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martedì 10 maggio 2016

Mixare: tecnica o cuore?-Di Paolo Siani


Mixare: tecnica o cuore?

Ultimamente vedo un fiorire di manuali, corsi online, video, libri anche costosi che si occupano dell’arte del mixaggio; alcuni si occupano del corretto uso dei Plug-ins che rendono fantastico il suono finale, altri ti offrono i cosiddetti ‘Tips and Tricks’ per rendere ultra-professionali i tuoi mix, naturalmente senza muoverti dalla tua stanza dove conservi gelosamente i tuoi giocattoli musicali; ho visto ultimamente e mi hanno creato una certa curiosità,  mix online, master online, arrangiamenti online, tutto online insomma; cioè si sostiene che l’altissima professionalità di questi studi e/o persone (anche di nome) renderanno indimenticabili i vostri brani. Certo qualche consiglio per chi si avvicina a queste problematiche per la prima volta può senz’altro evitare errori clamorosi quali una distorsione esagerata (overload), errori di controfase e quant’altro; ma l’idea che qualcuno possa mixare un mio brano senza neanche sapere chi sono e cosa voglio mi fa venire la pelle d’oca. C’è in giro una gran voglia di emulazione che rende i brani di oggi ‘tutti uguali’. Credo sinceramente che un artista abbia bisogno di interfacciarsi con un Ingegnere professionista in uno studio ben attrezzato ma credo pure che un musicista dovrebbe sempre mettersi in gioco in prima persona, rischiare, osare, insomma cercare di trovare il proprio suono. Sono pure dell’idea che se si investe sulle idee più che sulla tecnica si aiuti il talento che ogni musicista – in cuor suo – è sicuro di avere. Un mix è insomma un equilibrio mai scontato o definitivo delle tracce; la mia esperienza personale mi insegna che le idee, la creatività debbano sempre prevalere sulla tecnica che oggi spadroneggia oltremisura. Credo che uno ‘squilibrio’ se fatto con buon gusto sia più importante della perfezione tecnica in fase di mixaggio  Il messaggio che mi piacerebbe dare con queste poche righe è che è necessario che il musicista non abbandoni la proprietà del brano su cui sta lavorando, ma che continui a seguirlo in ogni grado di finalizzazione; la ricerca dell’originalità a tutti i costi non deve certo prevaricare un minimo di tecnica ma anche quest’ultima non deve condizionare le scelte di un musicista consapevole e maturo.
Una equalizzazione grottesca, fuori dal comune, di un arpeggio di chitarra piuttosto che di un synth, può diventare ‘il suono’ caratteristico di un brano e renderlo originale. Una compressione esageratamente pompante se è, in linea di principio, errata da un punto di vista tecnico, può rendere il suono di un basso o di una percussione, estremamente personale e curioso; insomma la tecnica è un mezzo non il fine che non può prescindere dal gusto del musicista creativo che sta mixando.

05/05/2016   Paolo Siani



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