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venerdì 13 maggio 2016

Perspectives Of A Circle Masks: "Faces, Whispers", di Stefano Caviglia


Perspectives Of A Circle
Masks, Faces, Whispers
di Stefano Caviglia

Il nome di questa giovane band contiene due termini propri della geometria: prospettiva e circolo o se vogliamo circonferenza.
Geometria, matematica pura, chi conosce la musica, quella scritta sul pentagramma, sa quanto sia presente anzi, necessaria, la scienza della matematica nel difficile esercizio della composizione.
Tempi, ritmi, pause, intervalli, accordi, alterazioni degli stessi sono matematica pura e può sembrare strano ai più, come dai freddi numeri possano scaturire delle emozioni intense e profonde.
Si potrebbe pensare alla musica come ad una dicotomia, la divisione di un'entità in due parti che non necessariamente si escludano a vicenda, ma che possono essere complementari.
Ragione ed emozione per l'album di esordio di questi giovani romani: il titolo è Masks, Faces, Whispers.
Nella musica dei Perspectives Of A Circle, data l’ampia articolazione e la complessità delle strutture dei loro brani, si ha la sensazione di quanto sia stato difficile il momento della composizione, della costruzione delle musiche.
Il termine costruzione non giunge a caso, ascoltandoli si comprende la complessità delle architetture: brani che hanno un loro inizio in minore per poi improvvisamente passare in maggiore, repentini cambi di tempo - 4/4, 5/8 , 3/4 - , magari il tutto in un unico  brano.
Sonorità a volte acide e aggressive, e poi dolcezza, melodia pura.
C’è, ci sarebbe molto da descrivere. Ma forse molte di queste parole sono state già dette o scritte.
L’ascolto, data l'articolazione dei brani, necessita di un buona dose di attenzione e con lo scorrere dei vari brani ci si convince del talento compositivo, interpretativo e anche della capacità tecnica del quintetto.
Si toccano varie atmosfere, linee melodiche interessantissime come in “Ego“ e “One”,  dove si apprezzano le già citate capacità tecniche (bellissimo assolo di chitarra e piacevolissimo fraseggio di flauto), a momenti che entrano decisamente nel mondo “prog”, come “The maze of a mask”, con tutte le caratteristiche tipiche: un intro molto intenso che si alterna a melodie più morbide e tastiere “aeree” apparentemente lontane.
Non è difficile immaginare quale sia la formazione musicale di questi musicisti, non è difficile immaginare quale sia la musica - oltre quella che ci propongono loro stessi - che accompagna la loro vita.
Penso sia inutile elencare la lunga catena di gruppi musicali che hanno segnato con solchi profondi la storia della musica rock progressive.
Ascoltando i POACM si ha l’impressione di rivivere emozioni lontane solo dal punto di vista temporale, ma ancora vive e vitali.
Questa band ha la capacità, il talento e anche un pò di sana sfacciataggine per proporre un “genere” (brutta espressione) che può sembrare anacronistico anche considerata la musica e/o soprattutto “non musica” che invade le orecchie ed i cervelli dei loro coetanei.
Whispers” merita una citazione particolare: un riff iniziale metallico, acido, quasi violento che improvvisamente ci riporta  nel terzo millennio, ma nel suo sviluppo le sorprese non mancano… si arriva al jazz, allo swing, a suoni che… accidenti  sembrano… D. Fagen!!!  E poi si torna ai suoni dell’intro -  forse è proprio questo il prog del terzo millennio!
Data la caratteristica propria di ogni brano, che risulta essere articolato su momenti, armonie, ritmi, che variano in ogni occasione in maniera sorprendente e repentina, mantenendo sempre lo stesso mood, risulta assai difficile commentarli e raccontali uno ad uno.
E’ la globalità, il tutto, a risultare sorprendentemente piacevole.
La sola idea di scrivere un brano in 7/8 per poi trasformarlo in un 4/4, e poi ancora altri ritmi e altre atmosfere… e metterlo su un ideale o vero pentagramma cartaceo, interpretarlo con le giovani voci di Lorenzo Politi e Lorenzo Corsi - chitarre e voci -, un basso che diventa un vero strumento solista - Vittorio Pagano -, i virtuosismi ma anche la sicura sostanza di un drummer che risponde al nome di Francesco Marchetti e ultimo ma non ultimo il sostegno di un pianista- tastierista, Tommaso Calemme, dimostra la fantasia la creatività ed il puro coraggio di questi ragazzi.
Fallen Bridge” è un brano che assieme alla già citata “Whispers”, può essere considerato il loro biglietto da visita se non addirittura il loro manifesto; i motivi ? E’ facile comprenderli solo ascoltando, ma con molta attenzione, ogni passaggio, ogni battuta
E’ necessario farlo.
Così come è interessante leggere i testi ed i pensieri contenuti nelle varie tracce, e si potrebbe affermare che seguono un percorso parallelo a quello della sezione musicale, nel senso che come tutti i vari pezzi sono collegati ad un unico filo rosso, e le liriche riassumono uno stato dell’anima in cui possono ritrovarsi molte persone di questa generazione, la difficile accettazione del mondo circostante: Chi sono io? Who I am?  Dimmelo tu che parli di nazionalismo!  Girovago all’interno di me stesso e faccio fatica a capire il significato.
Ma anche da queste inquietudini sublimate in musica si comprendere che abbiamo di fronte un gruppo di giovani musicisti di grande talento e di grande futuro e questo è il migliore augurio.
Signori, il  rock è vivo !  E il PROG lo è altrettanto!  


Line up
Lorenzo Politi chitarre e voce
Vittorio Pagano basso
Francesco Marchetti batteria
Tommaso Calemme tastiere
Lorenzo Corsi flauto chitarra e voce






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