L'evoluzione nel 1972!
Racconti sottoBanco
"Molti critici analizzando Darwin si sono
soffermati a parlare del suono, ma c'era soprattutto una grande fantasia. Noi
non abbiamo mai cercato il raggiungimento di uno sviluppo sonoro attraverso le
"macchine" della sala d'incisione. Per altro, essendo giovanissimi e
inesperti, non avevamo nemmeno la preparazione tecnica, inoltre abbiamo
registrato in condizioni preistoriche. Oggi si può stentare a credere ma Darwin fu registrato su otto piste, pur avendo una struttura e
un arrangiamento quasi sinfonico, con interventi estremamente variegati; assicuro
che non e stato un lavoro facile, gli studi di registrazione americani e inglesi
con 24 o 36 piste, in Italia ce li sognavamo.
Noi registravamo in uno studio della Ricordi, che era un cinema parrocchiale, vicino a piazzale Corvetto, dove il sabato e la domenica dovevamo smontare gli strumenti per permettere ai bambini della parrocchia di assistere alle proiezioni.
Nonostante si trattasse di una grossa casa discografica, si respirava un'aria da autoproduzione casalinga. Il nostro amore per il suono si traduceva in una continua ricerca timbrica, era il mezzo attraverso il quale riuscivamo a comunicare meglio le nostre idee,davamo molto spazio alla sperimentazione".
Noi registravamo in uno studio della Ricordi, che era un cinema parrocchiale, vicino a piazzale Corvetto, dove il sabato e la domenica dovevamo smontare gli strumenti per permettere ai bambini della parrocchia di assistere alle proiezioni.
Nonostante si trattasse di una grossa casa discografica, si respirava un'aria da autoproduzione casalinga. Il nostro amore per il suono si traduceva in una continua ricerca timbrica, era il mezzo attraverso il quale riuscivamo a comunicare meglio le nostre idee,davamo molto spazio alla sperimentazione".
Stralcio
di intervista al BMS
Usciva
nel novembre del 1972 Darwin, album-concept del Banco
del Mutuo Soccorso, capolavoro
assoluto, monumento al progressive rock.
Non
aggiungo altro!
Wazza
BANCO DEL MUTUO SOCCORSO
ARTICOLO TRATTO DAL GIORNALE CIAO 2001 DEL 1972 - INTERVISTA E PRESENTAZIONE
DELL'ALBUM DARWIN
Recensione dalla rete
Il disco è un album
concept che affronta il tema
dell'evoluzione umana teorizzata da Charles
Darwin, traducendone in musica tutta la maturazione: dal caos primordiale,
all'apparizione dell'uomo sulla terra con la conseguente assunzione di una
propria coscienza e sensibilità.
Si toccano quindi aspetti prettamente tecnici quali " La
conquista della posizione eretta", fino ad addentrarsi in quelli più
squisitamente sociali: la collettività, l'amore, la morte, l'identità e la
coscienza.
Rispetto al "salvadanaio", l'impatto grafico è meno attraente, ma i contenuti si rivelano
più consapevoli sin dal primo lungo brano " L'Evoluzione"
(13 minuti) dove, anche in questo caso, l'elettronica compare poco e il pathos
è affidato principalmente alla ricchezza cromatica e alle straordinarie
invenzioni armoniche.
Pur mantendo un groove sostenzialmente rock, che a tratti
si fa molto pesante, " Darwin" suona più colorito
e meglio arrangiato del
precedente: i breaks ritmici risultano molto più
funzionali alla struttura dell'intero lavoro e l'aulicità è limitata al minimo.
I musicisti danno il meglio di sé: le doppie tastiere dei
fratelli Nocenzi trovano qui la loro definitiva
omogeneizzazione, mentre la voce di Di
Giacomo e la chitarra
di Marcelllo Todaro risultano meno invasive e più funzionali
al groove collettivo.
"La conquista della posizione eretta" raggiunge
momenti di pura poesia musicale nel racconto di quel miracolo evolutivo,
sottolineandolo prima con un raffinato duetto di tastiere e successivamente
estroiettando le fatiche, l'incertezza e la gioia di quel fondamentale passo
per l'umanità.
L' unione quale rimedio alla forza e la scelta esistenziale tra fuga
e socializzazione sono
il leit-motiv di " Cento mani e cento
occhi" (" La voglia di fuggire che mi porto dentro non mi
salverà") che musicalmente è un capolavoro del Progressivo Italiano
più raffinato.
Il desiderio
sessuale, i dubbi
dell'amore e le incertezze sulla propria
bellezza esteticasono invece i temi dominanti di " 750.000
anni fa
l'amore?", brano in cui
la voce di Francesco Di
Giacomo raggiunge una
delle vette più alte della sua espressività e anche qui, la band ci fornisce
una magnifica prova di coscienza e sensibilità.
Nei successivi cinque avvolgenti minuti di " Miserere
alla storia", l'uomo si interroga invece sulla sua fine e sul senso della sua esistenza (" Quanta vita ha il tuo
intelletto se dietro a te scompare la tua razza?") per poi sfociare in
un finale di inquietante modernità.
L'interrogativo di " Ed ora io domando tempo al
tempo
" infonde
nell'ascoltatore gli stessi dubbi di quell'uomo primigenio che ora è cresciuto
e si trova davanti ad una società matura, opprimente ed impietosa (" Ruota
fatta di croci").
In sostanza: "a che serve vivere se tutto deve
finire?" La risposta sta nella lotta
quotidiana per l'evoluzione.
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