21
Marzo
"
Non ti preoccupare, qui siamo tutti artisti. La differenza è
nella barba"
(Francesco
di Giacomo - ad una fan che gli chiedeva l'autografo...)
Ci
sarai sempre . Buon viaggio Capitano
Wazza
Ricordo
di Roberto Maccelli, amico e fotografo del Banco, da molti anni
Io
non ho grandi ricordi del Banco forse perché questa vecchia memoria
ha nascosto quei ricordi sotto cataste di giorni bui e lunghe guerre
ma so di certo una cosa. Loro sono stati il secondo concerto rock
live della mia vita, i primi furono gli EL&P al Flaminio nel 1973
se non erro, poi vennero loro a Roma pochi anni dopo. Come tanti in
quegli anni ognuno di noi aveva un complessino rock dove si
strimpellava per feste tra amici e a me toccava il ruolo di
chitarrista/cantante. Pantaloni bianchi attillatissimi a zampa
d'elefante, espadrillas nere, camicetta finto raso viola con chiusura
lampo anziché bottoni strettissima e capelli fini alle spalle.
Provasse mio figlio a uscire di casa oggi così lo prenderei a calci
fino a Timbuctu! E si cantava il Banco con "Non mi
rompete..." poi solo dischi loro e qualche canzone
registrata sui vecchi nastri. Passano gli anni e me li ritrovo una
sera per caso all'ippodromo delle Capannelle a Roma nel 2002 mi pare
e chiaramente m'imbuco. Da lì comincio a seguirli fotograficamente
appena posso e comincio a conoscerli più da vicino e mi accorgo che
malgrado il loro successo ogni volta che ci scambio due parole mi
sembra di stare a chiacchierare con gli amici d'infanzia dove puoi
dire anche un battuta cazzara che tutti ridono guardandoti con una
pena infinita. Poi arriva la lunga notte di Fabio Fazio e quella
laconica frase. Lì forse per la prima volta in vita mia ho capito
cos'è il dolore per un amico che se ne va, un dolore che non riesci
a spiegartelo. Cosa vuoi che sia... alla fine è morto un cantante
così come successo per altri e così come succederà in futuro!
No
mi spiace non è così, in quell'annuncio televisivo si è rotto
qualcosa di così personale, intimo, ancestrale, che non so spiegare
neanche quando mia moglie mi dice: "… ma questo non è
quel cantante... ma che fai piangi?".
Sì,
lo ammetto, piango, come piango adesso che sto scrivendo queste
poche righe da una hall di un albergo delle zone terremotate e
capisco che forse l'uomo Francesco è più forte di un 7mo grado
della Scala Richter. Da quel giorno nella mia agenda personale c'è
la foto che che ci siamo fatti insieme quella sera d'estate e mi
segue in ogni angolo d'Italia che giro per lavoro e ogni volta che
la guardo è una stretta al cuore.
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