Usciva
nel novembre 1974, l'album "Cook", edizione per il
mercato estero di "Live in USA".
Registrato
durante le 50 date che la PFM, fece nel Nord America, il
disco entrò nella classifica di Billborad e consacrò definitivamente al
Premiata come il gruppo prog italiano più conosciuto al mondo.
Di tutto
un Pop…
Wazza
Recensione dalla
"rete"
Dopo Photos of
Ghostsdel 1973, nobilitato dalla collaborazione col
paroliere dei King Crimson Pete
Sinfield, il contratto per la Manticore, e un disco come l’Isola di
Niente che più esterofilo di così non si può, non era
più un mistero che la Premiata Forneria Marconi avrebbe
implementato le proprie attenzioni commerciali verso i paesi anglofoni.
L’Inghilterra era stata già conquistata grazie al tour britannico del maggio del 1974, e fu così che arrivata l'estate, mentre “The world became the world" stava già stuzzicando il mercato d’oltreoceano, si concretò l’idea di una tournée americana.
Tempo ancora di partecipare al festival del Parco Lambro in giugno a Milano e il gruppo era pronto a mettersi in mano del potentissimo manager di origini pugliesi Frank Barsalona, contraltare americano di Franco Mamone.
L’Inghilterra era stata già conquistata grazie al tour britannico del maggio del 1974, e fu così che arrivata l'estate, mentre “The world became the world" stava già stuzzicando il mercato d’oltreoceano, si concretò l’idea di una tournée americana.
Tempo ancora di partecipare al festival del Parco Lambro in giugno a Milano e il gruppo era pronto a mettersi in mano del potentissimo manager di origini pugliesi Frank Barsalona, contraltare americano di Franco Mamone.
Pianificata inizialmente solo per 60 giorni, la permanenza in America si estese ben oltre, mettendo a dura prova la stabilità dei musicisti.
Lo schedule originale prevedeva circa 15 concerti da tenersi nei mesi di luglio e di agosto negli States e in Canada, ma il successo riscosso impose al gruppo di tornare a novembre e questa volta, a tempo indeterminato.
Nel corso della sua permanenza in Usa, la Premiata dovette superare molte avversità, tra cui la fatica di sostenere anche due concerti al giorno (“suonavamo di pomeriggio per coprire le spese e di sera per guadagnare”, cfr. Di Cioccio), la nostalgia affettiva e persino un furto degli strumenti poco prima del concerto con i Santana il 25 luglio al Paramount Northwest di Seattle.
Tra il bottino: una "Les Paul Oro" del ’69, una "335" con tre pickup con la quale era stata incisa "Altaloma", due Ovation e due bassi di Djivas. (fonte: Mussida).
Le soddisfazioni però furono incomparabili, tra cui l’aver suonato con nomi quali Poco, Santana, Beach Boys, Allmann Brothers Band, Aerosmith, ZZ Top e Peter Frampton e di essere stati promossi da semplice ”special guest” a Top of the Bill. Più di così, davvero non si poteva.
Nei primi due mesi del tour, il concerto d'apertura si tenne il 6 luglio 1974 alla Convention Hall di Ashbury Park nel New Jersey e i successivi a Los Angeles, Seattle, Portland e Boston, mentre è datata 22 agosto l’unica data canadese.
Fu in questa prima fase che a un dirigente della Manticore, Mario Medius, venne in mente di pubblicare un album live estraendolo dai concerti meglio riusciti della band: quello conclusivo di New York, il 31/08/74 e quello di Toronto, il 22/08.
Il successo di ”Cook” - edito in Italia col nome di “Pfm Live in Usa” - fu notevole al punto di entrare al 150° posto nelle classifiche di Billboard, cosa mai successa ad un gruppo Italiano.
Così il gruppo ripartì per New York a metà novembre.
Anche in questa seconda tranche, gli spettacoli furono circa una quindicina e ormai la Pfm si alternava come attrazione principale a una star come Peter Frampton, che da quella tournèe avrebbe estratto il fortunatissimo Frampton comes alive! (25 milioni di copie vendute) e Dio solo sa cosa sarebbe successo alla Premiata se avesse deciso di stabilirsi in America.
Il Natale però si avvicinava e la voglia di tornare a casa stava serpeggiando pesantemente nel gruppo, al punto di creare dei veri e propri conflitti personali.
I casi erano due: o andarsene, o restare.
Flavio Premoli, che era forse il più legato alla famiglia e alle tradizioni, premeva per il ritorno e anche Mussida e Pagani cominciavano ad avere dei dubbi sulla permanenza.
Djivas e Di Cioccio invece avrebbero preferito continuare, ma alla fine prevalse lo spirito di gruppo e dopo un ultimo concerto il 21/12/1974 alla Academy of music di New York, i ragazzi tornarono in Italia. Nessuno, credo, potrà mai dare loro torto.
“Live in USA” è una splendida testimonianza di quello che fecero all'ombra della star spangled banner. Oltre 45 minuti di incessante musica Prog condita da ammiccamenti, mediterraneità, contaminazioni e tanto, ma tanto calore umano.
Da ascoltare senza rimpianti perchè in fondo la tournèe della Pfm resta una delle più straordinarie migrazioni del nostro rock di quegli anni.
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