Marta De Lluvia- La
festa che non c’era
Con “La festa
che non c’era”
Marta De Lluvia si conferma artista dalla forte grana
poetica, capace di sorprendenti vette autoriali.
Dodici brani di
assoluta perfezione stilistica, sostenuti da una voce viscerale ed elegante.
La produzione
artistica e gli arrangiamenti sono di Edoardo Petretti, con Federico
Ferrandina agli arrangiamenti e alla direzione degli archi.
Autobiografia e
universalità si danno la mano in un disco classico e moderno al tempo stesso.
De Lluvia è infatti
classica, nell’accezione più nobile del termine, e, contemporaneamente,
attuale; esemplare e- insieme- controcorrente.
La canzone d’autore
di Marta De Lluvia vuole essere un atto di profonda empatia e di condivisione,
ha una vocazione intrinseca ad accogliere e ad essere accolta.
Si ascolti, a questo
proposito, Malerba, (Poco importa se è di nessuno e perciò non
importa se selvatica ruba la terra allungando radici/ché domestico non è mai
chi non appartiene/chi di caro ha soltanto, soltanto la vita), metafora di
un’irrilevanza che acquista rilievo, di una vulnerabilità che viene finalmente
legittimata.
Bastava la città a
riempire il giorno/ farsi stranieri in un’altra vita/camminare dentro una
poesia di sete infinita. Bastava la città per il giorno/Facile perdersi/ E
confondersi/Comparse della memoria- canta De Lluvia in un testo che meriterebbe
(al pari di molti contenuti nel disco) di essere inserito nelle antologie
poetiche.
La Festa che non c’era è un lavoro seminale, dagli echi cardarelliani (si ascolti, su tutte, Verrà settembre), destinato- se solo riceverà la dovuta attenzione- a depositarsi proficuamente, a sedimentare nelle pieghe dell’inconscio collettivo e a fiorire con il tempo.
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