di Andrea Zappaterra
“White Out”, primo disco dei Barachetti / Ruggeri: un duo, anzi un Due, formato da Luca Barachetti (ex Bancale) e Enrico Ruggeri (ex Hogwash, oggi musicista sperimentale) e basato sull'incontro / scontro di due visioni espressive, che portano in dote voce e suono, parola e ritmo, corpo e trama.
E’ un lavoro
molto cerebrale, un LP dove è un po’ come ascoltare una messa laica, un
sentimento diffuso che cova sotto la cenere e che esiste drammaticamente anche
se si cerca di non vederlo.
E’ il disagio
di questa nuova modernità Occidentale, o come dicono loro stessi cogliendo in
pieno il sintomo: “ Il suo male di testa è tensivo. E' frontale,
laterale, occipitale. E' bianco. E' un black-out bianco. E' stress fisico,
psicologico. E' la necessità di essere sempre più produttivi, sempre più
performativi. E' il senso di colpa di non esserlo abbastanza. E' una vita di
dieci ore davanti a uno schermo, a un computer, a uno smartphone, a una
televisione. E' la ripetizione di uno stesso gesto centinaia di volte. E' il
contratto che scade. E' il tutti contro tutti in azienda, in famiglia, nel
mondo-giungla. E' lo smarrimento e la guerriglia. E' abbaglio, macchia oculare,
brachicardia, tachicardia, sonnolenza, acufene, disfunzione sessuale,
formicolio, reflusso, vuoto di stomaco, tremore. E' la melancolia
dell'automazione, dell'alienazione, di chi non sa più guardare il cielo ma solo
l'orizzonte. La melancolia lieve, diffusa, implosiva, livida. Come l'orizzonte
livido, assente perché non c'è un'utopia, non c'è una fede, non c'è una
tensione verso l'assoluto in grado di proteggerlo dal Nulla. Gli è rimasto solo
il mercato. La totale assenza di significati della realtà ultravelocizzata e
conformata a prodotto. Il Nulla alfanumerico dove ogni cosa è devota al denaro
come unico generatore di valori. Il denaro e la sua crescita infinita. Il
denaro e un corpo. Il corpo occidente devitalizzato che il mercato ha reso
consumatore e la tecnica funzionario. Un oggetto organico incapace di trovare
nel proprio essere-nel-mondo un senso oltre quello annichilente della propria
reificazione, della propria consumazione di produttore e consumatore. Un
qualcosa che colmi l'assurdo di una vita-verso-la-morte (biologica e ancor
prima psichica) a cui il bancomat non può dare nessuna risposta.”
La musica qui è scarna, volutamente
provocatoria, fatta più di sonorità allucinatorie che ritmiche, psichicamente
coerenti col discorso testuale, ripetitiva come i nostri gesti, inconsistente
come la nostra vita, nella quale tuttavia pensiamo anche di essere felici, ma
mai realizzati.
La voce
strozzata e stentorea sottolinea il disagio e l’alienazione, e in un certo
senso evoca forse più il lavoro teatrale di Carmelo Bene che un’opera musicale,
ma lascia comunque interdetti esprimendo chiaramente la drammaticità del nostro
vivere.
Da una parte
una manciata di testi in forma di poesia scritti da Luca Barachetti, una poesia che però
deve fare i conti con altro suono; dall'altra le macchine analogiche, gli strumenti
autocostruiti e gli strumenti tradizionali (ma suonati in modo atipico) di Enrico Ruggeri,
per la prima volta alle prese con delle parole dall'inizio del suo percorso
sperimentale.
Dodici brani
divisi fra otto tracce sul e nel male di testa (come rappresentazioni e
disvelamenti: “Dolore bianco”, “Corpo Occidente”, “Pulsa”,
“Macula”, “White Out”, “Mare morto”, “Panda psichico”,
“Uomo occipitale”) e quattro tracce analgesiche (come tentativi di
ribellione salvifica: “Uomo scritturato”, “San Sebastiano”, “Cretto
del vero”, “Fiume verticale”).
“Una massa sonora che è il frutto di tre anni
di lavoro e di un vagare fra influenze, stimoli e suggestioni suonando poco,
riflettendo tanto, mangiando e ridendo molto, umanamente. “White Out” è
insomma l'approdo artistico, politico, personale di un ritrovarsi nel grande
black out bianco del contemporaneo accelerato, dove l'orizzonte è scomparso, il
paesaggio è freddo, disumano e ogni cosa è indistinguibile. Ma in questo bianco
baluginante dove la nostra testa pulsa e ci dice che siamo esseri cardiaci di
carne, nervi e sangue possiamo ricominciare a lasciarci travolgere dalla
realtà, a farci trafiggere dall'amore e spaccare dalla consapevolezza. Per
rialzare il cranio verso un'azzurrità salvifica. Una reazione vitale mai come
ora necessaria: uomini occipitali che tornano ad essere Uomini verticali.”
Come da loro stessi sostenuto.
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