Nel marzo del 1968, usciva il terzo
album di Frank Zappa "We're Only in It for the Money", quello della
famosa copertina che "sbeffeggiava" Sgt.Peppers dei Beatles.
Frank Zappa, prima di pubblicare lalbum, chiama Paul McCartney e gli
chiede il permesso per parodiare la copertina di Sgt. Pepper. Paul
accetta per gentilezza, non per convinzione. Credo se ne sia pentito dopo
cinque minuti.
Frank Zappa ci inonda con decine di brevi brani,
stupidi, ma intelligenti allo stesso tempo.
Attacca
gli hippies che vanno alle manifestazioni solo per drogarsi (cosa che Zappa ha
sempre osteggiato), il ceto medio che non guarda e non ascolta i bisogni dei
propri figli che non possono fare altro che evadere dalla realtà (figli che
crescendo diventeranno come i loro padri, non migliori), e ovviamente la società
consumistica che non ha nulla di umano, ma che bada solo al profitto. La
bellezza dell’album sta proprio nella sua doppiezza, ironico e divertente come
i precedenti, ma pessimista come non mai. Sono concetti già esplorati da Zappa,
qui però il pessimismo e il senso di impotenza sono ancora maggiori: tutto il
disco è permeato da una tragica ironia. Forse l’unica speranza di Zappa è agire
dall’interno del sistema, cambiare le menti di chi lo ascolta, far capire che
lui e quelli come lui sono altro, sono diversi.
A
confermare il genio di Zappa, le note stesse diventano sberleffo, parodia delle
"sperimentazioni" di moda allora, tipo The Chrome Plated
Megaphone Of Destiny, piena di rumori e di risate, che
nell’intenzione dei gruppi dell’epoca volevano risultare inquietanti, che
invece Zappa, intermezza con colpi di tosse, rende ridicole.
Un
album che mescola vari stili, considerato uno dei migliori album psichedelici
di tutti i tempi.
...
di tutto un Pop.
L'album intero...
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