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domenica 22 marzo 2015

Il compleanno di Michi Dei Rossi, di Wazza


Compie gli anni oggi, 22 marzo Michi Dei Rossi, batterista delle Orme, vera forza della natura.
Da 50 anni dietro i tamburi a scandire il tempo di questo glorioso gruppo!
Happy Birthday Michi!
Copio e incollo, una "vecchia" intervista a Michi Dei Rossi, dove si raccontano molti aneddoti.


MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES

La verità si avvicina quando salta fuori il concetto di tempo zoppo. Michi Dei Rossi lo sfodera per descrivere Al mercato delle pulci, il brano strumentale che chiude Storia o leggenda, disco pubblicato dalle Orme nel 1978. Unsette ottavi, precisa, un tempo dispari che rende perfettamente il senso dell’incedere sghembo e casuale dei passanti in cerca di tesori. Manca qualcosa, un ottavo, ed è questa l’assenza che rende la traccia speciale, svela un formicaio urbano, la vita che insegue la vita. Cassa pulsante. Suono pieno. Melodia romantica e ossessiva. Fantastico.
Eeehhh… sospira il batterista veneziano, come se riabbracciasse un amico che non vede da anni -. L’abbiamo costruita intorno alle mie marimba. Eravamo a Parigi a registrare l’album, e quella mattina avevamo fatto un giro fra le bancarelle delle cose vecchie. Germano Serafin (il chitarrista del gruppo prematuramente scomparso nel 1992) trovò un violino con una sola corda, lo prese in mano e sembrava averlo suonato da sempre; col tempo imparò a maneggiarlo in modo straordinario. Tornati in studio, su un giro improvvisato abbiamo finito il pezzo. E praticamente dal vivo. E ha il “tempo zoppo. Quello che cambia il senso della vita filtrata dalla orecchie. Il battito che incrina la vita ordinaria e svela i miracoli.

Michi racconta tutto questo mentre sorseggia una birra bruna seduto sulla piazza di Verviers, sotto il primo sole caldo dell’anno che riscalda il pavé dell’ex capitale tessile del Limburgo. Ha i capelli lunghi e bianchi, gli occhi luminosi, una sciarpa per tenere a bada gli acciacchi del tempo incerto del Nord. Le Orme sono nel mezzo di un tour europeo, il primo da anni. Dopo un giro italiano in coppia coi New Trolls, sono partiti da Rotterdam alla riscoperta del vecchio continente. Il gruppo è nuovamente rimaneggiato, c’è la sicurezza di Michele Bon alle tastiere col nuovo Fabio Trentini a voce, basso e chitarra. Solidi e precisi. 

Va tutto molto bene -ammette Michi. Le serate italiane sono state spesso tutte esaurite. Cera gente che non ci aveva mai visti, ci hanno ringraziato entusiasti. Lo farà anche un belga figlio di italiani venuto da Liegi, a fine concerto. Mio fratello li ha visti quando era in vacanza a Spilimbergo nel 1974, racconta, e da allora ha comprato sempre i loro dischi. Ero piccolo, per me assistere a uno spettacolo delle Orme è sempre stato un sogno. Lo stesso assicura un altro fan, una trentina di anni. Ha la maglietta dei Motorhead, ma in una busta di plastica cela tutti i vinili delle Orme. Li adoro, confessa, vorrei farmeli firmare. Ci riuscirà, quando la musica sarà finita.

Intanto Michi beve la sua bruna. Si salta da un argomento allaltro, è come sfogliare lalbum delle foto di famiglia. Inevitabile parlare degli anni Settanta, quando tutti i gruppi erano di sinistra e il pubblico pure. Ci gridavano buuuuu perché “”Giochi di bimba” era entrata nella Hit Parade. Lo vedevano come un tradimento. Noi non eravamo di destra, solo che non lo dicevamo. E poi basta leggere i nostri testi, lemarginazione, il rifiuto delle megalopoli, lomosessualità, per capire dove ci collocavamo.
Con Uomo di Pezza e Collage, il gruppo che allora vedeva Alda Tagliapietra al basso e voce, e Toni Pagliuca alle tastiere, viene elevato allempireo della musica popolare del paese. La rivista Ciao 2001 gli attribuisce il migliore disco del 1972 e anche il migliore tastierista, lo definisce per la seconda migliore band col secondo miglior batterista. A fine anno vanno in tournée e si portano come supporter Peter Hammill, leader degli appena disciolti Van der Graaf Generator, altro gruppo da numero uno per la penisola. Si raccontano meraviglie delle jam session celebrate prima dei concerti

Peter mi insegnava l’inglese, ricorda Michi, lo chiamavo Teacher. Io gli passavo l’Italiano, che poi ha imparato come si deve. Lidea di Felona e Sorananacque anche grazie a lui.
Fu il disco del 1973, per molti un capolavoro. Hammill convinse la Charisma, la casa discografica dei Genesis, a farne una versione in inglese. Non sfondò. Forse non era adatto alla platea britannica il modo di cantare di Aldo, prova a dire il batterista. Il disco è molto raro e in effetti la versione in italiana è più bella da ascoltare. Però quella inglese è incisa meglio, più dinamica e cristallina. Avevano delle macchine che da noi potevamo solo immaginare, concorda luomo dei tamburi.
Comunque sia, le Orme erano in quei giorni una band che aveva dei mezzi. Una sera eravamo ad Aosta e decidemmo di andare a vedere Emerson Lake & Palmer a Londra. Trovammo una Mercedes, guidammo notte e giorno e arrivammo allOdeon poco prima del concerto. Ci portava Armando Gallo, un giornalista nostro amico. Dopo il concerto andammo a cena nello stesso ristorante di Emerson e gli facemmo avere una bottiglia di champagne. Siamo divenuti amici. Quando sono scesi in Italia, ci siamo rivisti. Successe a Genova, nel giugno 1972.

Felona e Sorona, lalbum concept dei due pianeti in armonia, esce il 10 aprile del 1973, poche settimane dopo The dark side of the Moon dei Pink Floyd. Per il tour che segue Michi assembla una batteria monstre, una Ludwig nera progettata su sue istruzioni, con una lunga serie di tamburi melodici, un Supersensitive di legno fatto su misura (il primo mai costruito), e il Moog Drum Controller, il tamburo sintetizzatore, mai visto. Ce lavevamo solo Carl Palmer ed io, sorride il batterista. Il pubblico si gode sinfoniette e spettacolo. Esce il primo live del rock italiano. Salvo che Contrappunti, il disco successivo, è troppo ambizioso e difficile. Formidabile per pochi. Vende meno, il che non impedisce una cavalcata coraggiosa e di successo per tutto il decennio. Con gli anni Ottanta si cambia, e nulla sarà più lo stesso. Se ne va il talentuoso Pagliuca, poi alla fine mollerà anche Tagliapietra. Michi tiene viva la fiamma, quarantanni e passa anni sulla scena e non sentirli.



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