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domenica 24 novembre 2019

The Musical Box – Teatro Politeama (Genova, 17 novembre 2019), di Enrico Meloni

 The Musical Box – Teatro Politeama 
Genova, 17 novembre 2019

“Ma perché ti piacciono così tanto i Genesis?”
Questa domanda della mia compagna Michela, qualche ora prima del concerto dei The Musical Box, riporta alla ribalta una di quelle domande tipo: “è nato prima l’uovo o la gallina?”, ossia: divagazioni sui cosiddetti gusti musicali e, più in generale, personali.
Quando ho ascoltato per la prima volta “Nursery Crime”, al liceo, ancora sapevo poco o nulla dei Genesis. Per anni e fino a pochissimo tempo fa ho creduto che Phil Collins fosse il cantante fin dal principio (partano pure gli sfotto’!), e che quella voce così bella e sgraziata al contempo fosse sempre appartenuta a lui, e non a Peter Gabriel. Il quale, secondo una ricostruzione presente solo nella mia testa, non si sa bene quando sarebbe dovuto entrare in scena, benché sempre presente nelle chiacchiere sulla band. Quando ho scoperto la verità, ma altresì che le due voci sono abbastanza simili, sono rimasto basito.
Questo per dire che non c’è bisogno di chissà quale conoscenza di una band, della sua storia o dei suoi trascorsi per amarla o, allo stesso modo, odiarla.
Per me i Genesis non erano ancora quelli delle copertine piene di riferimenti storici, letterari, esoterici e chi più ne ha più ne metta. Né quelli dei legami strettissimi con la musica prog italiana degli anni ‘70. Non ne sapevo un bel niente, se non che erano “uno dei giganti del rock di tutti i tempi”.
Eppure, me ne sono innamorato immediatamente. Perché? Non lo saprò mai. E va bene così.
Devo ammettere però che quella domanda mi ha tormentato per tutto il pomeriggio, e il fatto che mi sia sforzato di fornire una risposta nell’immediato mi ha anche sorpreso, ripensandoci.
Eh sai, sarà quella voce così potente (che a lei per inciso non piace per nulla), i continui cambi d’atmosfera, le canzoni i cui testi andrebbero studiati a scuola tanto sono carichi di significati, riferimenti alla storia ma anche all’attualità degli anni ‘70 e chissà cos’altro, i concept album, l’innovazione, la poliedricità, il fatto che tutti suonassero davvero bene e che tutti gli strumenti fossero perfettamente complementari l’uno all’altro…” e un sacco di altre scuse.
Sì, scuse. Se qualcosa ti piace, ti piace e basta. Basta ricordarsi del primo momento in cui si è amata per spogliarla di tutti i costrutti che, lo dice la parola stessa, ci costruiamo attorno negli anni, e apprezzarla nella purezza del piacere che questa ci può dare e che ci ha dato fin dall’inizio.
Per chiuderla con altri riferimenti tratti dalla mia vita personale, come disse una mia amica: “Ci sono due tipi di musica: quella che ti piace, e quella che non ti piace”. Right on, babe!

E con questo tipo di ragionamenti circolari che si rincorrono nella mia zucca vuota, mi avvio al Politeama, teatro situato in pieno centro a Genova e che spesso ospita anche bellissimi concerti come quello a cui sto per assistere. Questa stagione sarà fortunata per gli amanti di prog e dintorni: ci saranno anche Banco del Mutuo Soccorso (o quel che ne resta) e Van Der Graaf Generator nella prima metà del 2020, e non vedo l’ora.
L’età media, ovviamente, è piuttosto elevata, e sono convinto che molti dei presenti e delle presenti hanno avuto la fortuna di assistere a uno dei numerosi concerti che i Genesis, quelli veri, hanno suonato proprio in questa città. Beati voi, davvero. Anni magici (almeno per chi li guarda con gli occhi di chi non li ha vissuti) in cui Italia e Inghilterra, vera patria del progressive, andavano a braccetto. Ma queste sono tutte cose che saprete già e anche molto meglio di me. Torniamo ai The Musical Box, che riescono quasi a riempire il Politeama Genovese in questa fredda serata di novembre.

Leggo più o meno ovunque: “band canadese formata nel 1993, unico tributo ai Genesis ufficialmente autorizzato dagli ex componenti dei Genesis in persona, si ripropone di riportare in vita l’esperienza di un concerto dei Genesis degli anni ‘70 sotto ogni punto di vista: musicale e visivo, ossia anche riproponendo i costumi dell’epoca Gabriel in maniera fedele”.
Acciderbolina. Mi aspetta un concerto coi controfiocchi e le aspettative sono piuttosto alte viste le premesse, unanimi, presenti su tutta la stampa specializzata e non solo.
Ci tengo ad aprire un ennesimo inciso: a me le cover band interessano poco, e le tribute band anche meno, per cui cerco di non andare mai ai loro concerti. Suono da oltre 20 anni e so con quanta difficoltà le persone che creano musica propria cercano di farsi notare ed emergere in un affollatissimo panorama musicale.
L’unica eccezione è rappresentata a mio modestissimo parere da cover/tribute band di band non più esistenti. I The Musical Box giustificano pienamente l’investimento fatto stasera.

(Se mi vedete a un concerto di una cover o tribute band, o peggio ancora di una tribute band di una band ancora esistente… fate finta di nulla. Anche io ho i miei peccati!)
Il livello di emulazione/impersonificazione di Peter Gabriel da parte del cantante e polistrumentista Denis Gagné è tale che negli anni, per assomigliare sempre più al cantante inglese, si raderà parte della fronte per simulare, appunto, l’importante attaccatura dei capelli del cantante originale dei Genesis. Se non è dedizione questa!
Completano la line-up François Gagnon (chitarra), Sébastien Lamothe (basso e chitarra, nonché fondatore della band), Ian Benhamou (tastiere e voce) e Bob St-Laurent (batteria e voce).
Per chi ha vissuto i suddetti anni d’oro, immagino che l’abbigliamento, e forse persino l’atteggiamento (staticità massima e nessuna interazione tra i componenti della band in nessun momento del concerto), fosse perfettamente rispondente con quanto avveniva negli anni ‘70. Ma vi prego, smentitemi se non era così: non c’ero e sono curioso.
Tutti vestiti di bianco, pantalone a zampa per l’imponente bassista e chitarrista Sébastien, che si esibisce anche con un classico dei classici, ossia la chitarra/basso a doppio manico… commovente.
L’unica eccezione al bianco è per il batterista, dotato di un mustacchio d’epoca davvero impressionante. In puro stile Phil Collins, sul primo set avrà una maglietta a righe nere e bianche, e sul secondo set sfoggerà la mitica maglietta nera con la scritta GENESIS bianca che compare su molte delle foto di quegli anni, per non parlare delle Adidas che riesco a scorgere dalla mia posizione.
Abbiamo poi il tastierista completamente murato vivo dietro al suo strumento, e un palchetto sulla sinistra per il chitarrista. Puri anni ‘70, insomma, e la somiglianza anche fisica, a grandi linee, c’è tutta.
Massima importanza agli strumenti e “pochi fronzoli”. Sì, peccato però che di fronzoli si parlava, e anche parecchio, nelle presentazioni della band. Ma andiamo con ordine.
Il primo dei due set della serata (per la cronaca, si è trattato di un totale di oltre 2 ore e mezza di musica complicatissima e con migliaia di passaggi difficilissimi da ricordare a memoria) copre un periodo che la band, in questa “A Genesis Extravaganza 2” - mi pento amaramente di non aver assistito ai loro concerti in passato - non aveva mai affrontato, ossia gli album “A Trick of the Tail” (il primo senza Peter Gabriel), “Wind & Wuthering” e “… And Then There Were Three…”.
Insolito, direte. D’altra parte, è comprensibile che una tribute band che ha passato gli ultimi 25 anni a suonare sempre e solo i grandi classici che tutti comprensibilmente vogliono ascoltare (e che stasera non sono mancati per fortuna, insieme a numerose chicche) abbia il desiderio di spaziare e dar spazio anche a composizioni sì famosissime ma forse meno considerate dai fan dei Genesis dell’era Gabriel.
Sogno che un giorno venga organizzato un tour di una band che mi piace molto (gli articoli indefiniti sono voluti) in cui vengono riproposte quelle canzoni… “sfigate”, le ultime del lato b, i b-sides, quelle contenute nei dischi che non hanno venduto tanto, quelle che la stampa per anni ci ha fatto credere fossero “le meno ispirate dell’album” ma che in realtà a volte hanno un posto speciale nel cuore dei fan e che soprattutto, grazie a internet, possiamo finalmente scoprire essere delle canzoni molto belle e valide. Magari non dei classici, ma comunque interessanti ed emozionanti, quindi meritevoli di essere riproposte in sede live.

Il pubblico si è mostrato comunque molto entusiasta dalla prima parte della serata. Non mi ero informato troppo su cosa i The Musical Box avrebbero suonato, per cui per me è stata una sorpresa completa, e vi dirò di più: ammetto anche di non essere ferratissimo sui tre album proposti fin qui, per cui è stato tutto uno scoprire musiche nuove. Le meraviglie della vita, non si smette mai di imparare.
Il simpatico Denis Gagné ha una certa dimestichezza con l’italiano, le prime parole che dice sono proprio in italiano e legge un foglio su cui ha scritto cosa dire. Presenterà quasi tutti i brani in italiano. Gli accenti sono tutti sbagliati (“Grazi Genòva”) e sembra di ascoltare un imitatore di accenti. Ma è tutto bellissimo, strappa più di un sorriso (“Romeo aveva una foglia di fico… non di fica”) e il suo sforzo è davvero encomiabile.
Da ex italiano all’estero, confermo che la vita a volte non è affatto facile. 

L’aspetto visual (ossia le proiezioni di immagini dietro il palco) non distrae mai né risulta preponderante, piuttosto le immagini accompagnano le canzoni senza distrarci troppo dalla musica, magnifica, che i nostri ci propongono con fedeltà oserei dire assoluta.
Gli stacchi di batteria sono praticamente identici agli originali, da wanna-be batterista li conosco abbastanza bene e devo dire che quanto ascolto mi lascia a bocca aperta. Il nostro Bob St-Laurent è persino riuscito a ricreare quel suono acuto di barattoli che caratterizza i tom della batteria di Phil Collins degli album dei Genesis era Gabriel e, in realtà, di molte delle batterie degli album di quegli anni. Davvero magnifico.
Se avesse avuto anche gli stessi tom posizionati a un’altezza considerevole e scomodissima (pensate alla batteria di Nicko McBrain degli Iron Maiden e vi verrà il mal di schiena automaticamente), e se fosse stato mancino (mancino è, in compenso, il bassista), sarebbe stato una copia perfetta anche visivamente.
Dopo una pausa di una decina di minuti, i nostri tornano col botto: “The Fountain of Salmacis” ci porta dritti nell’era Genesis per la quale tutti e tutte, confessiamolo pure, siamo qui stasera: quella dei tre capolavori massimi e rispondenti ai nomi di “Nursery Crime”, “Foxtrot” e “Selling England By The Pound”.
Ho avuto la fortuna di assistere al concerto di Steve Hackett quest’estate al Porto Antico di Genova col mio amico Antonio Pellegrini (il report del concerto è presente nell’ultimo numero di Mat2020, che si trova qui: http://www.mat2020.com/files/MAT2020_OTT19.pdf), durante il quale il chitarrista dei Genesis ha riproposto proprio “Selling” nella sua interezza, per cui… forse si trattava delle canzoni, quelle tratte da quel disco, che mi interessavano di meno. E, come dire, una volta che lo senti fatto da lui… non c’è cover band (tribute, pardon) che tenga. E infatti fu un concerto fotonico.
Il concerto prosegue con alcuni dei classici che hanno reso immortale questa enorme band inglese, chiudendosi con “Supper’s Ready”, e le emozioni non sono mancate, complice, come dicevo sopra, una riproposizione fedelissima e a tratti sconvolgente dei brani.
Ciò che è mancato, a mio avviso, e di cui mi sono accorto verso la fine, quando la testona della volpe ha fatto il suo ingresso su “The Musical Box”, momento nel quale Denis Gagné stava anche per cadere rovinosamente sul palco, è stato l’aspetto “costumistico” e relativo a maschere e costumi della band e del cantante Denis Gagné. Capiamoci: si parla di questo gruppo come dell’unica tribute band autorizzata dai Genesis… e i folli, visionari travestimenti di Gabriel fanno capolino solo una volta durante tutto lo show?
Finché non me ne sono accorto e ricordato ero molto preso dallo show; ritrovarmi a pensare a questo dettaglio mi ha fatto sentire come se mi avessero improvvisamente tolto qualcosa. Ho poi verificato e visto che in altri concerti e tour dei The Musical Box le maschere effettivamente c’erano. Quelle più rinomate usate da Gabriel e riproposte dai canadesi? Il soldato inglese, il fiore, la scatola, il vecchio, le ali sulla testa col cerchietto, e chissà quante altre. 
Rifletto attentamente: forse questo è accaduto perché le canzoni scelte e suonate durante questo specifico concerto/set/tour NON comprendono quelle in cui Gabriel indossava alcune delle maschere/dei travestimenti che l’hanno reso ancor più celebre?
La risposta è no, e internet mi viene in soccorso, non avendo io vissuto quegli anni né avendo spulciato/visionato migliaia di concerti dei Genesis. La conferma è che sì, anche nelle canzoni che hanno suonato domenica sera “ci sarebbero dovute essere “più maschere.
(Il paradosso dei paradossi: nel video in cui si parla delle maschere di Peter Gabriel sono presenti anche i The Musical Box in quanto band che ha ricreato alcune di quelle maschere!)
Datemi una risposta se l’avete, vi supplico. L’intento polemico è davvero minimo, sono curioso di capire perché non abbiano usati i costumi di scena come promesso. E altre brutte parole che non posso scrivere qui.

Ho visto almeno un’altra tribute band dei Genesis, gli ottimi Get’Em Out, al Prog Fest di Genova del 2018, e… non è mancata neanche una maschera (well done, guys), oltre a una resa sonora davvero potente e impeccabile. Ve li consiglio vivamente.
Saranno piccolezze, ma per una band il cui apporto sul palco non è solo quello musicale, e anzi, questo apporto è fortemente coadiuvato da un importantissimo apparato visivo (luci, maschere, proiezioni) ... beh, sicuramente non è stato uno show completo, anche se sonoramente ineccepibile.
L’anno prossimo saranno nuovamente in Italia con il monumentale “The Lamb Lies Down on Broadway”, ultimo con Peter Gabriel… li aspetto al varco! 
Setlist:

Set 1:
Eleventh Earl of Mar
Dance on a Volcano
Entangled
Down and Out
...In That Quiet Earth / Robbery, Assault and Battery / Wot Gorilla?
Ripples
Los Endos

Set 2:
The Fountain of Salmacis
Stagnation
Can-Utility and the Coastliners
Looking for Someone
Firth of Fifth
The Cinema Show
After the Ordeal
The Musical Box
Supper's Ready

CINQUANTA MINUTI DI AUDIO…

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