Album: Bisognava
dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno schizofrenico avremmo creato
tutta questa sofferenza (2 CD)
Artista: Paolo Saporiti
Etichetta: Orange Home Records
Anno: 2015
Genere: Avant Folk
Tracklist:
CD1
01.A modo mio
02.In costante naufragio
03.Figlio di madre incompleta
04.Io non resisto
05.Per l'amore di una madre
06.Hotel Supramonte
CD2
01.Per l'amore di una madre
02.Io non resisto
03.Figlio di madre incompleta
04.A modo mio
05.In costante naufragio
06.Hotel Supramonte
Voto: 7.5
Non si può smettere di essere madri o padri, buoni o cattivi (e
spesso si peggiora col tempo), ma si può smettere d'essere figli e a volte, è
davvero necessario.
“Bisognava dirlo a tuo padre che a fare un figlio con uno
schizofrenico avremmo creato tutta questa sofferenza” è titolo dell'album e fa
riferimento diretto all'ultimo scambio, via telefono, tra Paolo Saporiti e sua
madre. Saporiti, ci ha regalato, lo scorso anno, il migliore disco di
cantautorato internazionale, assieme a “Nothing Important” di Richard Dawson. A
pochi mesi dall'album omonimo, ritorna con un altro gran lavoro. Il disco del
2014, era quello della manifestazione piena, questo, quello della
deflagrazione. Davanti a tanta “fame di dire” non sono mai sostanza e intensità
a mancare, al limite, qualche sbavatura nell'organizzazione estetica di un
progetto, cosa che c'è qui c'è, più che nel lavoro precedente, ma è cosa, che
rende in modo diverso, ambo i lavori perfettibili nella mente di ognuno e
dunque, tanto più, vivi e in divenire. E' segno di un'epoca in cui si avverte
la precarietà più assoluta nella definizione della parola “fine”, intesa come
traguardo, ma anche come compimento. Eppure l'autore quella forma l'ha sempre
ricercata, sin dai tempi del bellissimo esordio (The Restless Fall).
Semplicemente, s'invecchia e bisogna prendere atto di aspettative irrisolte.
Paolo, accarezza con una voce che qui si fa ancora più cruda (e grave), tra
morbidezze e ruvidità, a volte appena appesantita dall'uso di un vibrato sin
troppo “cercato”. I testi sono di una profondità lacerante, autobiografica ma
mai auto-indulgente, che si fa di una potenza devastante in “In Costante
Naufragio” e “Per l'Amore di una Madre”. Le melodie sono quanto di più vario,
nel pescare dalla tradizione folk anglosassone, dal pop italiano, anche
radiofonico, impensabile, se accostato a confezioni soniche spesso assai
ardite. Si, perché gli arrangiamenti, in questo disco, più che nel precedente,
fanno la differenza rispetto a quanto è possibile ascoltare in Italia e
altrove. Orange Home Records (che segue Saporiti, dal precedente “L' Ultimo
Ricatto”), in materia ha un ruolo essenziale, investendo il ruolo di produzione
artistica effettiva (Raffaele Abbate, ha arrangiato il primo dei due cd), con
una modalità, ovvia, per le produzioni pop delle major, ma completamente
scomparsa in ambito indie, dove si acquisisce un pacchetto completo, gli si dà
un numero di catalogo e se ne traggono la metà dei profitti, senza muovere un
dito. Eccellente, anche, il contributo di Armando Corsi, alla chitarra
classica. A melodie di una semplicità a volte disarmante, che si fa tanto più
intima in un canto così sussurrato, profondo ma mai pago di grazia, si
affiancano chiaroscuri strumentali di una violenza aliena a qualsiasi disco
d'autore. Curiosamente diviso in due sezioni, con gli stessi brani presentati
in chiave diversa, una acustica, ma non priva di accensioni sghembe,
decostruzioni ritmiche e dissonanze davvero cucite “addosso” alla potenza dei
testi (“Figlio di una Madre Incompleta”, episodio d'eccellenza dal CD 1,
assieme alla spoglia, quanto perfetta, “Hotel Supramonte”, di Fabrizio De
André). Un'altra, tale da essere disco in duo, con Xabier Iriondo ad ogni tipo
di strumentazione, senza dubbio, molto meno che convenzionale. Il connubio tra
i due, non sempre è riuscito del tutto, perché si è prestato a qualche eccesso
di troppo nell'alto contrasto, ma quando è a fuoco, ha qualcosa di epocale
davvero: “Io non Resisto”, “A Modo Mio” (abissale il margine con la versione
acustica), “In Costante Naufragio” (che qui si candida a mio pezzo preferito
dell'anno), “Figlio di Madre Incompleta” (ancora una volta). In breve, Paolo
Saporiti è al momento, assieme alla sua band, uno degli artisti internazionali
più importanti in circolazione. In un periodo di rivalutazione, anche assai ben
fatta del folk più “laterale” (Sun Kill Moon e Father John Misty docet), ma
senza alcuna capacità d'invenzione autentica, il cantastorie milanese e i suoi
psicodrammi, hanno una marcia ben oltre, verso i lidi del vero cantautorato
“avant”, quello di Scott Walker e Matt Elliott per fare due nomi, su tutti.
Paolo, è riuscito nella sua progressione, in una maturità che ha molto a che
dividere, nello spirito inquieto, quanto nella ricerca di un vestito “altro”,
appresso alle proprie ossessioni, con Buckley senior e questo è un merito senza
pari. Dischi come questo, avranno certo credito oggi, ma un culto impagabile
tra non molto, perché non hanno da spartire assolutamente nulla con altri. Che
dire, se non che questo lavoro è per me già un cult? E' il momento per un disco
per i soli Saporiti/Iriondo?
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