Mixare: tecnica o
cuore?
Ultimamente vedo un fiorire di manuali, corsi online, video,
libri anche costosi che si occupano dell’arte del mixaggio; alcuni si occupano
del corretto uso dei Plug-ins che rendono fantastico il suono finale, altri ti
offrono i cosiddetti ‘Tips and Tricks’ per rendere ultra-professionali i tuoi
mix, naturalmente senza muoverti dalla tua stanza dove conservi gelosamente i
tuoi giocattoli musicali; ho visto ultimamente e mi hanno creato una certa curiosità, mix online, master online, arrangiamenti
online, tutto online insomma; cioè si sostiene che l’altissima professionalità
di questi studi e/o persone (anche di nome) renderanno indimenticabili i vostri
brani. Certo qualche consiglio per chi si avvicina a queste problematiche per la
prima volta può senz’altro evitare errori clamorosi quali una distorsione
esagerata (overload), errori di controfase e quant’altro; ma l’idea che
qualcuno possa mixare un mio brano senza neanche sapere chi sono e cosa voglio
mi fa venire la pelle d’oca. C’è in giro una gran voglia di emulazione che
rende i brani di oggi ‘tutti uguali’. Credo sinceramente che un artista abbia
bisogno di interfacciarsi con un Ingegnere professionista in uno studio ben
attrezzato ma credo pure che un musicista dovrebbe sempre mettersi in gioco in
prima persona, rischiare, osare, insomma cercare di trovare il proprio suono.
Sono pure dell’idea che se si investe sulle idee più che sulla tecnica si aiuti
il talento che ogni musicista – in cuor suo – è sicuro di avere. Un mix è insomma
un equilibrio mai scontato o definitivo delle tracce; la mia esperienza
personale mi insegna che le idee, la creatività debbano sempre prevalere sulla
tecnica che oggi spadroneggia oltremisura. Credo che uno ‘squilibrio’ se fatto
con buon gusto sia più importante della perfezione tecnica in fase di
mixaggio Il messaggio che mi piacerebbe
dare con queste poche righe è che è necessario che il musicista non abbandoni
la proprietà del brano su cui sta lavorando, ma che continui a seguirlo in ogni
grado di finalizzazione; la ricerca dell’originalità a tutti i costi non deve
certo prevaricare un minimo di tecnica ma anche quest’ultima non deve
condizionare le scelte di un musicista consapevole e maturo.
Una equalizzazione grottesca, fuori dal comune, di un
arpeggio di chitarra piuttosto che di un synth, può diventare ‘il suono’
caratteristico di un brano e renderlo originale. Una compressione
esageratamente pompante se è, in linea di principio, errata da un punto di
vista tecnico, può rendere il suono di un basso o di una percussione,
estremamente personale e curioso; insomma la tecnica è un mezzo non il fine che
non può prescindere dal gusto del musicista creativo che sta mixando.
05/05/2016 Paolo
Siani
Nessun commento:
Posta un commento