrati o dimenticati (più dalle nuove leve della critica musicale che dal pubblico, in verità: erano sempre Pink Floyd, Genesis e Led Zeppelin a riempire gli stadi, e non certo i Damned o i Clash). Ad ogni modo anche questa incarnazione del gruppo guidato da Peter Hammill cessa la sua attività nel 1978, per decidersi a riprenderla quasi trent’anni dopo (!), nel 2005, con nuovo disco e relativo tour, nella classica formazione di “Pawn Hearts” (io riuscirò a vederli a Roma e a Taormina). Quello però è anche l’unico anno che vede David Jackson far parte della squadra: per motivi mai del tutto chiariti (di nuovo!) i Van Der Graaf Generator proseguiranno fino ad oggi in trio. Rimanendo insieme, a volerci far caso, più in tempi recenti che negli anni ’70!    

domenica 7 giugno 2015

REXANTHONY live in RICCIONE



• REXANTHONY live in RICCIONE • Event powered by Radio Studio Piu' •
Sabato 6 Giugno 015

Davanti ad oltre diecimila persone si è svolto il concerto di Rexanthony in Riccione.

L'artista elettronico, dopo una apertura unplugged, e dopo i suoi successi internazionali ('Capturing Matrix', 'Polaris Dream', 'For you Marlene' , 'Cocorico' , 'Tetris Hard', 'Pyramid Power', 'Cocoacceleration', 'The Rapture') ha concluso il live con il nuovo singolo 'COLORS' nella particolarissima C.T. Version.

sabato 6 giugno 2015

Biglietto per l'Inferno Folk live al Club Il Giardino, di Marco Pessina


Biglietto per l'Inferno Folk live al Club Il Giardino -  Lugagnano di Sona (VR) 05/06/2015
di Marco Pessina

Quindicesimo appuntamento per la rassegna del rock progressivo nel locale di Lugagnano (VR) e menù succulento, con la presenza del Biglietto per l'Inferno.
Ormai di casa al Giardino, la band lombarda ha sfornato un altro bel concerto per la gioia di un pubblico accorso in discreto numero. Forti del loro ultimo lavoro, Vivi Lotta Pensa, che é una rilettura in gran parte dei lavori del secondo album, Il Tempo Della Semina, con qualche sorpresa, Pilly Cossa (organetto diatonico, pianoforte, fisarmonica e cori), Mauro Gnecchi (batteria e cori), con gli ormai collaudati Pier Panzeri (chitarra), Carlo Redi (violino e mandolino elettrico), Mariolina Sala (voce), Enrico Fagnoni (basso e contrabbasso), Renata Tommasella (flauto dolce e piffero) e Ranieri Fumagalli (flauto, ottavino e cornamusa), hanno deliziato con circa due ore di buona musica lo zoccolo duro del Giardino. Assistere ad un loro concerto é sempre una sorpresa per il continuo e proficuo lavoro sugli arrangiamenti, che risultano di volta in volta sempre più godibili evitando, in tal modo, di diventare una cover band di loro stessi e questa cosa, parere personale, é un pregio notevole. Non mancano quindi tutti i pezzi più significativi a partire proprio da Il Tempo Della Semina, con cui la band apre il concerto. Seguono Vivi Lotta Pensa e un'intima Il Nevare, che é molto diversa dall'originale degli anni settanta, con una Mariolina Sala sugli scudi dal punto di vista interpretativo. Nel loro sound oramai ci sono tutti gli ingredienti per come si intende la musica progressiva ai nostri tempi, e cioè un miscuglio di tante cose assemblate con dovizia. Articolata e da seguire per via del testo La Canzone Del Padre. Tutto fila a meraviglia e tutti fanno ampiamente la loro parte, con un Pier Panzeri efficace con la sei corde. Tra l'Assurdo e la Ragione con il suo incedere a tarantella ci porta verso la fine della prima parte del concerto con Mente Solamente, brano controverso, da Il Tempo Della Semina. Nella seconda parte c'é spazio per l'Amico Suicida, brano che chiudeva l'album d'esordio del 1974. Struggente ed eseguita nella sua interezza, un pezzo di oltre quindici minuti da pelle d'oca, che é contenuto in Vivi Lotta Pensa, in questa versione e che da solo vale il prezzo del biglietto, é proprio il caso di dirlo. Inutile dire che quando il livello del concerto si alza, si alza automaticamente anche quello in sala e gli applausi lunghi e ritmati ne sono la testimonianza. I pezzi da novanta proseguono con le splendide Ansia e Confessione, lasciate abbastanza simili agli originali -e non potrebbe essere diversamente- che scatenano l'entusiasmo dei presenti in un Giardino caldo anche per il clima di questi giorni. Con L'Arte Sublime Di Un Giusto Regnare ci avviamo alla conclusione del concerto, ma ci sarà un corposo bis con Strana Regina e la riesecuzione non prevista, ma quasi acclamata, di Confessione, con il pubblico sempre più coinvolto.
Applausi a scena aperta per un finale degno per Gnecchi, Cossa e soci. Tutto molto bello e godibile.

                                                                                                     

TOUR DATES 06 - 07 GIUGNO 2015, di Zia Ross

TOUR DATES 06 - 07 GIUGNO 2015


Sabato 06/06

BLUE NOTE - Via Borsieri, 37 - Q.re Isola- MILANO(MI)
NEW YORK VOICES
Ore 21.00 - Ore 23.00

CANTINE MORBELLIVia Dora Baltea, 20/aIVREA (TO)
GLAD TREE IN CONCERTO

PIENZA INTERNATIONAL MUSIC FESTIVAL "IVO PETRI"Chiostro San Carlo BorromeoPIENZA (SI)
CONCERTO 1 - "PLAYING THE HISTORY" (WITH DAVID JACKSON & JOHN HACKETT)
dalle ore 19.00 alle ore 21.00 - Biglietto/Ticket: 12 Euro
PROGRAMMA:
Marco Lo Muscio: dal “Trittico Toscano – Homage to Pienza”: Ricercare: “Pienza Cathedral”
Jan Garbarek: Molde Canticle Part I
Emerson Lake & Palmer: “Jerusalem”
(Charles H. H. Parry)
Anthony Phillips: Fanfare and Lute's Song
John Hackett: “Overnight snow”
Steve Hackett: Second Chance
Hairless Heart
Horizons
Jacuzzi
After the ordeal
Van Der Graaf Generator: Theme One
(George Martin)
King Crimson: I talk to the wind
Marco Lo Muscio: Vocalise n.3 “Pour Dauphine”
Rick Wakeman: “Jane Seymour”
John Hackett: Galadriel's Memories
Steve Hackett: “Hands of the Priestess”
Shadow of the Hierophant”
Marco Lo Muscio: “Nastagio: Il banchetto”
Van Der Graaf Generator: Pilgrims
(David Jackson)
Pink Floyd: The Great Gig in the Sky

VASARI RUGBYvia dell'AcropoliAREZZO (AR)
TACITA INTESA AD @ RUGBY FESTIVAL
Tacita Intesa è un progetto toscano che nasce nell’estate del 2012 grazie a cinque ragazzi appassionati di Progressive Rock, pronti a mettere in gioco le proprie doti musicali per proporre musica armoniosa e prepotente allo stesso tempo. L’album d’esordio, “Tacita Intesa” è uscito nel 2014.

BOLOGNETTI ROCKSc/o cortile Vicolo Bolognetti, 2BOLOGNA (BO)
GANG
Rock e impegno sociale, questa è la formula dei "GANG", il gruppo dei fratelli Severini.
Presentazione di "Sangue e Cenere".

IMOLA IN MUSICAVia Felice Orsini, 35IMOLA (BO)
TREVES BLUES BAND SPECIAL GUEST GUITAR RAY & GAB D, SARA ZACCARELLI, RITA GIRELLI, BOB MORSIANI, LISA MANARA, KOZMIC FLOOR E ROBERTO FORMIGNANI, BLACK CAT E RED COSTA, MICHELE CACCIARI AND MORE
dalle ore 19.30

VILLA SORMANIVia Palestro 2Mariano Comense (CO)
TREWA
info: www.villasormani.it - InfoLine: 3394499616
Il progetto Trewa (“tregua” in lungua longobarda) nasce da un’idea di Luca Briccola (già padre del progetto Mogador). Basandosi sul tradizionale e caratterizzati dal folk progressivo, incontrano varie influenze per ottenere un’atmosfera calda, acustica e che richiami atmosfere del passato ma in un ottica “danzereccia e proggheggiante”. Nel 2012 è uscito il secondo abum Many Meetings On A Blithe Journey. A metà 2015 uscirà il nuovo album “Selvadic”.
Inizio concerto ore 19.30 - Ingresso gratuito

BRESCIA SUMMER FESTIVALPiazza della LoggiaBRESCIA (BS)
VAN MORRISON
Unica data live in Italia del celebre musicista irlandese.

CLUB IL GIARDINO LUGAGNANO via Cao del Prà, 82 - LUGAGNANO(VR)
IL FAUNO DI MARMO, OPENING ACT IL RUMORE BIANCO- VERONA PROG FEST
Altre due band del nuovo panorama prog italiano, dal Friuli Venezia Giulia Il Fauno Di Marmo e dalla provincia di Verona gli ormai collaudati musicisti del Rumore Bianco.
Fondato nel 2001 con il nome di The Rebus da musicisti con esperienza, il gruppo propone un repertorio di composizioni proprie di matrice prog rock anni ’70, con alcune sporadiche cover a tema. All’attivo due CD autoprodotti (omonimo del 2002 e “Acroterius” del 2005) più un CD dal vivo del 2009 registrato a Trieste. Il gruppo (proveniente dal Friuli Venezia-Giulia) ha suonato in molti locali, manifestazioni, situazioni varie e concorsi, anche in compagnia di Elisa, The Trip, Pater Nembrot, Biglietto per L’inferno Folk, Ken Hensley, 3 Friends Playing Gentle Giant, Garden Wall, Rossofuoco (Giorgio Canali) e durante una riuscita data in Ungheria. Il complesso è menzionato nel volume del 2011 di Andrea Parentin “Rock Progressivo Italiano: an introduction to Italian Progressive Rock”. Nell’autunno del 2012, a seguito della firma con la label Andromeda Relix, la band cambia il nome nel più adatto e suggestivo Il Fauno Di Marmo. L’album di esordio (“Canti, Racconti e Battaglie”) con il nuovo moniker è pubblicato dal 15 ottobre 2013, distribuito da GT Music. Da novembre 2014 è anche disponibile un nuovo doppio cd che contiene i due vecchi lavori prodotti a nome The Rebus rimasterizzati con una bonus track, “The Rebus Years: 2001 – 2012″ sempre con Andromeda Relix e distribuito da GT Music.
Il progetto Il Rumore Bianco nasce nell’estate del 2012, la sua musica si ispira ai suoni del rock progressivo anni 70, arricchiti da jazz, elettronica, ambient e sperimentazione sonora.
Inizio concerto ore 21.30


Domenica 07/06

BLUE NOTE- SUNDAY MUSIC VILLAGE @ ESTATHÈ MARKET SOUND - area dei Mercati Generali- MILANO(MI)
ERIC REED
Ore 12.00 Ore 21.00

L’URLO Via Francesco Marcolini 4FORLÌ (RC)
FEAT.ESSERELÀ
info: 3498785644 – 054333317 - http://www.lurlo.org

BLUE ROSE SALOONVia Carolina Romani 1\11BRESSO (MI)
DARK AGES
Storica band prog metal italiana, nata nel 1982, nel 2013 ha pubblicato il nuovo album “Teumman part 2”, seguito di Teumman, uscito nel 2011. Teumman è un concept album che ci riporta in un lontano passato, più precisamente in Mesopotamia dove nacquero le prime civiltà.
Inizio concerto ore 20 - Costo biglietto 5 euro

PIENZA INTERNATIONAL MUSIC FESTIVAL "IVO PETRI"Pieve di CorsignanoPIENZA (SI)
JOHN HACKETT & MARCO LO MUSCIO
Già insieme nel progetto Playing the History, John Hackett & Marco Lo Muscio questa sera si esibiscono in un duetto flauto/pianoforte.
Inizio concerto ore 19
Ingresso gratuito

PIAZZA PREFETTURAPiazza Gabriele Pepe, 24CAMPOBASSO (CB)
ROBERTO VECCHIONI - IL MERCANTE DI LUCE TOUR 2015


Ingresso libero