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giovedì 21 marzo 2019

21 del mese, ricordando Big Francesco

 

"Liberi sono quelli che creano, non quelli che copiano,
e liberi sono coloro che pensano, non quelli che ubbidiscono.
Insegnare è insegnare a dubitare
."
(Eduardo Galeano - giornalista scrittore)

21 Marzo
Ci sarai sempre. Buon viaggio Capitano!
Wazza


Ricordo di  Guido Harari (fotografo)

OH FRANCESCO E IL BANCO DEL MUTUO SOCCORSO! Vi ho conosciuti al Papagayo di Milano Marittima nell'estate del 1972. L'album del "salvadanaio" aveva mietuto vittime a profusione tra le schiere dei prog fans di quella primavera rock italiota. Ero agli inizi del mio viaggio nella musica e nella fotografia e ci si ritrovò con naturalezza nella vecchia sala di via dei Cinquecento, a Milano (un cinema parrocchiale che veniva trasformato nella mitica sala di registrazione dell'altrettanto mitica Dischi Ricordi), con Sandro Colombini alla produzione e Walter Patergnani alla consolle per le sessions di "Darwin". L'irresistibile ironia e il "physique" di Francesco, l'irruenza incontenibile di Vittorio, la calma assoluta di Marcello, Gianni e Pierluigi, l'aria eternamente sorniona di Renato: tutto mi colpì di loro, attirandomi in un crescendo di prove, concerti e viaggi, fino alle registrazioni di "Io sono nato libero", nei nuovi studi della Ricordi, stavolta moderni e professionali, con l'attenta regìa di Gaetano Ria e Colombini. Cesare Monti tollerò la mia presenza e la mia curiosità durante lo shooting della copertina dell'album in un cortile sui Navigli: quel pomeriggio fu un prezioso apprendistato, che mi fece capire l'importanza di creare immagini dirette, trasparenti, naturali, di immediata lettura. Scattai un paio di rullini, sotto lo sguardo insofferente di Cesare, e così mi apparve sul poggiolo Francesco, leggiadro come un cartoon di Disney, innamorato della vita e della musica.
Ci ritrovammo qualche anno dopo con la Carovana del Mediterraneo insieme ad Angelo Branduardi. Il progressive era sfiorito, Vittorio aveva lanciato la band nell'ambiziosa dimensione orchestrale di "Di terra", ma il Banco non aveva perso la sua identità e il suo smalto. Solo i tempi erano cambiati e gli anni Ottanta avrebbero portato con sè una prima resa. Poi, molti anni dopo, il rinnovato interesse da parte del pubblico per quella stagione musicale e progetti raffinati come quello dedicato al Fado da Francesco insieme a Eugenio Finardi riposizionarono nella grande storia della musica italiana. Ti ricordo con grande affetto, Francesco, e mando un abbraccio fortissimo a tutta la famiglia del BMS. 

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