di Valter Monteleone
E’ come sfogliare un libro di avventure o
di fiabe, l’immaginazione ti trasporta da un paesaggio all’altro senza
interruzioni, sei coinvolto dall’inizio alla fine di ogni traccia; se questa
era la volontà del compositore confesso che ha colto nel segno.
Mi riferisco al debut album The Harmonic Passage, lavoro firmato dalla Power Symphonic Metal
band Winterage,
gruppo di sei giovani musicisti genovesi insieme dal 2008.
In studio di registrazione per la Nadir
Music di Genova, per tutto il 2014 con orchestra sinfonica e coro, Winterage ha
dato alla luce un prodotto musicale che oscilla tra l’antico, il contemporaneo
e la presenza costante di armonie progressive rock.
L’utilizzo conseguente di strumenti musicali
classici, quali violino, cello, arpa e flauto ha portato la band ad inserirsi a
pieno titolo nel Simphonic Metal.
In studio ha aggiunto un’ulteriore valenza
l’inserimento della voce del soprano, contribuendo a creare alcune musicalità
che richiamano alla mente
ambientazioni mitologiche e
medioevali.
Line
up
Gabriele Boschi,
violin
Dario Gisotti,
keyboards
Riccardo Gisotti,
guitar
Davide Bartoli,
drums
Daniele Barbarossa, voice
1. The Flame Shall Not Fade
Lo stesso riff è ripetuto più volte,
ovviamente per esporlo in tutti i suoi aspetti e nelle sue svariate
sfaccettature, aggiungendo ad ogni passaggio uno strumento che rimarca la sua
espressione. Probabilmente chi ha eseguito quelle battute avrà vissuto una
sensazione diversa legata all’interpretazione, conseguenza del suo stato
d’animo.
Precisissimo il duetto violin/guitar
all’unisono nella parte centrale del brano, anche il distorsore è ben dosato,
quanto basta.
I cambi di tempo ben sincronizzati dal ¾ al
4/4 al 6/8 forniscono la giusta dinamica al brano.
2. The Armonic Passage ti trasmette
tutta la grinta dei musici presenti, dalla compagine orchestrale a quella
corale, senza una battuta di sosta. Sei minuti di musica di alto livello,
precisione negli stacchi, nei controtempi, nelle terzine, nelle pause;
all’ascolto si percepisce senza ombra di dubbio la preparazione e la meticolosa
cura nello scrivere gli arrangiamenti.
3. The Flame
Shall Not Fade e 4. Wirewings
Entrambe le parti dell’opera in una
naturale sequenza logica sembrano raccontare le gesta di antichi eroi
mitologici, in un’atmosfera più che realistica, creata accostando il suono
degli archi al distorsore della chitarra, con piccoli intermezzi di strumenti
classici che rafforzano l’immagine del cambiamento, sempre presente per tutta
la durata del brano.
Anche in queste tracce il tema è proposto
svariate volte ma nella parte centrale di The
Flame Shall Not Fade il solo della lead guitar, se pur limitato a poche
misure, contribuisce a rappresentare la vera essenza del genere proposto dalla
band, ossia la “Power Simphonic Metal”. Qui si fondono con maestria
ambientazioni antiche e musicalità metalliche, il tutto eseguito
strumentalmente con molto garbo.
I tempi che rimbalzano dal ¾ al 5/4 al 6/8
sono condotti con accuratezza dal drummer, che a sua volta trasporta la band e
l’intera orchestra in una corsa contro il tempo, senza mai esagerare in
virtuosismi che nell’attuale contesto si sarebbero rivelati fuori luogo.
Durante una sosta è gradevole in Wirewings la presenza del violino, sui
rintocchi cadenzati di campane, in un lento crescendo che riporta la voce
solista a declamarne il tema.
5. Son Of Winter
Bisogna attendere il quinto brano per
assaporare la tranquillità e la calma, rimarcate da piano, cello e coro,
durante l’esposizione di un’aria ripetuta in tutte le sue sfaccettature. Le
voci femminili aggiungono, una particolare valore alla creatività
dell’arrangiamento orchestrale. Un vero e proprio traguardo raggiunto, immagino
con non poche difficoltà. Lascia sorpresi la chiusura “in maggiore”,
inaspettata!
6. La Caccia Di Tòrin e 7. Golden
Worm”, forse non a caso tracce consequenziali, espongono
l’introduzione e l’elaborazione di una serie di eventi o situazioni
incandescenti, in cui si alternano soli di chitarra e di violino con la
presenza di cori di alto livello.
8. Victory March, rispecchiando
pienamente il suo titolo, riporta l’atmosfera trionfale del brano su ritmi
cadenzati, pacati e successivamente ricchi delle sonorità tipiche di un
progressive rock molto ben articolato. I precisi e ben curati arrangiamenti
sono arricchiti da intermezzi corali che accompagnano le varie pause, stendendo
un tappeto omogeneo su cui prevale un piacevole dialogo tra archi e lead
guitar.
9. La Grotta Di Cristallo
Un testo italiano che parla da solo cambia
l’aspetto dell’album, pur restando all’interno del genere Simphonic Metal la
cui musica fa da cornice a una storia fantasiosa di un mago nelle cui vene
scorre il ricordo di un antico potere, forse posseduto un tempo.
La band, l’orchestra sinfonica e il coro
costituiscono una perfetta fusione di messaggi trasmessi a chi ascolta con
attenzione. La musica accompagna l’evolversi della storia narrata con chiarezza
e garbo.
10. Crown To The Crowds e
11. Panserbjorne
Musicalmente si discostano pochissimo dalle
tracce precedenti, riportando uno schema consolidato di gradevole accostamento
tra i classici suoni degli strumenti di un’orchestra e quelli
contemporanei, arricchiti di effetti
elettronici probabilmente solo analogici.
12. The
Endless Well
Violino e organo introducono una marcia che
porta gradualmente al consueto ritmo articolato di una corsa contro il tempo;
si mescolano le musicalità progressive ai calibrati interventi delle voci
corali. Un arrangiamento di pregio che premia lo sforzo compiuto dal conductor
durante l’esecuzione.
13. Awakening
Un crescendo di archi e una serie di
intermezzi cantati in 5/4 estendono lo schema del brano, proponendo un gradevole gioco tra staccati e
legati. Il solo di chitarra inserisce una pausa totalmente classica con le note
del “lago dei cigni” di Tchaikovsky, ripreso poi in chiave prog. Quasi nove
minuti per una suite eseguita magistralmente.
Giusta scelta per la traccia di chiusura
dell’album.
L'INTERVISTA
Dopo aver ascoltato attentamente The Harmonic Passage una
delle prime domande che mi viene di porgervi riguarda la vostra passione per il
metal e la veste di Power Symphonic Metal Band.
Eseguire brani “live” nella vostra attuale formazione base comporta una
certa intesa sul palco che costituisce l’interfaccia con la partecipazione del
pubblico.
Se doveste affrontare situazioni analoghe senza orchestra
sinfonica e coro semplifichereste gli arrangiamenti dei brani?
La nostra idea è di mantenere il sound dal vivo più simile
possibile a quello del disco. Ciò è possibile unicamente usando in sede live
una base dell'orchestra (come fanno moltissimi gruppi del nostro genere). Anche
utilizzando le basi i pezzi andrebbero comunque riarrangiati per fare spazio al
violino e alle tastiere, che in studio a volte sono messi in ombra dagli
strumenti orchestrali, e dal vivo devono necessariamente riprendere possesso
delle canzoni.Ad ogni modo, abbiamo provato a suonare i pezzi senza orchestra,
e hanno un'ottima resa ugualmente, per cui siamo abbastanza tranquilli per ogni
evenienza!
Scrivere le partiture di un’opera prog sarà stata un’ardua
impresa, costellata di revisioni, preascolti,
scritture parziali suddivise in sezioni quali archi, legni, ottoni e
così via.
Che tipo di risposta avete ricevuto dai professori
d’orchestra durante le registrazioni in studio, in termini di dialogo e
collaborazione?
Eh sì, scrivere per orchestra richiede davvero molto impegno,
a livello di tempo, precisione e soprattutto concentrazione. Talvolta per
scrivere solo 8 battute ci vogliono 2 ore, dato che sovente a suonare insieme
sono più di 20 strumenti. Però l'opportunità e la grande fortuna che abbiamo
avuto di poter registrare un'orchestra vera ci dava l'energia necessaria per ultimare
questo grosso lavoro. L'orchestra è stata arrangiata per la maggior parte dal
nostro violinista Gabriele, in modo funzionale ai pezzi, che dovevano comunque
avere delle sonorità metal, per cui si è cercato di inserire gli strumenti
negli spazi e nei momenti giusti, in cui l'ascoltatore avesse la possibilità di
apprezzarne il timbro e l'impatto sonoro. Le sessioni di registrazione sono
state intensive e molto stancanti, ma siamo riusciti a registrare tutto nei
limiti di tempo che ci eravamo stabiliti, e gli orchestrali hanno apprezzato
molto sia le musiche che l'approccio al lavoro. Non finiremo mai di
ringraziarli per l'immenso lavoro, per il loro impegno e la grande serietà,
primo tra tutti Alessandro Sartini, il nostro direttore d'orchestra e score assistant,
senza il quale saremmo ancora li alla seconda sessione di archi!
Veniamo al coro, immagino polifonico: il coordinamento di
voci maschili e femminili suddivise a loro volta in bassi, baritoni e tenori
per i maschietti e in contralti, mezzo soprani e soprani per le femminucce, è
normalmente affidato a un direttore del coro. Se pur limitatamente agli
interventi inseriti nei vari brani, come vi siete suddivisi i compiti durante
lo studio delle varie battute?
Come per l'orchestra, Gabriele si è occupato della scrittura
delle parti, di cui ha supervisionato attentamente la realizzazione in studio.
Per motivi logistici la sezione maschile e quella femminile sono state
registrate separatamente, e dirette personalmente da Gabriele. Ci teniamo a
ringraziare i nostri coristi per la loro disponibilità, la loro presenza ha
arricchito notevolmente il nostro suono!
L’accostamento della strumentazione di un gruppo metal
(guitars, keyboards, bass, drums, percussions) con quella classica di
un’orchestra sinfonica non è una novità nella musica prodotta negli ultimi
trent’anni. Ciò che incuriosisce è la vostra giovane età legata alla
creatività, dimostrata in questo album con i “fatti”, adottata nelle vostre
composizioni.
Alla luce di ciò ritenete che si possa adottare la stessa
formula in futuro, rimanendo così legati al Simphonic Metal ?
Assolutamente sì, abbiamo la ferma intenzione di proseguire
su questa strada; ovviamente noi cresceremo come musicisti, il gruppo crescerà
nel suo complesso, e i trend musicali cambieranno nel tempo, ma ciò che è certo
è che anche i nostri prossimi dischi saranno caratterizzati dalla commistione
tra band e orchestra. E' una difficile miscela, entrambi gli aspetti
sottraggono continuamente spazio l'uno all'altro, ed è arduo coordinarli in
modo equilibrato: speriamo che altri lavori di questo tipo affinino la nostra
capacità, e siano caratterizzati da un crescente equilibrio sonoro.
Ho potuto apprezzare in qualche occasione e in qualche brano
i cambi tempestivi di tempi ben sincronizzati dal ¾ al 4/4 al 6/8 in “The Flame
Shall Not Fade” e passaggi dal ¾ al 5/4 al 6/8 in “Wirewings”. Il tutto
ovviamente ha aumentato la valenza dei brani arricchendo di fantasia un genere
come il prog che in alcuni casi, per fortuna pochi, sembra adottare sempre gli
stessi schemi. Nelle prossime composizioni pensate di continuare sulla stessa
formula, ovviamente indipendentemente dal suonare insieme a un’orchestra?
Ciò che mi piace di più di questo disco è come si sia
riusciti a fondere stili compositivi completamente diversi: la scrittura di
Gabriele e la mia sono a tratti contrapposte e a tratti perfettamente fuse, e
ciò conferisce al lavoro una certa varietà, con caratteristiche a volte
inaspettate. I cambi di tempo sono in gran parte opera mia, è un mio vezzo
giocare con i battiti e con le battute, e riuscire a rendere orecchiabili i
tempi più desueti. È invece riconoscibile la mano di Gabriele nei passaggi in
cui si ha più sviluppo armonico e stratificazione degli arrangiamenti. Queste
due istanze si incontrano e si scontrano nel corso del disco, e il risultato,
in tutta franchezza, ci piace molto. Di sicuro con l'esperienza si troverà modo
di fondere questi aspetti in modo ancora più efficace!
I vostri testi dei brani contenuti in “The Harmonic Passage”
sono bilingua; è stata una scelta voluta?
Ormai l'Inglese è considerata una lingua universale, e il
gradimento del pubblico internazionale è fortemente legato alla possibilità di
comprendere le canzoni. Abbiamo dovuto adeguarci necessariamente a questo
standard, benché alcuni di noi abbiano qualche riserva sull'ostracismo che la
lingua italiana subisce, nell'ambito della musica metal. In Italiano sono stati
scritti alcuni dei più grandi poemi della storia umana, alcune delle poesie più
emozionanti e musicali di tutto il panorama letterario. A chi sostiene che
l'Italiano sia una lingua poco musicale rispondiamo che a nostro avviso esso è
la lingua musicale per eccellenza, e infatti si è meritata uno spazio notevole
nel nostro disco, nonostante le imposizioni del mercato!
La grafica del vostro press-kit è molto convincente. Avete
collaborato in gruppo alle scelte delle varie componenti o vi siete affidati a
designer specialisti?
Le nostre grafiche sono state affidate a un grande artista e
illustratore romano che va sotto il nome di Dooms. Questo ragazzo si è da tempo
specializzato in grafiche di lavori musicali, e difficilmente qualcuno poteva
essere più adatto al grosso lavoro grafico che copertina e libretto hanno
richiesto. La sua fantasia, disponibilità e pazienza sono state indispensabili
per noi.
Ricercando e utilizzando un’affermata equipe di
distribuzione, avete preso in considerazione la possibilità, concreta a mio
modesto avviso, di portare in promo l’album nei teatri in inverno o in
suggestivi luoghi all’aperto d’estate?
Certamente, l'abbiamo presa in considerazione, è uno dei
nostri più grandi sogni poter portare in teatro il disco, che a nostro avviso
ben si adatterebbe a un simile ambiente.
Chissà che, spingendo i tasti giusti, non si riesca veramente
a realizzarlo! Magari con l'orchestra al seguito!
Tratto dal Comunicato Stampa…
Il disco è composto da 13 tracce per 70 minuti di musica ed
hanno partecipato alle registrazioni una vera orchestra sinfonica ed un coro
lirico, registrando gli arrangiamenti interamente scritti da me: un ambizioso
progetto all'insegna del VERO power symphonic metal, che a lavoro concluso
conta quasi 50 musicisti collaboratori.
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