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venerdì 27 maggio 2016

BARACHETTI / RUGGERI “WHITE OUT”, di Andrea Zappaterra


BARACHETTI / RUGGERI
“WHITE OUT”
di Andrea Zappaterra

White Out”, primo disco dei Barachetti / Ruggeri: un duo, anzi un Due, formato da Luca Barachetti (ex Bancale) e Enrico Ruggeri (ex Hogwash, oggi musicista sperimentale) e basato sull'incontro / scontro di due visioni espressive, che portano in dote voce e suono, parola e ritmo, corpo e trama.

E’ un lavoro molto cerebrale, un LP dove è un po’ come ascoltare una messa laica, un sentimento diffuso che cova sotto la cenere e che esiste drammaticamente anche se si cerca di non vederlo.
E’ il disagio di questa nuova modernità Occidentale, o come dicono loro stessi cogliendo in pieno il sintomo: “ Il suo  male di testa è tensivo. E' frontale, laterale, occipitale. E' bianco. E' un black-out bianco. E' stress fisico, psicologico. E' la necessità di essere sempre più produttivi, sempre più performativi. E' il senso di colpa di non esserlo abbastanza. E' una vita di dieci ore davanti a uno schermo, a un computer, a uno smartphone, a una televisione. E' la ripetizione di uno stesso gesto centinaia di volte. E' il contratto che scade. E' il tutti contro tutti in azienda, in famiglia, nel mondo-giungla. E' lo smarrimento e la guerriglia. E' abbaglio, macchia oculare, brachicardia, tachicardia, sonnolenza, acufene, disfunzione sessuale, formicolio, reflusso, vuoto di stomaco, tremore. E' la melancolia dell'automazione, dell'alienazione, di chi non sa più guardare il cielo ma solo l'orizzonte. La melancolia lieve, diffusa, implosiva, livida. Come l'orizzonte livido, assente perché non c'è un'utopia, non c'è una fede, non c'è una tensione verso l'assoluto in grado di proteggerlo dal Nulla. Gli è rimasto solo il mercato. La totale assenza di significati della realtà ultravelocizzata e conformata a prodotto. Il Nulla alfanumerico dove ogni cosa è devota al denaro come unico generatore di valori. Il denaro e la sua crescita infinita. Il denaro e un corpo. Il corpo occidente devitalizzato che il mercato ha reso consumatore e la tecnica funzionario. Un oggetto organico incapace di trovare nel proprio essere-nel-mondo un senso oltre quello annichilente della propria reificazione, della propria consumazione di produttore e consumatore. Un qualcosa che colmi l'assurdo di una vita-verso-la-morte (biologica e ancor prima psichica) a cui il bancomat non può dare nessuna risposta.”


La musica qui è scarna, volutamente provocatoria, fatta più di sonorità allucinatorie che ritmiche, psichicamente coerenti col discorso testuale, ripetitiva come i nostri gesti, inconsistente come la nostra vita, nella quale tuttavia pensiamo anche di essere felici, ma mai realizzati.
La voce strozzata e stentorea sottolinea il disagio e l’alienazione, e in un certo senso evoca forse più il lavoro teatrale di Carmelo Bene che un’opera musicale, ma lascia comunque interdetti esprimendo chiaramente la drammaticità del nostro vivere.
Da una parte una manciata di testi in forma di poesia scritti da Luca Barachetti, una poesia che però deve fare i conti con altro suono; dall'altra le macchine analogiche, gli strumenti autocostruiti e gli strumenti tradizionali (ma suonati in modo atipico) di Enrico Ruggeri, per la prima volta alle prese con delle parole dall'inizio del suo percorso sperimentale.
Dodici brani divisi fra otto tracce sul e nel male di testa (come rappresentazioni e disvelamenti: “Dolore bianco”, “Corpo Occidente”, “Pulsa”, “Macula”, “White Out”, “Mare morto”, “Panda psichico”, “Uomo occipitale”) e quattro tracce analgesiche (come tentativi di ribellione salvifica: “Uomo scritturato”, “San Sebastiano”, “Cretto del vero”, “Fiume verticale”).

Una massa sonora che è il frutto di tre anni di lavoro e di un vagare fra influenze, stimoli e suggestioni suonando poco, riflettendo tanto, mangiando e ridendo molto, umanamente. “White Out” è insomma l'approdo artistico, politico, personale di un ritrovarsi nel grande black out bianco del contemporaneo accelerato, dove l'orizzonte è scomparso, il paesaggio è freddo, disumano e ogni cosa è indistinguibile. Ma in questo bianco baluginante dove la nostra testa pulsa e ci dice che siamo esseri cardiaci di carne, nervi e sangue possiamo ricominciare a lasciarci travolgere dalla realtà, a farci trafiggere dall'amore e spaccare dalla consapevolezza. Per rialzare il cranio verso un'azzurrità salvifica. Una reazione vitale mai come ora necessaria: uomini occipitali che tornano ad essere Uomini verticali.” Come da loro stessi sostenuto.


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