Sabato
8 febbraio,
al Forum Monzani di Modena, Red
Canzian
ha debuttato col tour dedicato alla sua autobiografia "Ho
visto sessanta volte fiorire il calicanto".
Un paio d'ore tra ricordi e canzoni che danno vita ad
un excursus sulla musica italiana, l'evoluzione sociale e dei costumi del paese
e la vita dell'autore, partendo dal lontano '51 in cui nacque in una splendida
villa trevigiana (adibita a casa popolare) da una famiglia indigente, che ci
accompagna attraverso più di mezzo secolo di vicissitudini musicali ed
artistiche, dai primi contratti stagionali nelle balere estive di Jesolo al
debutto prog nei Capsicum Red - coi quali, per scopi promozionali, si dovette
fingere nativo inglese - al fallito
provino per Morte a Venezia di
Visconti in compagnia di Rosalino Cellamare, fino all'inatteso e provvidenziale
incontro coi Pooh, che festeggeranno a breve dieci lustri di fortunatissima
carriera.
Particolarmente curiosa e divertente l'aneddotica
sulle prove, l'incisione e le prime rappresentazioni dell'album capolavoro Parsifal,
e toccante il capitolo dedicato alle personali vicende sentimentali rievocate
con garbo e commozione.
Il tutto orchestrato da una giovane band impreziosita
dai raffinati archi del Quartetto Alchimia, da un paio di eccellenti
chitarristi acustici, dalla presenza del figlio Philip alle percussioni e al
pianoforte, e dai pregevoli inserti vocali della figlia Chiara, protagonista
fra l'altro di un'ottima cover di Memories,
dal film romantico Come eravamo.
E Bruno, così è iscritto Red all'anagrafe, disinvolto
e divertito a dettare i tempi tra racconto e suggestioni sonore, con la sua
brillante vocalità (nonostante un attacco influenzale in corso) ed il suo
eccellente fraseggio su un pregevole basso Gibson hollow body, naturalmente
rosso fiammante.
Concludendo, una piacevole serata da una colonna della
musica italiana che ne ha messo in evidenza non solo il talento, l'intelligenza
e lo stile, ma anche l'umanità; non a caso gli incassi sono stati devoluti
all'UNICEF per i bambini profughi dalla Siria.
Chapeau!
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