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domenica 29 dicembre 2024

Corinna Conci presenta la prima parte (“Female side”) del progetto ES/SÉ (Simona Fasano e Edmondo Romano)

ES/SÉ narra una dimensione trasformativa di ciò che manca in ciò di cui abbiamo bisogno per guarire, attraverso un itinerario onirico sonoro e della parola.

Per il loro primo album insieme, Simona Fasano (voce e autrice dei testi) ed Edmondo Romano (compositore e polistrumentista) scelgono un titolo che condensa simbolicamente i due aspetti del percorso di ricerca e conoscenza di ognuno di noi.

L’inconscio, l’istanza “Es” secondo la teoria freudiana, costituisce in gran parte il materiale della nostra realtà onirica e contemporaneamente è custode anche delle nostre ferite mentali e relazionali. Questa parte arcaica dell’essere è fatta di immagini, emozioni, istinti, percezioni, memorie, trasformazioni.

Il sogno e i nodi psichici sono eventi che si configurano in una dimensione archetipica dalla struttura universale.

Esistono sogni comuni in tutte le culture e in ogni periodo storico, a conferma che non si tratta di una raccolta casuale di informazioni, ma di tematiche archetipiche presenti anche nella mente della veglia. Il contenuto onirico invece è personale, autonomo e autogenerato perché attinge da sistemi concettuali della persona.

Allo stesso modo le ferite psichiche parlano di mancanze con un linguaggio comune che poi si declina individualmente.

Solo però nella narrazione si manifestano i significati di queste autobiografie collettive e personali.

Il valore dello svelamento sta nell’ avvicinamento alla consapevolezza, intesa come presenza mentale e viscerale, chiarezza nel sentire, senza essere però travolti da questa esperienza.

Percorrendo questa strada si arriva a muoversi nel mondo essendo sè, esprimendosi e realizzandosi.

In questo senso l’album manifesta delle strutture universali di fragilità umane, le raccoglie in due parti distinte del disco: la Female side” (composta da Rose Moon, Mon Jardin, Enfado, Impermanenza) dedicata alle ferite più vicine alla corrente energetica femminile, e la “Male side” (in uscita entro la fine del 2024) che narra quelle dentro un flusso maschile.

Così nel brano Mon Jardin la ferita del dolore si trasforma alchemicamente: la metamorfosi riguarda la violenza, l’abuso che diventa un giardino segreto rigoglioso, da metallo pesante in oro prezioso. 

Nel brano Impermanenza si affronta invece il vittimismo ma anche il fallimento. Essere ribelle significa uscire dal ruolo in cui il mondo si aspetta che tu giocherai. Ti ritrovi a muoverti in quelle vesti, che invece sei libero di non indossare, staccando l’interruttore dell’autodistruzione. 

In Enfado la tristezza vortica come un gorgo d’acqua, si mescola alla rabbia, ci avvolge completamente. Vivere nel corpo un dolore che la psiche conosce, per connettere il pensiero e le emozioni ai sensi, accettando l’integrarsi dei nostri diversi funzionamenti senza fare esclusioni. 

E nel brano Rose Moon infine, guardiamo insieme la madre di tutte le paure, quella della morte, esorcizzandola con un rito di morte simbolica: lasciare andare il controllo della mente sulla realtà e accettare l’imprevedibilità assoluta che l’esistenza ci offre quotidianamente. 

Esistono alcune esperienze che sono vere solo per chi le vive. Il mondo emotivo dell’altro è invisibile fino a che non c’è sintonizzazione e narrazione. ES/SÉ lavora in questa dimensione creativa, ricordandoci il potere della consapevolezza raggiunta attraverso la condivisione profonda, dove ognuno di noi ritrova un pezzo della sua storia.

Corinna Conci

Giornalista - Psicologa - Psicoterapeuta ad indirizzo analitico transazionale




venerdì 27 dicembre 2024

NOTTURNO CONCERTANTE -“DISTRESSED COLOURS”, di Andrea Pintelli

NOTTURNO CONCERTANTE
“DISTRESSED COLOURS”

Di Andrea Pintelli 

 

Chi mastica un po’ il progressive italico, sa già che il Notturno Concertante è stato uno dei maggiori gruppi in seno al prog revival degli anni Novanta. Tuttora resta uno dei migliori sulla piazza, oggettivamente. Per chi non li conoscesse, buon ascolto; non è mai troppo tardi. Attivo fin dal 1984, ha rilasciato diversi e notevoli album per la mitica Mellow Records, etichetta discografica guidata da Mauro Moroni e Ciro Perrino, che ha contribuito in maniera enorme a rilanciare il genere con clienti sparsi in tutto il mondo. Nel tempo la band è stata chiamata a collaborare con autori di grande rilievo, ovviamente in ambito musicale (es. Steven Wilson), ma anche teatrale, cinematografico, televisivo. Personalmente continuo ad adorare il loro terzo disco, “News from Nowhere” del 1993, ma ora è il turno di “Distressed Colours”, l’ottavo lavoro, uscito a inizio novembre per la Luminol Records.

Si tratta di un’opera interamente strumentale, suonata e arrangiata con tecnica mirabile e trovate eccellenti all’insegna di un’alta qualità che, ancora una volta, sorprende. I brani hanno rimandi che vanno dal folk all’elettronica, dal jazz alla classica; un melting pot che esprime libertà, atta a spaziare ovunque. Questa è la vera forza del Notturno Concertante, i cui musicisti hanno sempre messo interamente se stessi nella loro arte, ritrovandosi l’un l’altro nei risultati finali: Raffaele Villanova, chitarra/tastiere/basso, Lucio Lazzaruolo, chitarra/tastiere, Francesco Margherita, batteria. In questo disco si sono avvalsi della collaborazione di diversi eccellenti ospiti, che hanno portato un valore aggiunto tangibile. Su tutti Cristiano Roversi (Moongarden, CCLR, ecc.) che, oltre a suonare basso e stick, ha anche lavorato dietro la consolle, masterizzando il tutto.

Soft Moon, prima traccia, meravigliosa, con chitarre a creare atmosfera, ritmo, gioca con la possente sezione ritmica per determinarne il percorso; il violino allarga gli orizzonti con gusto e magia.

Shadows Party, col basso che entra nello sterno per restarci, offre alle chitarre lo spazio per potersi esprimere al meglio, con floride aperture e cambi di tempo che in soli due minuti e mezzo fanno intendere la materia di cui sono fatti questi artisti.

Distressed Colours è etnica (direbbero oggigiorno), ma io preferisco citare il cammino folk dal quale parte per inerpicarsi in un difficile, quanto inusuale, tragitto sonoro; la copertina ne racchiude tutto il senso di angoscia per chi ogni giorno attraversa quel cimitero chiamato mare Mediterraneo, in cerca di un futuro vivibile, senza averne un briciolo di certezza. Chi dimentica (o fa finta di non vedere) il dolore altrui, chiaramente, non ha capito nulla della vita.

Kissing Cloud, con andamento rilassato e chitarre acustiche che fanno volare, offre un altro aspetto della band: sofisticato senza vanti, profondo con naturalezza, messaggero di beneficio interiore.

Elusive riporta al movimento, dove il lavoro d’insieme è luce per le orecchie e fiori per l’anima. L’intervento del flauto è da applausi. Lost Cloud, più cupa delle precedenti, si misura con le ansie e le mancanze, per poi tuffarsi in un mare di armonie stratificate e cadenze pressoché perfette.

Dark Silence, ossia ode al prog più intenso, con controtempi da manuale. I ragazzi sono davvero in gamba, in forma, in contatto con entità che, spesso, non vogliamo vedere. Loro ce li presentano direttamente. Poison Town, canzone dai tratti strani e misteriosi, pone l’accento sull’abilità compositiva dei nostri. Partorire pezzi così è rarità, concepire un disco del genere ancora di più. Le parti di tastiera e clarinetto sono d’altrove, a formare un lago di emozioni.

On the Nature of Things torna ad uno sviluppo più disteso; come essere su un tappeto volante fra brezze gentili e profumi di glicine. Da ascoltare a occhi chiusi.

PR Smiles: e qui ci trovo un tono leggermente minaccioso; vuoi il ritmo, vuoi il titolo, vuoi che ognuno di noi negli strumentali ci trova quello che ha, in parte, già vissuto. Comunque, un altro tassello del messaggio che il trio vuole manifestare.

Skywriting ha luci differenti, più sfavillanti, meno velate. Ottima nel procedere, con un grande lavoro di batteria, che va comunque sottolineato per ogni traccia; cadenzata e fantasiosa nelle indicazioni che fornisce all’ascoltatore.

Pastel Ghosts è incentrata su un sax dai tratti fusion, che sorvola, plana, volteggia nell’etere dell’intimità. Bomba.

Winterlude, ottima di questi tempi, guarda le fresche lande per donare calore, stringe la mano alla signora Libertà dandole del tu, fa l’occhiolino a chi non ha follia.

Raw Elegance chiude quest’album in maniera solenne, dimenticandosi della gravità, riportando tutti noi sulla stessa linea d’onda, fatta di emozioni, sorrisi, fratellanza. O almeno, così dovrebbe essere se desideriamo andare avanti e vedere tante albe. “Distressed Colours” può aiutarci a riflettere in tal senso. Abbracci diffusi.



Track list (cliccare sul titolo per ascoltare)

1.    Soft Moon

2.    Shadows Party

3.    Distressed Colours

4.    Kissing Clouds

5.    Elusive

6.    Lost Cloud

7.    Dark Silence

8.    Poison Town

9.    On the nature of things

10.   PR Smiles

11.   Skywriting

12.   Pastel Ghosts

13.   Winterlude

14.   Raw Elegance

 

NOTTURNO CONCERTANTE are:

-         Raffaele Villanova (classical guitar, keyboards, additional bass)

-         Francesco Margherita (drums)

-         Lucio Lazzaruolo (classical guitar, keyboards) 

Guests:

-         Cristiano Roversi (bass and stick bass)

-         Defrim Mala (clarinet on Poison town)

-         Gianluca Milanese (flute on Kissing cloud and Elusive)

-         Jack Julian (keyboards on On the nature of things)

-         Nadia Khomoutova (violin)

-         Spiros Nikas (saxes on Pastel ghosts)

 

All tracks composed by Lucio Lazzaruolo and Raffaele Villanova

Recorded at Transparent Music October 2020 to January 2024

Produced by Raffaele Villanova and Lucio Lazzaruolo

Mixing: Raffaele Villanova

Mastering: Cristiano Roversi

Photo cover and graphics: Raffaele Villanova




 

martedì 24 dicembre 2024

RocKalendario del secolo scorso – Dicembre-Di Riccardo Storti

 


RocKalendario del secolo scorso – Dicembre

Di Riccardo Storti


1954 – Parigi, 2 dicembre, presso il Théâtre des Champs-Élysées, sotto la direzione di Hermann Scherchen, alla testa dell’ORTF, viene eseguita Déserts, composizione per orchestra e nastro magnetico di Edgar Varèse. L’idea di proporre questa pagina d’avanguardia in un repertorio classico non fu compresa dal pubblico in sala, che si vide rovinare una bella serata iniziata con la Grande Ouverture in Si bemolle maggiore di Mozart (K. 311a) e conclusa con la Sinfonia n. 6 detta Patetica di Tchaikovsky. Eppure Stravinsky, presente in sala, apprezzò parecchio. Ma che c’entra tutto ciò con il rock? C’entra, perché dall’altra parte dell’Oceano, in quel di Lancaster (a due passi dal deserto californiano del Mojave), un ragazzino di 14 anni avrebbe fatto carte false per esserci: Frank Zappa. A 12 anni venne colpito da Ionisation e a 15 lo avrebbe chiamato al telefono per fargli delle domande mentre il musicista continuava a lavorare su Déserts.

Consigliamo la lettura del testo di Zappa Edgard Varèse - The idol of my youth (1971), nella traduzione italiana a questo link.

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1964 – La copertina sembra suggerire che qualcosa stia per cambiare: ambientazione autunnale, i Beatles non sembrano affatto allegri, non proprio tristi ma piuttosto ombrosi: malinconico George, disincantato John, inquieto – se non spaventato – Ringo, enigmatico Paul. Così si mostra Beatles for Sale, quarto album dei Fab Four, uscito il 4 dicembre del 1964. Cosa ci vogliono comunicare i quattro ragazzi di Liverpool? Che, forse, si sono anche un po’ stufati delle fughe dai fan immortalate nella recente pellicola di Hard Day’s Night? Oppure è arrivato il momento di offrire maggiore spessore alle loro canzoni? Beatles for Sale è sicuramente un album di transizione verso il più innovativo Rubber Soul, però, nonostante il profilo da nota di passaggio, l’album offre momenti di rilievo come le ballad autobiografiche I’m a Loser di John Lennon (già un omaggio a Dylan) e Baby’s in Black (il lutto dell’amica Astrid Kirchherr, compagna del bassista dei Quarrymen Stu Sutcliff). 

Per il resto tanto rock’n’roll e omaggi a chi glielo ha insegnato a suonare (Carl Perkins, Little Richard, Chuck Berry e Buddy Holly).     

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1974 – È il 2 dicembre e dalla Numero Uno esce l’ultima fatica di Lucio Battisti: Anima latina. Si tratta di un album di rottura, rispetto agli ultimi lavori tanto che, a livello di memoria collettiva, nel disco non emerge alcuna canzone capace di entrare nell’immaginario battistiano. Sì, un 45 giri è stato pubblicato, ma quanti ricordano Due mondi alla stregua di Il mio canto libero o La canzone del sole. E, all’epoca, Anima latina venne stroncato proprio perché il musicista Lucio Battisti (e non il cantante…) ebbe il coraggio di mostrare i suoi appunti di ricerca attraverso un’opera che, a distanza di 50 anni, si sarebbe imposta come una pietra miliare del repertorio anni Settanta. La penna di Mogol offre testi criptici e complessi, così come complesso e raffinato è l’ordito sonoro. Ecco: il suono al centro. Abbassiamo la voce affinché l’ascoltatore si sforzi per lasciarsi coinvolgere, se no, meglio perderlo. Un Battisti quasi radicale che si diverte a fare quel dispetto in Abbracciala, abbracciali, abbracciati e Macchina del tempo, in cui il canto è quasi sussurrato. Altro che le dinamiche a mille di Un’avventura

Ulteriore valore aggiunto, la ricchezza di stili: musica latino-americana, suggestioni jazz, fiati Philly Sound, elettronica, folk mediterraneo, imprevisti bandistici. Praticamente progressive.

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1984 – Un disco live. Lo si chiedeva a gran voce da anni, perché, da quando Pino Daniele aveva esordito nel 1977, non erano mancati concerti in lungo e in largo per la penisola e chi ebbe modo di parteciparvi, ancora oggi racconta con dettagli quasi agiografici le performance del cantautore e dei partner in tour. Oggi, per fortuna, c’è Youtube; oltre quarant’anni fa, c’era solo la Rai che, ogni tanto, regalava qualche chicca, destinata poi all’oblio degli archivi. Così, finalmente, a dicembre del 1984 uscì il doppio album dal vivo Sciò, collezione del meglio sui palchi italiani degli ultimi due anni, nonostante le resistenze dello stesso Daniele che, da buon perfezionista, aveva affermato: “È stato il mio primo disco live, un doppio album ricco di ricordi e di incontri musicali d'eccezione, io non volevo che quest'album uscisse perché non ero soddisfatto delle registrazioni (… ma io non sono mai soddisfatto delle registrazioni).” 

Al di là delle comprensibili remore dell’artista, Sciò è una bellissima fotografia di famiglia con gli immancabili De Piscopo, Marangolo, Esposito, Zurzolo, Amoruso oltre ai preziosi (e nobili) sax di Bob Berg, Larry Nocella e Gato Barbieri.  

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1994 – New York, presso il Mount Sinai Hospital, a seguito di un arresto cardiaco, dovuto a svariate complicanze, se ne va O Maestro ovvero Antônio Carlos Jobim. Con composizioni intramontabili, come Garota de Ipanema e Chega de Saudade, ha saputo unire ilsamba tradizionale brasiliano con influenze jazz, creando un genere musicale che ha conquistato il mondo ovvero la bossa nova. La sua abilità nell’arrangiare melodie sofisticate e testi poetici – soprattutto quelli scritti da Vinicius de Moraes - ha portato la musica brasiliana sulla scena globale negli anni '60. Jobim ha collaborato con artisti leggendari come João Gilberto, Stan Getz e Frank Sinatra, consolidando la sua eredità come innovatore della scena musicale carioca.

Quando la morte lo colse, stava per dare alle stampe il suo quindicesimo album (Antônio Brasileiro), completato quasi un anno prima; venne pubblicato postumo l’11 dicembre.

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sabato 21 dicembre 2024

Wazza ricorda Francesco Di Giacomo in occasione delle feste natalizie...


Ho imparato che puoi capire molto di una persona dal modo in cui affronta queste tre cose: una giornata di pioggia, la perdita del bagaglio, e l’intrico delle luci dell’albero di Natale. 

Maya Angelou 

Cambiare idea è un dovere e una necessità, e non un capriccio o una debolezza; è una crescita evolutiva. 

Un uomo deve cambiare idea, se non è contento di quello che è. Spesso ci sono persone contente di quello che sono perché non si sono affatto analizzate: magari uno è uno stronzo e continuerà a restare tale. 

È quando entra in campo la consapevolezza che subentra anche la crisi. 

Franco Battiato



venerdì 20 dicembre 2024

WHITE CIRCLE PROJECT – “CLOSE YOUR EYES AND SEE YOUR GHOSTS”-Commento di Evandro Piantelli

 


WHITE CIRCLE PROJECT – “CLOSE YOUR EYES AND SEE YOUR GHOSTS” (2024)

Di Evandro Piantelli

 

White Circle Project era inizialmente il nome del progetto musicale del pianista e compositore Paolo Pagnani, ma da qualche anno è diventato un gruppo vero e proprio. La lavorazione di questo album (dal titolo veramente azzeccato perché, diciamocelo francamente, ognuno di noi ha i suoi spettri che lo tormentano) è iniziata nel 2020, ma è stata poi interrotta per i noti motivi legati alla pandemia. È stata ripresa ed ultimata nel 2024, con qualche cambiamento nella formazione (che vedremo più avanti). Il disco è stato pubblicato lo scorso mese di ottobre.

Inserire la musica dei WCP in un genere preciso è difficile, considerate le diverse fonti di ispirazione della band che, partendo dalla musica classica, incrociano il prog e la canzone d’autore, ottenendo così un prodotto decisamente originale. La formazione attuale del gruppo vede Paolo Pagnani al pianoforte, Claudia Liucci alla voce, Alfonso Mocerino alla batteria e Raffaele Sorrentino al violoncello. Al basso c’è un ospite: Roberto Giangrande.

L’ascolto dell’album mi ha piacevolmente sorpreso perché, pur in presenza di un lavoro autoprodotto e suonato prevalentemente con strumenti acustici, si rivela un album fresco, piacevole da ascoltare e in qualche modo innovativo.

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Si parte con Shadows (5.13), un pezzo dolce e sognante, dove su un pianoforte decisamente marillioniano (mi si passi il termine) si innestano prima il violoncello e poi la voce d Claudia Liucci con le sue interessanti escursioni vocali.

Ma già col secondo pezzo si cambia registro, perché Cathedral on fire (4.25), pur mantenendo una base classicheggiante, vira su sponde chiaramente più pop.

Il terzo brano, Tra il letto e l’orologio (6.29), è cantato in italiano e vede alla voce principale il cantautore napoletano Zorama (al secolo Mariano Rongo Zora, classe 1973). È una canzone che parla dell’incalzare del tempo nella nostra vita.

Il pezzo successivo, probabilmente, è stato realizzato prima della pandemia perché vede alla voce Nicoletta Rosellini e al basso Alessandro Jacobi. Si tratta di Strange signal (4.09), in cui ancora una volta prevale la componente pop con un bel ritornello che entra in testa e non ti lascia più. 

Anche la successiva Tulpa’s dream, (6.16) è più pop che prog, con un’ottima prova vocale di Claudia Liucci.

Veniamo ora a quello che secondo il mio parere è il brano più convincente dell’intero lavoro, cioè La maschera (4.57). Siamo di fronte ad un pezzo, ancora una volta cantato in italiano, dove la musica dei WCP incontra un testo poetico ed immaginifico, dove un burattinaio racconta ai suoi pupazzi la storia del suo amore perduto.

Ancora dolcezza a piene mani in Connect with me (5.21).

L’album termina con un pezzo interamente strumentale dal titolo Romantic Ending Scene (6.14) dove il pianoforte di Paolo Pagnani intesse le trame di un racconto musicale che farà felici gli amanti del prog (in particolare chi apprezza lo stile di Tony Banks).

Il mio giudizio complessivo su “Close your eyes and see your ghosts” è decisamente positivo. Si tratta di un lavoro molto originale e poetico, prodotto da ottimi musicisti che ci hanno regalato brani che ci fanno sognare e pensare. Certo, qualche limite legato all’autoproduzione si sente, ma è secondario rispetto al valore complessivo dell’opera. Ricordo che questo lavoro è disponibile, per ora, solo in formato digitale sulla piattaforma Bandcamp ma, molto probabilmente verrà presto stampato in vinile.


Credits 

Tracklist:

1 Shadows

2 Cathedral on fire

3 Tra il letto e l’orologio

4 Strange Signal

5 Tulpa’s Dream

6 La Maschera

7 Connect with me

8 Romantic Ending Scene 

La band:

Paolo Pagnani : Pianoforte

Claudia Liucci : Voice

Alfonso Mocerino: Drums

Raffaele Sorrentino: Violoncello 

Guests:

Roberto Giangrande: Basso (tutti i brani esclusa traccia 4)

Nicoletta Rosellini: Voce (traccia 4)

Zorama: Voce (traccia 3)

Alessandro Jacobi: Basso (traccia 4) 

Circle Coir:

Marisa Portolano, Claudia Liucci, Eric Mormile, Angelo Florio, Paolo Rescigno.  

Musica e testi di Paolo Pagnani eccetto “Strange Signal” (P. Pagnani, N.Rosellini) e “Tulpa’s Dream (P.Pagnani, A.Pacella). 

Registrazione, mixaggio e mastering: Studio 52 (Napoli)

Ingegnere del suono: Paolo Rescigno

Foto copertina: Paolo Liggeri

Grafica: Studio 52




martedì 17 dicembre 2024

Luca Paoli ha recensito uno dei dischi meno convenzionali e travolgenti del 2024: Prank + Giorgio Li Calzi!

 


PRANK + GIORGIO LI CALZI 

 (Machiavelli Music, 2024)

Di Luca Paoli


L’album omonimo di Prank + Giorgio Li Calzi, recentemente uscito per Machiavelli Music, rappresenta un esempio di straordinaria audacia compositiva e innovazione musicale. Con sette tracce che uniscono sperimentazione sonora e influenze radicate nel jazz e nel rock, il disco offre circa 30 minuti di ascolto, durante i quali emergono soluzioni sonore che sfidano le convenzioni. L’album si distingue per l'equilibrio tra l'esplorazione di nuovi linguaggi musicali e il richiamo a tradizioni consolidate, creando un'esperienza coinvolgente e unica.

Il quartetto, formato da Enrico Degani alla chitarra elettrica, Federico Marchesano al basso, Dario Bruna alla batteria e Giorgio Li Calzi alla tromba elettrica, si caratterizza per la capacità di fondere stili diversi. Le influenze spaziano dal rock progressivo di King Crimson al jazz più contemporaneo, fino agli echi della new wave degli anni '80, dando vita a un linguaggio musicale che sfida ogni etichetta. La musica, pur mantenendo una tensione tra energia viscerale e momenti di raffinata introspezione, riesce a delineare un'identità sonora straordinaria e avvolgente.

Un aspetto fondamentale di quest'album è la sua capacità di amalgamare influenze apparentemente distanti, come il minimalismo americano, il postcore e la world music, trasformandole in un'esperienza sonora originale e difficilmente replicabile. Non si tratta solo di una serie di brani, ma di un viaggio sonoro che invita l'ascoltatore a immergersi in un flusso musicale ricco di autenticità e di idee innovative.

Tra le tracce che mi hanno particolarmente colpito, spicca sicuramente Fat Man vs. Bodybuilder, che apre l'album con un riff di chitarra deciso e una sezione ritmica potente. 

La tromba elettrica di Li Calzi si fa audace e dinamica, rendendo evidente lo scontro tra forza e agilità musicale che il titolo suggerisce. La traccia invita l’ascoltatore a esplorare territori sonori inaspettati, spingendolo oltre i confini tradizionali.

Un altro brano che trovo molto interessante è Ghost Rider, caratterizzato dal suo ritmo serrato e incalzante (ottimo lavoro di basso e batteria). L’uso sapiente di elettronica, chitarra e tromba creano un’ambientazione ricca di contrasti, mentre il vocoder aggiunge una dimensione quasi surreale al pezzo. La musica sembra correre veloce, come un viaggio solitario e frenetico, pur mantenendo un sottile equilibrio tra tensione e ritmo.

Arriviamo poi a Ulrich Seidl, dove una melodia luminosa e delicata irrompe, trasportando l’ascoltatore in un'atmosfera di serenità. La dolcezza delle melodie evoca immagini di umanità e gentilezza, creando un contrasto affascinante con il resto dell’album. L'intensità emotiva del brano emerge senza mai sacrificare la sua essenza melodica.

Infine, concludo questo percorso attraverso i brani che reputo più significativi con Touching Hands, che si distingue per la sua atmosfera riflessiva e sognante. Le linee melodiche di chitarra e tromba si intrecciano in modo fluido, creando un momento di profonda intimità che invita l’ascoltatore a perdersi nella quiete e nella contemplazione.

Prank + Giorgio Li Calzi è un album che merita un'attenzione particolare per la sua capacità di abbattere i confini tra i generi e proporre una visione unica del jazz contemporaneo. Un’opera che offre un'esperienza sonora imprevedibile e coinvolgente, perfetta per chi cerca nuove sfide musicali e orizzonti inaspettati.

Buon ascolto.

 

 ASCOLTO IN STREAMING