Malaavia – Frammenti compiuti
(2014)
di Alberto Sgarlato
Articolo già apparso sul numero di febbraio di MAT2020
Il nome dei Malaavia è tra quelli con il
curriculum più importante e prestigioso nella storia del nuovo progressivo
italiano: vent’anni di attività, numerosi premi vinti a manifestazioni di
portata nazionale e internazionale, collaborazioni illustri che spaziano dalla
Nuova Compagnia di Canto Popolare a Tony Pagliuca (Le Orme), nome di apertura
per concerti di gruppi storici come Yes, Banco e Pfm… Insomma, a ricostruire la
storia di questa band dal 1998 a oggi ci si potrebbe scrivere un libro.
Tra tanti cambi di formazione
(cosa comune a molte band dall’attività di lunga data) il fulcro e il
riferimento principale di tutto il progetto è sempre stato il polistrumentista
e cantante Pas Scarpato. Con questo
terzo album, uscito da un paio d’anni ma ancora attuale, ed intitolato “Frammenti Compiuti”, la band di Pas ci offre
13 tracce che potrebbero essere concepite come “schegge di un tutto”: di durata
più o meno variabile tra 1 e 7 minuti, fino a formare un’ora complessiva di
musica che merita di essere assaporata nella sua globalità, come un unico fiume
in piena di suoni, e non smembrata secondo l’ottica della canzone.
Già nell’apertura “Specchi del
tutto” troviamo tutti gli ingredienti più amati dal pubblico del prog:
dilatazioni floydiane fatte di chitarre liquide su tappeti ad ampio respiro,
momenti in crescendo di gusto barocco, flauti a cavallo tra classica e folk,
esotismi arabeggianti; “Sabbia che tocchi” ci regala quelle meravigliose
suggestioni napoletane, tra prog e musica popolare, degli Osanna e della NCCP,
due indimenticabili realtà musicali delle quali i Malaavia sono diretti
discendenti; l’elettronica di “Sideral Theme” viaggia tra Baffo Banfi, i
Tangerine Dream, i Porcupine Tree e gli Ozric Tentacles su percorsi tra
psychedelia, space-rock e l’immancabile nota di prog romantico; l’ormai
trascorsa collaborazione con Pagliuca (Le Orme) traspare in certe atmosfere di
“Terra di Mohammed”, ma ci pensa un abile cantato a due voci (maschile e femminile)
a movimentare le cose verso lidi più imprevedibili; il tema del mare, del
viaggio, della contaminazione tra genti e luoghi è sempre ricorrente nelle note
di questi “Frammenti”, li collega tra loro, ed ecco spuntare fuori un brano
come “’O Mare”, che nelle sue atmosfere evoca Camel, Mike Oldfield ma anche i
classici del prog italiano; anche quando i suoni si induriscono appena un po’,
come nella prima parte della lunga e articolata “Niente di più”, rimane sempre
in primo piano quella godibilissima vena melodica, tutta mediterranea, calda e
sincera, sempre pronta a sfociare in crescendo di grande intensità.
Ecco: sincerità e intensità sono
le due parole che potrebbero riassumere questo terzo album dei Malaavia. Un
disco realizzato con sentimento e che punta a instaurare un dialogo puramente
empatico con l’ascoltatore, al di là di mode, suoni, generi e correnti.
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