Habelard2 – Macchie
Di Inchiostro Su Carta Sensibile (2024)
Di Luca Paoli
Avevamo lasciato il prolifico polistrumentista Sergio Caleca col
suo progetto Habelard2 giusto qualche
mese fa con la rivisitazione del suo primo disco come Habelrad2 “Qwerty”,
intitolato per l’occasione “Qwerty 2023 Remix”(la mia recensione su
mat2020 (http://mat2020.blogspot.com/search?q=habelard2).
Ed eccoci ad ascoltare il nuovo lavoro (è il
tredicesimo album) intitolato “Macchie Di
Inchiostro Su Carta Sensibile”, più spostato verso sonorità prog
sinfoniche con le tastiere sono protagoniste.
Il titolo del disco si ispira a un progetto mai
decollato che includeva fotografie e poesie. L'album rappresenta un ritorno
alle radici del prog e del rock sinfonico, con composizioni originali,
arrangiamenti complessi ed una grafica curata dallo stesso artista. La
registrazione è avvenuta tra il 2023 e il 2024 a Milano.
Dodici sono le tracce (tutte strumentali) che
compongono il gustoso menù del disco, tutte composte, suonate, arrangiate e
registrate dal polistrumentista che dimostra, ancora una volta, di avere ottime
frecce da scagliare sul mondo del prog.
Il lavoro si apre con “Ostinatoin(e)sistente”, molto vario che pesca anche nel classico e dimostra
tutta la sua qualità compositiva e strumentale.
Le chitarre elettriche introducono, con deciso
ritmo, la title track “Macchie d'inchiostro su carta sensibile”;
poi le tastiere rivestono con gusto sinfonico tutto il brano.
“Noblesse oblige” è aperta da
accordi di pianoforte affiancati prima dall’organo e poi dalla sezione ritmica
… molto suggestivo il coro che dà ulteriore corpo al brano.
Ancora le chitarre introducono “Il conflitto”, che vede protagonisti anche il fagotto oltre al supporto
dei synth; i cambi di umore rendono molto suggestivo il brano e l’arpeggio di
chitarra ricorda certi passaggi dei Genesis.
Il pianoforte di nuovo protagonista
nell’introduzione di “Coda di rondine” (lo stesso Caleca racconta
che è stato preso da una improvvisazione del 1980) … ancora cambi di tempo con
le chitarre e l’organo ben supportati dalla sezione ritmica.
“Interludio III extra large” pesca
dallo stesso presente in Qwerty, ma con una veste sonora diversa e decisamente
con una ritmica più decisa; la nuova veste del brano lo rigenera e rende più
attuale.
Chitarra arpeggiata e basso ad aprire “La polvere sotto il tappeto” … anche qui si alternano momenti pacati ad
altri più decisi sempre all’insegna del miglior prog sinfonico … ottima
l’orchestrazione anche col contributo del synth, lo stesso che apre “Il Tempio”, che alterna momenti vivaci e più pacati dove con un
interessante lavoro al mellotron, con i fiati a rendere l’atmosfera più corposa
e drammatica.
Ancora il pianoforte sugli scudi in “Col senno di poi”, che in seguito viene affiancato dall’organo e dalla
sezione ritmica … anche qui gli umori variano creando sempre alta l’attenzione
di chi ascolta.
Chitarre, archi e flauto imprimono un marchio
decisamente classicheggiante a “L'Ablazione Del Tartaro” ma è
solo questione di attimi perché il cambio di tempo è in agguato ed arriva ad
imprimere ritmo e corpo dove flauto, viola chitarre diventano protagoniste.
Siamo quasi giunti alla fine di questo ottimo
lavoro; giusto il tempo di gustarci “Terra bruciata” e “Il contagio” che confermano la qualità artistica di Sergio Caleca e la sua
abilità nel far convivere il classico con il rock, sempre con raffinatezza
esecutiva trasportando nel presente, con suoni ed arrangiamenti attuali, un
sound che ha radici già dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso.
Se siete sensibili alle raffinatezze e se vi
piace il bello nella musica questo disco fa sicuramente per voi.
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