BATHORY - La band che cambiò l’Heavy Metal
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di Fabio Rossi
Commento di Andrea Pintelli
Avere la possibilità di parlare di un nuovo libro scritto dal collega Fabio Rossi è un piacere, per diversi motivi. Fabio, prolifico scrittore e saggista, collaboratore di MAT2020 ma anche di Classic Rock (la rivista musicale più venduta in Italia), ha stile, grazie a una prosa mai noiosa, intensa, di quelle che tengono “svegli”. Non stanca, ma anzi aiuta ad immedesimarsi nel capitolo successivo, volendolo identificare con una rara virtù. Dedicare per primo un intero libro ai seminali Bathory, vale da solo il prezzo del giro di giostra. Questo volume è stato pubblicato da Officina di Hank (dal giugno 2020 marchio identificativo della Chinaski s.r.l., uno dei fiori all’occhiello dell’editoria indipendente attivo fin dal 2006), il cui catalogo è costellato da perle rare (grazie anche alla visione alternativa di Federico Traversa).
Fin dalle note di retrocopertina l’intento è chiaro: “Il caso dei Bathory rappresenta un “unicum” nel mondo dell’heavy metal perché a questa band, o per essere più precisi al suo fondatore e leader Thomas Börje Forsberg, meglio conosciuto come Quorthon, si fanno risalire le origini di due sottogeneri della portata del black e del viking. L’intuizione di intraprendere un percorso innovativo è già di per sé pregevole, ma riuscire nel corso di una carriera a tracciare addirittura due sentieri completamente inesplorati, colloca di diritto la formazione svedese tra le più importanti e seminali dell’intera storia del metal. L’eterna diatriba se siano stati migliori i Bathory del periodo black o quelli dediti al viking non terminerà mai e non avrà né vincitori né vinti!”.
Bathory, quindi; gruppo
leggendario nato grazie e intorno ad un’unica persona, autore di tutti i testi
e tutte le musiche, quel Quorthon cui a diritto vengono inviati omaggi
periodici tramite i suoi discepoli in musica, testimoni del gigantesco
imprinting che ha avuto nelle band successive alla sua venuta.
La volontà che Thomas Börje Forsberg
ha messo in quello che ha fatto è palese, sia per quantità di opere prodotte,
che per qualità di invenzioni architettate. La forza dei suoi progetti sta
anche nella scelta dell’anonimato che sempre lo ha caratterizzato, evitando di
fornire le proprie generalità, non suonando mai dal vivo (se non sotto mentite
spoglie), facendo dei giochetti concettuali un tantino crudeli agli intervistatori
che pur poche volte sono riusciti a raggiungerlo. Insomma, un vulcano di idee
che ha voluto rimarcare la sua autonomia dal sistema discografico ed economico,
dalle falsità e dai crimini imposti dal cristianesimo alla sua terra (Svezia) facendo
quasi scomparire le proprie radici del paganesimo (fortunatamente ancor vive),
dal modus vivendi che in ogni istante ci viene imposto dai mass media servi
degli oscuri padroni del vivere quotidiano. Quorthon persona libera e
indipendente, non un numero stereotipato come la maggior parte di noi. Peccato
se ne sia andato a soli 38 anni, altrimenti chissà dove sarebbe potuto arrivare.
Tutte le motivazioni, i fatti pubblici e privati dell’artista e dell’uomo li
trovate in questo libro scritto in maniera altrettanto ardente ed esuberante da
Fabio, che ne ha tracciato un profilo incredibilmente nuovo, rispetto a ciò che
si sapeva finora, inserendo episodi sconosciuti grazie ad una profonda e
accurata ricerca.
Quando leggete o ascoltate che il black metal l’hanno inventato i Venom, non credeteci: erano solo ragazzi da pub che si divertivano a fare casino, andando sul palco con un finto atteggiamento malvagio e pseudo-satanico. Solo apparenza. Quel che i Bathory hanno portato è autenticità, attaccamento alle proprie radici tramutato in arte estrema, azione e direzione. In quanti possono vantarsi di averlo fatto? Al di là dei generi, of course…
Volutamente evito di riportare le
particolarità descritte, perché questo libro va letto, non immaginato grazie a
questo articolo, che serve solo per dare un ulteriore slancio a quest’opera che
rappresenta importanza e riempie un vuoto editoriale (certo, mancano volumi
dedicati anche a Uriah Heep, Lynyrd Skynyrd, Fairport Convention, ecc., ma non
vorrei essere polemico).
Non per niente è già in testa alle
vendite di libri in seno all’Heavy Metal, nonostante la sua recente
distribuzione. Quindi un plauso a Fabio per averci creduto, per averlo
realizzato in una maniera così approfondita, per continuare a farlo verso altri
lidi.
Ora tocca a voi, cari lettori.
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