Nel settembre del 1970
Phil Collins riuscì ad entrare nei Genesis: Peter Gabriel capì che Phil era bravo non
appena vide come si sedette sul seggiolino della batteria. Leggeva di continuo
che questi Genesis, nonostante avessero pubblicato due dischi dalle vendite
piuttosto modeste (“From Genesis To
Revelation” e, soprattutto, “Trespass”), suonavano da tutte le
parti. Cosa che non riusciva alla sua band, i Flaming Youth. Dunque teneva
molto ad entrare in questo gruppo, e si recò alla casa dei genitori di Peter
Gabriel, dove si tenevano le audizioni per tutti gli aspiranti batteristi,
insieme al suo amico Ronnie Caryl, che sperava di essere preso come
chitarrista.
Mentre aspettava il
suo turno, gli venne offerto di fare un bagno in piscina: e così, sguazzando in
acqua, Phil Collins, a 19 anni, nell’estate del 1970, ebbe modo di ascoltare i
brani con gli altri batteristi, capendo al volo cosa volevano i Genesis, quello
che avrebbe dovuto fare, e quello che avrebbe dovuto evitare, quando sarebbe
toccato a lui. Al ritorno a casa il suo amico Ronnie si disse convinto che
avrebbe ottenuto lui il posto, al contrario di Phil. E invece le cose andarono
esattamente al contrario. E quando i Genesis gli telefonarono a casa per comunicargli
che il posto era suo, fu contento al punto da abbracciare sua madre! Il gruppo
aveva già avuto tre batteristi, prima di lui: Chris Stewart (sul singolo “The Silent Sun”, John Silver (sul disco
d’esordio, registrato durante le vacanze estive del 1968, quando andavano
ancora tutti a scuola) e John Mahyew (su Trespass).
I Genesis erano nati proprio dalla fusione di due gruppi scolastici, gli Anon e
i Garden Wall. Ma le severe regole della Charterhouse, riservata ai figli delle
famiglie più facoltose, li aveva resi ragazzi piuttosto chiusi ed infelici.
Solo la musica era in grado di dar loro entusiasmo e di salvarli da
quell’ambiente tanto austero (quella scuola somigliava ad una cattedrale
gotica, e i familiari erano lontani) quanto avvilente (suonare la chitarra
elettrica sarebbe stato considerato più o meno un atto rivoluzionario e
anti-sistema). Phil Collins invece portò nel gruppo quella ventata di allegria
e spensieratezza che erano necessarie. Oltre, naturalmente, ad un sound molto
più professionale, che trasformò la band dalle fondamenta, rispetto ai suoi pur
volenterosi predecessori.
E così fu con lui che i Genesis intrapresero il tour di “Trespass”, il 2 ottobre 1970, nonostante
non avessero ancora trovato qualcuno che sostituisse Anthony Phillips alla
chitarra. Ant era un elemento importantissimo per la band, al punto che si pensò
seriamente allo scioglimento quando, subito dopo la registrazione del secondo
LP, Phillips annunciò agli altri che avrebbe mollato tutto. Era lui, alla 12
corde, l’elegante tessitore delle delicate trame chitarristiche arpeggiate,
tanto caratteristiche nei i Genesis dei primi tempi. Affiancava la sua voce a
quella di Gabriel, e poteva anche scatenarsi con l’elettrica in un brano come “The Knife”, che chiudeva sia “Trespass” che i concerti dal vivo.
Nonostante non avrebbe poi partecipato alla registrazione del successivo “Nursery Cryme”, persino l’immortale “The Musical Box” era in buona parte
farina del suo sacco.
Alla fine comunque il
gruppo decise di proseguire in quartetto: Peter Gabriel, Tony Banks, Mike
Rutherford e Phil Collins. Tony simulava le parti di chitarra applicando un
distorsore alle tastiere. L’amico di Phil, Ronnie Caryl, riuscì a fare con loro
qualche concerto. E per un paio di mesi il loro chitarrista fu Mick Barnard,
che comparve con loro anche in TV (filmato purtroppo andato perduto), durante
l’esecuzione di “The Knife”. Ma tutti
sapevano che era una soluzione provvisoria e, a seguito di un annuncio di Steve
Hackett sul Melody Maker, andarono ad ascoltarlo a casa sua, accompagnato dal
fratello John al flauto.
Capirono subito che
quello era il chitarrista che giusto per loro, abile sia nelle parti
“bucoliche”, alla chitarra classica, che in quelle aggressive, alla chitarra
elettrica, strumento dal quale riusciva a tirare fuori suoni particolarissimi,
utilizzando con gusto vari effetti a pedale, senza cercare mai di stupire con
“assolo” alla velocità della luce: cosa che loro non avrebbero gradito affatto.
Così, quando Steve andò a vedere i Genesis al Lyceum, proprio
alla fine del 1970, con Mick Barnard alla chitarra, sapeva già di essere il
loro nuovo chitarrista. Per il nuovo album,“Nursery
Cryme”(1971), ai due nuovi arrivati, Phil e Steve, fu concesso di inserire
un loro brano, intitolato “For Absent
Friends”. Quello era anche il primo pezzo cantato da Phil Collins invece
che da Peter Gabriel. Un altro sarebbe stato “More Fool Me”, incluso su “Selling
England By The Pound”, del 1973 (pezzo che avrebbe visto Collins al
microfono anche durante il relativo tour). Si trattava comunque di due canzoni
molto brevi e quiete: nulla avrebbe lasciato presagire che un giorno Phil
Collins sarebbe diventato il cantante dei Genesis, dopo che anche Peter
Gabriel, nel 1975, avrebbe lasciato la
band, alla fine del tour di “The Lamb
Lies Down On Broadway”.
Personalmente ho visto
i Genesis a Nizza nel 1992: ricordo che prima del concerto la folla aveva
accolto con un gran boato un video del Gabriel solista, ed ho sentito un
giovane chiedere alla sua ragazza il perché di quella reazione entusiastica:
non sapeva che Peter Gabriel era stato il cantante dei (migliori) Genesis prima
di Phil Collins! E probabilmente sono ancora
in tanti a non saperlo. Per l’assolo di “The Musical Box” Hackett (che avrebbe lasciato a sua volta nel
1977) utilizzò qualche parte che era di Mick Barnard. Ed utilizzò la tecnica
del “tapping”, diversi anni prima di Eddie Van Halen. All’inizio del 1971 i
Genesis partirono con la nuova formazione (poi divenuta quella “classica”) in
un tour insieme ai Van Der Graaf Generator e agli Audience, tutti facenti parte
dell’etichetta “Charisma”. Sul tour bus, come ama rammentare scherzando Peter
Hammill ( leader dei Van Der Graaf), ai primi posti erano seduti i Genesis coi
loro cestini da pic-nic, al centro gli Audience con le birre, e in fondo gli
stessi VdGG con le droghe (!). Fatto sta che in quel momento erano questi
ultimi il gruppo di maggior richiamo. Fino a quando, concerto dopo concerto,
furono i Genesis a conquistarsi sul campo (anzi, sul palco) il titolo di
attrazione principale. Semplicemente perché era diventato impossibile fare
meglio di loro. All’inizio del 1972 filmarono mezz’ora di musica dal vivo alla
TV belga, consegnandoci il documento (peraltro di buona qualità, e a colori)
più “datato” che sia possibile reperire. Esistono in realtà altri due brani
ripresi ad un festival del 1970, ancora con Phillips e Mayhew in formazione: ma
è un filmato senza sonoro, con l’audio dei pezzi in questione (“Looking For Someone” e “The Knife”) sovrapposti in un secondo
tempo (e non provenienti da quel concerto).
Altri documenti dei
Genesis del 1970, riemerso dall’oblio dopo decenni, sono sia i “Jackson Tapes”,
sia le registrazioni effettuate alla trasmissione radiofonica “Nightride”,
rispettivamente del gennaio e del febbraio del 1970, entrambi realizzati per la
BBC. I primi risalgono più precisamente al 9 gennaio: cioè alla stessa sera che
vedeva i Led Zeppelin filmati in concerto alla Royal Albert Hall, da un’altra
parte di Londra, il giorno del ventiseiesimo compleanno di Jimmy Page, che
dietro le quinte, avrebbe conosciuto la sua futura moglie. Per inciso, il film
in questione, ritenuto troppo scuro nelle immagini, rimase nel cassetto, per
essere finalmente pubblicato nel doppio dvd antologico del 2003, con un
fantastico suono stereo.
Le registrazioni dei
Genesis di quel giorno, recuperate miracolosamente in tempi recenti, risultano
interessantissime, per quanto brevi: si possono ascoltare infatti i Genesis,
ancora senza Collins e Hackett, suonare non solo spezzoni di “Looking For Someone” (poi su “Trespass”, 1970), ma anche di “The Fountain Of Salmacis”, “The Musical Box” (entrambe su “Nursery
Cryme, 1971) e addirittura di “Anyway” (in seguito su “The Lamb Lies Down On Broadway”,
l’ultimo disco con Peter ancora nella band, 1974). I Genesis dei primi anni
ebbero più successo in Italia che in Patria: così vennero in tour nel nostro
Paese nell’aprile e nell’agosto del 1972. All’inizio con un semplice furgone,
in seguito con una strumentazione sempre più “ingombrante”, man mano che i loro
dischi (soprattutto da “Foxtrot” in poi) cominciavano a vendere.
Suonarono anche con gli Osanna, e forse i costumi di scena ed
i volti truccati del gruppo partenopeo ispirarono Gabriel per i suoi successivi
travestimenti. Tornarono in occasione del “Charisma Festival” nel gennaio del
1973, e ancora per il tour di “Selling
England”, nel 1974; quindi per quello di “The Lamb” con l’unica data di
Torino, nel 1975. Quindi il ritorno (naturalmente senza Gabriel) solo nel 1982
(tour in cui tornò in scaletta “Supper’s
Ready”, per festeggiare i 10 anni dell’epica suite) e nel 1987 (anno nel
quale io vidi Peter Gabriel a Roma). Saltò invece la data del 1992 a Torino,
spostata a Nizza, dove, come detto, ebbi modo di vederli. Essendo Phil Collins
divenuto il vocalist della band, già dalla metà degli anni ’70 si era resa
necessaria la presenza di un secondo batterista: prima Bill Bruford (ex Yes e
King Crimson), per la tournèe di “A Trick
Of The Tail”. Quindi Chester Thompson, dal 1977 in poi. Alla chitarra (ma
anche al basso) il sostituto di Steve Hackett divenne invece Daryl Stuermer
(americano come Thompson), che esordì con loro in occasione del tour di “And Then There Are Three”, nel 1978. Con
questo quintetto i Genesis si esibirono in tour fino al 1992.
E, dopo 15 anni di
“stop”, tornarono in pista nel 2007, per una serie di concerti in Europa e
negli Stati Uniti. Il dvd del concerto gratuito al Circo Massimo di Roma (di
fronte a mezzo milione di persone) avrebbe documentato questa reunion. Si era
in effetti parlato di tornare “on stage” con Peter Gabriel, ma la cosa non andò
in porto. Un vero peccato che Peter non abbia pensato di tornare coi suoi
vecchi compagni almeno per il bis finale di Roma: il pezzo sarebbe stato “The Carpet Crawlers”, e sentirglielo
cantare (anche sul DVD) ancora una volta coi Genesis sarebbe stato molto
emozionante. Invece, a conti fatti, l’unica volta di Peter Gabriel di nuovo coi
Genesis, per un concerto intero, e con Steve Hackett nel bis, sarebbe rimasto
quello dell’ottobre 1982 a Milton Keynes, in Inghilterra, sotto la pioggia, con
“Back In New York City” come brano
d’apertura, e la versione ridotta di “The Knife” come magnifica chiusura.
Nel 1975 alcuni membri
dei Genesis ascoltarono in macchina il pezzo nuovo di un gruppo che non
riconobbero subito: erano i Led Zeppelin, ed il brano in questione era “Kashmir”. Phil Collins impazzì per il
suono massiccio e l’incedere imponente di quella batteria, e provò a fare
qualcosa del genere in una canzone che stavano provando per il primo disco
dell’era post-Gabriel: Squonk. Il
pezzo si rivelò perfetto anche per l’inizio dei concerti del 1977, e dunque del
doppio disco dal vivo intitolato pubblicato quell’anno, intitolato “Seconds
Out”. Fu questo il disco che mi introdusse al mondo dei Genesis, quando ero
ancora adolescente. Nel 1988 telefonai ad Armando Gallo, autore della foto di
copertina di quel disco (nonché amico personale dei Genesis fin dai primi anni
’70), parlai con lui e mi feci spedire una copia del suo (ormai quasi mitico)
libro a loro dedicato. Gli chiesi un autografo suo per me e per i Malibran, il
mio gruppo, che all’epoca muoveva i suoi primi passi. Fu una vera fortuna
riuscire a “beccare” Armando nella sua casa romana, dal momento che viveva (e
vive) anche a Los Angeles, e che stava partendo (sempre in qualità di
fotografo) per l’Australia con gli INXS, band di successo negli anni ’80.
Un altro importante “riferimento Genesis” per l’Italia
sarebbe poi divenuto Mario Giammetti: sulla prima pagina di un numero della sua
fanzine “Dusk”, mentre io mi trovavo in condizioni critiche all’ospedale, volle
gentilmente rivolgermi un saluto, definendomi
“musicista raffinato”, “leader dei Malibran”, e aggiungendo che “tutto
il mondo del Prog” mi aspettava “a braccia aperte”. Davvero un bell’attestato
di stima, fortunatamente non isolato.
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