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sabato 9 settembre 2023

Il 9 settembre del 1998 ci lasciava Lucio Battisti

«Il successo è un veleno. Devi sempre sospettare di tutto e di tutti, ti fa provare sentimenti di cui non ti credevi capace, come la paura, la diffidenza, hai sempre timore di arrivare al cinismo per salvarti la vita».

(Lucio Battisti)

 

Se ne andava il 9 settembre 1998 Lucio Battisti, vero rivoluzionario della canzone italiana. Quando questo gli verrà riconosciuto sarà sempre tardi!

Di tutto un Pop…

Wazza


(dalla rete)

Immortale Lucio Battisti, ancora oggi uno dei più grandi artisti che l’Italia ha avuto l’onore di accogliere fra le sue braccia e tragicamente scomparso a Milano nel settembre del ’98. La passione per la musica per Battisti inizia fin da adolescente, quando chiederà ai genitori di regalargli la sua prima chitarra per la sua promozione in terza media. Sarà però negli anni Sessanta, giovane adulto, che inizierà a suonare al fianco de I mattatori e in seguito de I Satiri, per poi ricevere un’offerta irrinunciabile da parte di Alberto Radius per unirsi a I campioni, in sostituzione di Bruno De Filippi. L’arrivo a Milano gli permetterà non solo di consolidare il suo rapporto con la musica, grazie al mentore Roby Matano, ma anche di conoscere un grande amico e collega.

L’incontro fra Battisti e Mogol verrà invece organizzato nel ’65 da Christine Leroux, editrice musicale e talent scout della Ricordi, apripista per tante collaborazioni avvenute negli anni successivi. In quel periodo però Battisti non è convinto del proprio talento e Mogol lo aiuterà invece ad impugnare il microfono per interpretare i brani che ha scritto, riuscendo a debuttare appena un anno dopo con il brano “Adesso sì”, che Sergio Endrigo interpreterà al Festival di Sanremo poco tempo dopo. Una delle canzoni più famose che vede Mogol al fianco di Lucio è 29 settembre, vincitrice del primo posto nella Hit Parade del ’67 e all’epoca affidata agli Equipe 84. I due diventeranno autori anche di un altro brano che la band porterà al successo, Nel cuore, nell’anima e in seguito “Uno in più”, per Riki Maiocchi, fondatore dei Camaleonti.

Saranno diversi i tentativi di Lucio Battisti di farsi strada nel mondo della musica negli anni Sessanta, ma solo grazie a Mogol, che credeva fortemente nelle sue potenzialità, riuscirà ad ottenere il successo sperato. “29 settembre” sarà il brano che confermerà la vittoria della loro collaborazione artistica, anche se sarà “Balla Linda” la prima canzone che Battisti interpreterà di persona per la prima volta, in occasione del Cantagiro del ’68. Quarto posto in classifica e di successo non solo all’interno dei confini italiani, ma anche in America grazie al 28° posto che la cover dei The Grass Roots, dal titolo “Bella Linda”, riuscirà a conquistare nella classifica di Billboard.

Ed è sempre al fianco di Mogol che Battisti vola quell’anno a Londra, incontra Bob Dylan e tramite Paul McCartney arriva anche ai Beatles. La band è talmente tanto entusiasta delle qualità del cantautore che si offre di investire milioni di dollari purché entri nel mercato musicale americano. “La cosa incredibile è che lui rinunciò perché gli sembrava eccessivo che i produttori si tenessero il 25%”, dirà diversi anni dopo Mogol a Libero Quotidiano.

Non è una novità nemmeno in quegli anni di primi passi nel mondo della musica che Battisti sia molto affine a sonorità diverse dalla musica leggera, tanto cara alla nostra tradizione. “Aveva un anima rock che si esprimeva nella sua passione sfrenata per gruppi come i Led Zeppeling, i Rolling Stones, i Genesis”, dirà Mogol a Famiglia Cristiana.




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