21 Agosto
"Se piangi per
aver perduto il sole, le lacrime non ti faranno vedere le stelle"
(Rabindranath Tagore)
Ci sarai sempre... buon
viaggio Capitano !
Allego un ricordo di
Enzo Sicco di Assemblea Teatro, che negli anni '80,collaboravano ed accompagnavano i concerti del Banco, con
scenografie di trampolieri.
WK
Sono sempre stato un
fan anomalo del Banco del Mutuo Soccorso. Infatti chi li ama mette
inevitabilmente al primo posto nelle personali preferenze Il salvadanaioo Darwin, due dischi stupenti. Ebbene, anche io amo
quegli album (così si chiamavano all’epoca della loro uscita), ma per me il
Banco è Io sono nato libero e su tutto troneggia Canto nomade di un
prigioniero politico. Uscito nel 1984
conteneva, oltre la musica, meravigliosa e potente, tutto il dolore di una
generazione sensibile alla politica che percepiva il pericolo che il Golpe in
Cile eliminasse dalla scena non solo la libertà di un popolo ma quel desiderio
di utopia di una generazione di cui Francesco e compagni erano intensi
interpreti.
La vita mi ha poi portato molte volte in Cile dove ho
conosciuto e lavorato con molti di quei prigionieri politici che Di Giacomo e
il Banco volevano cantori liberi.
Luis Sepúlveda e molti altri sono diventati miei amici,
compagni di lavoro e di vita come unespansione di quel grido io sono nato libero. A Buenos Aires lo sono diventate invece le Madres.
Perché all’11 settembre del
1973 ha fatto seguito il 24 marzo 1976 con il Golpe in Argentina.
Francesco l’ho amato e seguito per molti anni come fan del
Banco e solo nella primavera dell’80 l’ho conosciuto personalmente insieme agli
altri.
Cantava unaltra bella utopia Canto di primavera. Era un pomeriggio di sole fuori dal
Palasport del Parco Ruffini a Torino quando ci siamo incontrati per la prima
volta e la sera eravamo già insieme sulla scena. Loro sul palco circondati da oltre 6000 spettatori
e noi in mezzo a quei 6000 a inventarci immagini per le loro canzoni dall’alto
dei nostri trampoli. La fantasia al potere si gridava nelle strade in quegli
anni e noi fummo la fantasia dentro la musica. Fu il delirio e per due anni
avanzò quel progetto come un
work-in-progress nei palasport e nelle piazze dItalia.
Divenni amico di Francesco e la nostra amicizia durò ben
oltre le tournée di Capolinea (80/81) e Urgentissimo (81/82).
Quando andavo a Roma lui mi attendeva sui gradini del Bar
Capolea e poi salivamo a casa sua nei Palazzi Federici di viale 21 Aprile dove
ci attendeva Elvezia. Era una piccola donna ed una grande cuoca. Ho sempre
amato cucinare ed allora un patto stretto tra me e lei era che ad ogni incontro
mi insegnasse un segreto. Francesco arrivava in cucina mentre io stavo attento ad imparare.
Rimaneva silenzioso, rispettoso del gran sapere di Elvezia, poi mi guardava
sornione e sorridente, felice come non mai di quella madre.
Proprio delle Madres e dell’Argentina abbiamo parlato nel
nostro ultimo incontro ad Asti una notte nell’estate 2013 prima del bellissimo
concerto del Banco dove Big ha cantato con una voce più bella che mai. Ero tornato da poco
dal Sud America e Francesco che stimava con passione il mio lavoro nel sud del
mondo, ne era curioso.
Per questo ho accolto volentieri l’invito dei Têtes de Bois di partecipare all’idea
di Stradarolo-Big, la no-stop di 48 ore dedicata a Francesco Di Giacomo. Sono
tornato nel borgo, che aveva scelto per vivere lontano dal caos di Roma, a
raccontargli la storia di Taty Almeida, una madres, come tutte, orfana di
figlio.
Penso gli abbia fatto piacere. Quello di cui sono certo è che
io mi sono sentito un pò meno orfano di amico e della sua grande sete di utopia.
Tornato a casa ho riascoltato con piacere Canto nomade di un prigioniero
politico e come sempre la sua voce mi ha
fatto davvero sentire libero.
Renzo Sicco
Nessun commento:
Posta un commento