Un altro pezzo della nostra storia musicale e culturale ci ha lasciato.
Paolo Giaccio uno dei "pionieri" della radio,
divulgatore di buona musica, giornalista, autore e molto altro.
Allego
ricordo di Carlo Massarani ed altri presi in rete...
RIP
Paolo.
Wazza
Addio
Paolo Giaccio.
E’ morto Paolo Giaccio, giornalista musicale,
autore e dirigente televisivo, per decenni infaticabile aggregatore di talenti.
Ha debuttato, alla radio nella redazione di «Per Voi
Giovani» alla fine degli anni Sessanta contribuendo
all’innovazione della radiofonia italiana. Fra le
sue «creature» più importanti il settimanale «TV Odeon» con Brando
Giordani e soprattutto il programma Cult «Mister
Fantasy»
PER VOI GIOVANI,1971-trasmissione
radiofonica
from left to right
:PAOLO GIACCIO, CARLO MASSARINI, MARIO LUZZATTO FEGIZ, TERESA PIAZZA, RICHARD
BENSON
Di
Carlo Massarini
Canzone
per un amico.
Come
e cosa si scrive di una persona che ti ha cambiato la vita?
Perché
Paolo Giaccio è stato la persona che ha inciso di più nella mia vita
professionale, e quello che abbiamo fatto insieme rimane, senza false modestie,
nella storia della radio-televisione italiana.
E’
partito tutto, un po’ per gioco un pò sul serio, da un negozio di vinile. Come
High-Fidelity, come si usava conoscersi, studiarsi e frequentarsi in quegli
anni in cui gli Lp che portavi sotto il braccio erano la tua carta d’identità.
E quindi, il tuo biglietto da visita per ‘entrare’ (dovunque fosse l’ingresso),
o essere lasciati fuori, a cercare un altro gruppo, con altri gusti. A Roma era
Consorti, e su quell’angolo di Via Giulio Cesare sono sfilati molti di quelli
che adesso fanno - nei modi più diversi - il mestiere del comunicatore, o del
discografico. Lui era più grande (2 anni a quell’età fanno la differenza, tanto
più se, come Paolo, sei nato già grande), e ha aperto la pista. Era una pista
da scoprire, tracciare, non c’erano precedenti, non c’erano istruzioni. La via
al rock in Italia. All’inizio Per Voi Giovani, ereditata da Renzo Arbore, in
coppia con Mario Fegiz. Era il 1970, e l’Italia viveva uno strano post-68, che
sarebbe presto deragliato in guerriglie e guerra. Intanto, c’erano scuole e
fabbriche occupate, fermenti giovanili e bollenti, voglia di cambiamento. PVG
si collegava con i luoghi, faceva sentire le voci, risvegliava coscienze.
Troppo. Per volere del Ministro dell’Istruzione di allora Paolo fu esiliato a
Londra (che nel 1971 era un bell’esilio, oggettivamente), e al suo posto entrai
io. Ero quello che ‘sapeva bene l’inglese’, che mi era già valso un ruolo di
traduttore dei testi, perché, giustamente, sosteneva che per farle arrivare in
tutta la loro forza le canzoni di Dylan, Cohen, Stones e Zappa e tutti gli
altri le parole andavano comprese, godute. Come quelle di una nuova generazione
di cantautori italiani.
Non
c’era Internet, gli Lp e i 45 giri venivano pubblicati in Italia con ritardo
imprevedibile (anche mesi, ‘Mr Fantasy’ uscì a dicembre ’67 e lo comprai a
marzo ‘68…), a volte mai. Non c’erano programmi alla radio, né alla tv, poche
finestre non specializzate in cui potevi magari beccarti qualcosa di clamoroso,
ma per caso. Il rock non era di massa, i ragazzi non potevano sapere cosa
uscisse in GB e USA, quando sentivano per la prima volta Traffic, o Pink Floyd,
o Genesis e Van der Graaf sgranavano occhi, spalancavano le orecchie e
ringraziavano di avergli fatto conoscere musica che nemmeno immaginavano
esistesse. Si trasmettevano gli album per intero. Gli Spotify kids non capiranno
come fosse possibile, se guardo indietro sembra davvero una favola di qualche
secolo fa.
A
metterla in onda c’era un gruppo variopinto di pionieristici dj molto diversi
di testa e di gusti: Massimo Villa, Michelangelo Romano, Raffele Cascone,
Richard Benson, Dario Salvatori, Gianluca Luzi, Claudio Rocchi, due ragazze
-opposte anche loro- Fiorella Gentile e Maria Laura Giulietti, e lo stesso
gruppo, sempre mutevole per via della contrattualistica RAI, scese anche la
notte e a Popoff (beh, notte, 21.30, ma dopo c’era il Bollettino dei Naviganti
e la filodiffusione…). Paolo era un fratello maggiore, suggeriva, faceva da
cuscinetto con i dirigenti, stimolava, e apprezzava le stranezze – anche se la
sua bibbia era Neil Young, ognuno di noi ha una stella polare.
Finito
il decennio della radio, Paolo entrò come funzionario a RAI1 sotto la guida del
grande Brando Giordani, direttore che - come Paolo Valmarana a Raio Uno-
lasciava fare ‘ai ragazzi’, pensando che qualcosa di buono ne sarebbe uscito.
Più che buono, direi. Epocale. L’intuizione di Paolo di raggruppare in un
programma quello che da qualche anno, ma come materiale promozionale, era usato
a volte negli intervalli al posto delle pecore, e di farlo in un contesto
televisivo nuovo, è la grande idea di Mister Fantasy, il primo programma al
mondo (prima di MTV) sui videoclip. L’epopea di MrF fa parte dell’immaginario
collettivo di una generazione: centinaia di video trasmessi, tanti artisti
lanciati e tanti altri già affermati ripresi in modo nuovo, la grafica -straordinaria-
di Mario Convertino. Vicinanza ai movimenti artistici milanesi (l’architettura
dello Studio Memphis, con Sottsass e Mendini), aperture sul mondo del
video-teatro, video-moda, video-design. Puntate in studio, a casa, sui tram,
all’estero, nei locali. Le video-lettere, peccato non averle tenute,
racconterebbero molto di quegli anni, e dei ragazzi che li abitavano, ‘fra il
TG della notte e l’alba’. Video era la parola chiave degli anni ‘80, in cui la
musica stava cambiando ancora, con l’ingresso delle strumentazioni digitali.
Una tv nuova, diversa, piena di intuizioni, di contaminazioni, internazionale
di gusto e di intenti. Paolo era uno che amava vivere, circondarsi di gente,
conoscere di tutto, era uno degli uomini più curiosi che ho conosciuto. Sapeva
cogliere le novità nell’aria - se cercavi una nuova tecnologia, potevi essere
sicuro di trovarla da lui - e trasformarle in spunti televisivi, o di vita. La
locanda Solferino a Milano era una base operativa, un porto di mare, in fondo
una replica della sua casa, dove ogni cena, o festa, era un punto
interrogativo: chi ci sarà stasera?, e puoi giurare che gente con cui
discutere, o abbracciarsi, o interrogarsi, o rivedersi dopo 20 anni ce n’era
sempre. Era questa la sua genialità: mischiare, divertirsi a farlo e vedere
cosa ne veniva fuori. Sempre con una gentile e invisibile regia, mettendo
sempre a proprio agio, perché se si è signori e se ami la vita non puoi usare
le persone, ma aiutarle a costruire qualcosa di diverso.
Il
diverso, il nuovo, è stato sempre il motore. Come quella notte di febbraio 95,
una telefonata dal nulla per dire “ti chiamerà Renato Parascandolo (un altro
del gruppo di PVG, Nagra in spalla e interviste politiche, poi direttore di Rai
Educational), ti proporrà un programma piccolo. Ma tu accetta, perché è il
futuro”. Era Media/Mente, era Internet, era davvero il futuro. Io non lo
sapevo, lui sì. O come quando mi chiamò, da vicedirettore di Rai5, e nel tempo,
in direzione ostinata e contraria, siamo riusciti a riportare in onda un
magazine di musica, Ghiaccio Bollente. La musica. Ci ha legato l’ossessione di
fare qualcosa di qualità in quel campo così importante per noi e così ignorato
in tv. Lo strumento di comunicazione e condivisione più importante dei nostri
tempi, una fonte inesauribile di emozioni, e non un programma. Sapevamo che
c’erano storie da raccontare, narrazioni da mozzare il fiato e far salire i
lucciconi, e si faceva fatica ad avere uno spazio, persino di notte. Strano
mondo. Ma forse era la nostra visione a essere ormai ‘contraria’. Voler
raccontare le storie, e la storia, scendere in profondità, quando tutto è così
rapido, superficiale, fatto al volo e al volo dimenticato. Questo è uno dei
motivi per cui Paolo mancherà non solo a me e a quel gruppone di amici
costruito nel tempo, ma -anche se non lo sanno- a tante altre persone.
Negli
ultimi anni ci sono stati pezzi della mia generazione che ci hanno lasciato,
creando un vuoto impossibile da colmare, e delle memorie meravigliose e irripetibili.
Lasciandoci ‘helpless’, piccoli e impotenti di fronte allo scorrere della vita.
Questo è il più grande di tutti.
Ciao
Paolo, grazie di 50 anni di amicizia, e dovunque tu sia, long may you run.
PROGRAMMI RADIO TV DEGLI ANNI 60-70 / 1: POPOFF
Il
titolo era ovviamente un gioco di parole, pop-off, ovvero oltre la musica pop,
fuori dalla musica pop, ma ricordava anche il nome dello scienziato russo
Alexsander Popov, studioso delle microonde poi usate per la tecnologia radio
(insomma, una sorta di rivale di Marconi) e suonava comunque come una parola
russa (erano di pochi anni prima il Dot tor Zivago e il successo italiano del
"kasachock").
Il
programma è andato in onda dal 22 ottobre 1973 al 2 ottobre 1976, nel nuovo
spazio serale dalle 21 e 30 alle 22 e 30, per sei giorni la settimana (domenica
esclusa) sul secondo canale di Radio RAI (allora Secondo Programma). Per
diversi anni seguiva il programma musicale di grande successo Supersonic, di
taglio più commerciale, costituendone una sorta di integrazione con generi meno
noti al grande pubblico. La collocazione era una novità per la Rai, che apriva
così una nuova fascia serale, sinora non dedicata a questo genere di programmi.
Costituendo così anche una anticipazione della fascia serale che poi sarà
ampiamente utilizzata dalle radio libere che sarebbero arrivate 3-4 anni dopo.
Curatore
della trasmissione era Paolo Giaccio, poi Paolo Grazzini, conduttori molti
degli stessi presentatori della edizione pomeridiana di Per voi giovani, che
alla sera potevano proporre musica meno condizionata dalle esigenze della
fruibilità e dai ritmi derivanti dalla collocazione in una fascia oraria molto
frequentata. Al microfono quindi buona parte del giro di Per voi giovani, a
partire da Carlo Massarini, che iniziava le trasmissioni annunciando:
"Popoff, un'ora di sana e solida musica rock!" e dal popolare
Raffaele Cascone con la sua idea, condivisa con Massarini, di "rock del
Mediterraneo".
Potevano
essere proposti oltre al rock, brani di jazz, soprattutto del più attuale
jazz-rock, oppure progressive di durata inconsueta (pur se anche a Per voi
giovani non esistevano vincoli di durata così stringenti come ora), oppure folk
con contaminazioni varie, più raramente hard-rock e metal. Era anche possibile,
nella dimensione più rilassata e riflessiva della sera, recuperare la musica
del recentissimo e fecondo passato, che non aveva fatto in tempo a raggiungere
il pubblico italiano.
I
primi conduttori sono stati Fiorella Gentile, Massimo Villa, Carlo Massarini,
Maria Laura Giulietti, Dario Salvatori, Michelangelo Romano, che il martedì
presentava i cantautori italiani e si alternava con Gianluca Luzi. In seguito
si sono aggiunti Nicola Muccillo, Raffaele Cascone.
Non
c'erano vere e proprie sigle di apertura e chiusura, e cambiavano anche con i
conduttori, una sigla di chiusura del programma spesso utilizzata è stata
Aegian sea degli Aphrodite's Child.
A
fine '76 il programma venne cancellato, per essere sostituito all'inizio
dell'anno successivo da un programma di impostazione simile, chiamato Radio 2:
21 e 29. Dei conduttori precedenti rimase il solo Massarini (che abbandonò
prima della fine di questo ciclo per contrasti con la produzione), assieme a
Fabio Santini, Peppe Videtti, Rossella Lefevre, Sabina Fabi.
(nella foto P. Giaccio, a sin. con gli
occhiali, insieme a R. Cascone e Chiara Forzano)
Addio
a Paolo Giaccio.
Conduttore
radiofonico di Per Voi Giovani negli anni '70 insieme a Raffaele Cascone, Carlo
Massarini, Claudio Rocchi, Mario Luzzato Fegiz.
Pionieri
in Rai della musica alternativa (così era denominata a quel tempo la musica pop
e rock per distinguerla da quella commerciale) e della controcultura giovanile.
Per
Voi Giovani e Pop Off furono le trasmissioni radiofoniche che fecero da colonna
sonora alla mia gioventù e a quella di tanti altri di quella generazione.
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