Nel novembre
del 1978, il supergruppo UK entra
in studio di registrazione per incidere il nuovo album "Danger
Money".
La
formazione, rispetto a quella originale, perde Allan Holdsworth e
Bill Bruford, diventando un trio con l'ingresso del batterista
americano Terry Bozzio.
Di
tutto un Pop...
Wazza
UK
live nel tour del 1979
Recensione
dalla rete
Dopo
un brillante esordio con l'omonimo lp, "UK", il supergruppo
cambiò in gran parte formazione mantenendo però intatta la voglia
di stupire il pubblico con un progressive rock di gran classe e di
eccellente fattura. La line up presente nel seguente "Danger
Money", disco qui oggetto di recensione, vede la band ridotta,
si fa per dire, a trio: Terry Bozzio alla batteria, Eddie Jobson alle
tastiere e violino e John Wetton al basso e voce. Questa formazione,
in questo disco, da un'ottima prova sia dal punto di vista tecnico
strumentale che sotto il profilo compositivo dando vita ad un lavoro
sicuramente degno di figurare tra i lavori progressive di alto
livello. "Danger Money" si caratterizza subito per un sound
incentrato quasi esclusivamente sul lavoro tastieristico e
violinistico di Jobson da una parte e sul preciso drumming di Bozzio.
Andiamo ad analizzare nello specifico, quindi, questo secondo album a
firma UK.
Apre
il disco proprio la title track, "Danger Money" appunto.
Questo brano già mostra in tutta evidenza il cambio stilistico del
combo, che ci cimenta in una composizione incentrata su maestose
orchestrazioni sostenute da una sezione ritmica compatta e di sicuro
effetto. Molto suggestiva la intro che precede il tema fondamentale
del pezzo, dove le tastiere di Jobson tessono una trama melodica dai
toni oscuri e maestosi allo steso tempo. L'atmosfera particolare
creata da questa intro viene, di seguito, improvvisamente spezzata
dall'irrompere del bel refrain. Da notare l'eccellente lavoro alla
batteria di terry Bozzio che costruisce ritmiche complesse ma di
grande dinamicità. Molto interessante è la capacità del combo di
sviluppare la song lungo atmosfere diverse l'una dall'altra,
riuscendo nella parte centrale di questo lungo brano (della durata di
ben otto minuti) ad inserirvi una sorta di piece strumentale di
grande effetto. La successiva "Rendezvous" viene introdotta
da un morbido e suffuso gioco tastieristico al quale poi si aggiunge
il supporto di un drumming altrettanto lieve e discreto. L'armonia di
questo brano crea atmosfere malinconiche e riflessive e da la
possibilità a Jobson di dare prova delle sue doti di ottimo
strumentista. In questa track è ancora più evidente lo sforzo degli
UK di impegnare l'attenzione dell'ascoltatore non sui singoli
strumenti, ma ad un insieme "orchestrale" sicuramente più
elaborato della precedente release. "The Only thing she needs"
è, al contrario della precedente traccia, una song incentrata molto
sulla sezione ritmica. In questo brano Un impeccabile Bozzio e un
ottimo Wetton, entrambi in grande sintonia, costruiscono trame
ritmiche che con lasciano respiro all'ascoltatore e che sorreggono
soluzioni armoniche in continua "evoluzione". Un
bell'assolo tasieristico di Jobson metterà, poi, il sigillo ad una
delle composizioni migliori del disco. Un'altra intro particolare,
incentrata su linee melodiche oscure, da avvio alla seguente
"Caesar's Palace Blues". Questa track vede Jobson
cimentarsi in orchestrazioni violinistiche pregevoli e suggestive,
sostenute da una sezione ritmica dinamica e corposa fino
all'irrompere del refrain dove le ritmiche si fanno più cadenzate ma
non meno coinvolgenti. Particolarmente interessante è la parte
strumentale che chiude il brano in grande stile. La penultima
traccia, "Nothing to lose", si impone all'ascoltatore per
un lavoro tastieristico (in primo piano) improntato a melodie di più
facile impatto che trovano riuscito sbocco in un bel refrain di più
evidente "apertura" armonica. Coe anche nei precedenti
brani il lavoro in sede di arrangiamenti è eccellente e ogni
strumento svolge il proprio ruolo in perfetta sintonia l'uno con
l'altro. In sostanza questo brano dimostra, una volta di più, la
capacità del combo di costruire raffinate architetture sonore
riuscendo però a colpire dritto al cuore dell'ascoltatore. Come se
il disco seguisse un andamento (concettuale) circolare, la conclusiva
"Carrying no cross", quasi riprendendo il discorso musicale
della prima song, porta il combo a cimentarsi in costruzioni
armoniche complesse sostenute da ritmiche articolate. La più lunga
suite del disco (ben 12 minuti quasi interamente strumentali) si
sviluppa lungo trame melodiche intricate e a tratti impenetrabili ma
sempre di irresistibile fascino, dove Jobson si distingue in modo
particolare per abilità nel saper sfruttare tutti i possibili
artifizi armonici.Non meno fondamentale per la riuscita del brano è
kla sezione ritmica basso/batteria che aggiunge notevole grazia
grazie alla indiscussa abilità tecnico-strumentale del duo
Bozzio/Wetton.
In
conclusione questo "Danger Money" è un album davvero
entusiasmante, che non fa che confermare l'indubbia importanza degli
UK nel firmamento progressivo degli ultimi venti anni. Finito
l'ascolto di questo album mi viene da dire solo questo "sposta
solo una frase e la struttura crolla, togli una singola nota e si
immiserisce tutto".
Track
listing
1.
Danger money (8:12)
2.
Rendez-vous (5:00)
3.
The only thing she needs (7:53)
4.
Caesar's Palace blues (4:42)
5.
Nothing to lose (3:57)
6.
Carrying no cross (12:00)
Line-up
-
Terry Bozzio / drums, percussion
-
Eddie Jobson / keyboards, electric violin
-John
Wetton / lead vocals, bass
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