ARENA live al Club Il Giardino - LUGAGNANO di SONA (VR)
-15/04/2015
Forti del loro
massiccio tour europeo, che oltre l'Inghilterra, ha toccato via via Belgio,
Olanda, Germania, Francia, Ungheria, Slovacchia, Polonia, Svizzera, e che si
concluderà nella penisola iberica, sono approdati al Club Il Giardino, come
seconda data del festival prog gli Arena che, nella celebrazione della loro storia ventennale, hanno
presentato il loro THE UNQUIET SKY.
La formazione è costituita da Clive Nolan (tastiere e
backing vocals), Mick Pointer (batteria), John Mitchell (chitarra e backing
vocals), Paul Manzi (voce solista) e una novità nella sezione ritmica. Infatti,
in luogo di John Jowitt, che ha lasciato la band prima dell'inizio del tour,
c'é Kylan Amos al basso.
Nonostante la data caschi nel "maledetto" giorno
feriale (un problema tutto e solo italiano), c'é il pienone, fa caldo e cresce
l'attesa. Alle 9,45 precise fanno il loro ingresso con The Demon Strikes, pezzo dal loro album appena uscito e dal quale
prende il nome il tour. Raptus é il
secondo pezzo, tratto dal lavoro precedente, il primo con Manzi alla voce. Si
arriva a Double Vision e qui il
livello comincia ad alzarsi vertiginosamente con questo pezzo tratto da The Visitor del '98. Il crescendo
prosegue con A Crack In The Ice,
anche questo tratto da The Visitor e
il duo Nolan - Mitchell comincia a "tirare" paurosamente. Ed
arriviamo al pezzo forte della serata (peccato esserci arrivati così presto),
con Moviedrome. La lunga suite di 20
minuti tratta da Immortal? del 2000,
pezzo che da solo varrebbe il prezzo del biglietto, é infatti un vero e proprio
spaccato per gli amanti di questo genere, con le sue parti ben distinte, con la
lancinante chitarra di Mitchell, e con i tappeti di note delle tastiere di
Nolan. Il pezzo é ascoltato in religioso silenzio durante l'arco della sua
durata, salvo scatenare il pubblico in una ovazione finale con qualcuno che si
alza dalla sedia e siamo appena al quarto brano. C'é poi spazio per How Did It Come to This?, altro brano
dall'ultimo lavoro. Salamander, pezzo
da Contagion, fa da apripista ad
altri due brani nuovi di zecca: la title track The Unquiet Sky e Traveller
Beware, che di fatto é l'ultimo brano dell'album. L'impressione che si ha
(parere personale) ascoltando le ultime produzioni della band, é quella che
Nolan e soci, alla ricerca di brani ritmati più corti e dal suono più heavy,
abbiano perso in fantasia rispetto al passato con un risultato di un suono
leggermente monocorde! The City of
Lanterns e Riding the Tide da Contagion, riscaldano l'atmosfera semmai
ce ne fosse bisogno. C'é da sottolineare che questa del Giardino é l'unica data
in territorio italiano del tour e in sala c'é un pubblico variegato che
rappresenta parecchie regioni d'Italia rappresentate. Un altro vanto del
locale! Gli applausi a scena aperta scrosciano, mentre la band oliata alla
perfezione da parecchie date di tour, viaggia che é un piacere, buono anche
l'impatto di Kylan Amos al basso. Stiamo andando verso il termine ma c'é ancora
spazio per la bella The Hanging Three
da The Visitor, The Kinder Box da From The
Seventh Degree of Separation e
dall'antica Solomon da From Songs of the Lion Cage. Tutti in piedi per il giusto tributo alla band
dopo un'ora e cinquanta praticamente senza soluzione di continuità. La band
esce di scena ed in sala intonano Help Me
Help Me.
Ritorno immediato degli Arena e via col bis che é appunto Crying for Help VII, col pubblico che
partecipa e con qualcuno che si avvicina ancora di più al palco, semmai fosse
possibile. Finisce qui. Ci aspettavamo un bis più forse più corposo, avendo
letto la setlist di altri concerti del tour, ma così é stato. Poco male
comunque.
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