Vedendo la premiazione degli
Oscar, qualche giorno fa, mi si è stimolata la memoria… a una certa
età capita!
La musica è anche un lieve battito
d'ali.
Forse non tutti sanno che nel
settembre 1988 una nostra "vecchia" conoscenza, Gianni
Nocenzi, vinse L'Osella
d'oro al Festival del cinema di Venezia, per la migliore colonna sonora,
con il film "Un signore molto vecchio con delle enormi ali".
Nel 1984 , dopo aver fatto parte per
quindici anni del Banco Del Mutuo Soccorso, decide di lasciare il gruppo per dedicarsi con tranquillità
ai propri progetti solistici - colonne sonore - e all'attività di
sound-designer per l'Akai, la casa giapponese che produce pianoforti elettrici (questo
signore ha campionato i suoni degli Akai Digital Piano PG5 e PG3… tanto per
ricordare!).
Inizia a collaborare con il regista
argentino Fernando Birri, nasce
un'amicizia molto bella, umanamente e professionalmente. Il film è scritto a
quattro mani da Fernando Birri e Gabriel Garcia Marquez, lontano dai grandi budget, puntando
su emozioni, sul linguaggio essenziale, e sulle loro capacità creative.
La musica da la voce al personaggio
dell'angelo, che è il protagonista della storia in maniera innovativa ed
originale. L'angelo nel film di Birri non parla, e la musica doveva ricreare
un'aura interna - un suo suono interiore, che era quello del suo sistema
sanguigno, dei suoi sentimenti - ed un'aura esterna - il suo suono come gli
altri l'avrebbero sentito, qualcosa come un battito di ali, un volo di colombe.
Racconta Gianni Nocenzi in un'intervista
dell'epoca: "Eravamo a Cuba, dove il
governo come estremo mezzo di comunicazione in caso di attacco ha allestito una
grande serie di postazioni di colombe viaggiatrici, che vengono addestrate e
mantenute dai "palomeros". Ed è proprio da un "palomeros"
che sono andato per campionare, con grandi difficoltà, il suono del volo delle
colombe, che sarebbe diventato nel film il suono dell'angelo".
La musica di Gianni Nocenzi è
in bilico tra tecnologia e natura. Con grande libertà espressiva il musicista sfugge
ai cliché dei generi e degli stili, è alla ricerca di una musica totale, che
sappia unire la poesia. Crea perfettamente l'atmosfera latino-americana, i suoi
suoni i suoi rumori, grazie al campionatore che consente di immagazzinare e
riprodurre non solo suoni, ma ogni tipo di effetto speciale ( stiamo parlando
del 1988!).
Nel corso di un'intervista per un
giornale dell'epoca, alla domanda/affermazione: "Il premio di Venezia, in fondo è anche il primo riconoscimento
ufficiale ad una generazione di musicisti emersa dal rock in Italia, che ha
molte cose da dire e grande musica da proporre ", Gianni Nocenzi
rispondeva: "Si è vero, ma
allo stesso tempo chissà quanti altri Nocenzi ci sono in Italia. Speriamo che
questo premio diventi uno strumento che permetta di lavorare meglio anche ad
altri, che porti l'attenzione sul cinema di Birri e sulla musica che si può
produrre in Italia.".
Purtroppo questo non si è avverato, ed
in pochi sanno di questo premio vinto, da un grande musicista italiano.
La "breve", ahinoi, carriera
solista di Gianni Nocenzi, portò alla luce due lavori, "Empusa -
1988" e "Soft Songs - 1993", ma questa è un'altra storia,
che magari racconteremo ai più giovani, prossimamente.
Tanto per ricordarvi le nostre
"eccellenze".
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