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venerdì 9 novembre 2018

George Harrison e Phil Collins



Della serie "forse non tutti sanno che...."
Alle registrazioni dell'album "All Things Must Pass", di George Harrison, venne chiamato uno sconosciuto percussionista, tale Phil Collins, a suonare i bonghi nel pezzo "The Art of Dying", ma il buon George si "dimenticò" di mettere il suo nome tra i crediti, rimediando anni dopo nell'edizione speciale (anche se la presenza di Phil, non è che si senta tanto!).
Il giovane Phil aveva avuto altri "incontri ravvicinati" con il mondo dei Beatles.
Nel 1964 fece la comparsa nel film "A Hard Day's Night".
...di tutto un Pop
Wazza


Il legame di Collins con i Beatles risale al 1964, quando venne assunto come una comparsa nel loro primo film, A Hard Day’s Night. Solo tredicenne all'epoca, trascorse la giornata insieme a centinaia di altri adolescenti istruiti su come urlare a mozzafiato durante il climax del concerto televisivo. Sfortunatamente, il suo purismo musicale lo penalizzò. «I produttori volevano ragazzini urlanti, ma io rimasi immobile, e forse fu per questo che mi fecero fuori dal film» ha detto Collins a Rolling Stone nel 2016. «Ricordo di aver pensato “Volete smetterla di urlare? Ascoltiamo la musica!”»
La sua seconda esperienza con uno dei Fab Four fu egualmente deludente. Nel 1970 venne ingaggiato per suonare le conga in una sessione di The Art of Dying che doveva far parte di All Things Must Pass. «Una sera uno dei manager mi chiamò e mi disse “Vuoi andare ad Abbey Road?” ricorda Collins. «Io risposi, “Sono un pò occupato, mi sono appena fatto un bagno”. Lui disse “Beh”, si tratta di George Harrison” e io risposti “Prendo un taxi”. Entrai e c'erano Ringo Starr, Billy Preston, Phil Spector, Klaus Voorman, Badfinger, Pete Drake (il chitarrista), Mal Evans (il road manager dei Beatles) e George. Spector fu brusco: aveva un atteggiamento del tipo “Chi si crede di essere questo ragazzo, pensa davvero di poter suonare con i Beatles?”».


Determinato a provare il suo talento, il diciannovenne attaccò la canzone con forza brutale durante le prime prove e si fece venire presto delle escoriazioni. Quando iniziarono a registrare, aveva le mani scorticate e poteva suonare a malapena. «Dopo venti minuti, avevo già le vesciche. Facemmo una pausa, poi lo chauffeur di Ringo venne da me e mi disse “Hai finito”». Le conga, ammesso che vennero inserite del tutto, non si sentono nel mix finale. «Quando uscì All Things Must Pass, andai a controllare i crediti ma il mio nome non c'era».

Lo stesso Harrison rimase inconsapevole della partecipazione di Collins fino al 2001, quando lavorò a una versione rimasterizzata del disco per celebrarne i trent'anni. Lui e Collins avevano stretto rapporti d'amicizia negli anni successivi alla registrazione, quindi Harrison decise di divertirsi un pò alle spese della stella dei Genesis. Come forma di scuse per non averlo citato nei crediti all'inizio, mandò a Collins una versione della canzone stando alla quale si sentivano le sue percussioni perdute.


«Ricevetti un nastro della canzone da George; avevo suonato le conga in maniera troppo forte» ha detto Collins a EW. «Ho pensato “Cristo, suona da schifo”. Infatti era uno scherzo di Harrison. Aveva registrato Ray Cooper [il percussionista] mentre suonava. Gli disse “Suona male, voglio registrarlo e mandarlo a Phil”. Non riuscivo a credere che un Beatle avesse perso tutto quel tempo per farmi uno scherzo».

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