Antonella
Pelilli, cantante e poetessa
Il periodo complicato
che stiamo vivendo ha lasciato tempo per riflessioni supplementari e per l’elaborazione
di sentimenti e pensieri che riportano all’essenza della vita.
Ma c’è chi possiede una
struttura mentale predisposta a questo esercizio e, in fondo, l’artista è denominato
tale proprio per la sua capacità di cogliere ciò in cui non riesce la persona “comune”,
mettendo a diposizione della collettività le conclusioni a cui è arrivato,
smuovendo le acque, toccando nell’intimo, spingendo ogni singola anima a
trasformarsi e creare, una sorta di rapporto osmotico che lega le menti
pensanti.
Guardando il video a
seguire, raccontato nel suo iter da Max Fuschetto - autore delle musiche
-, si ritorna alle origini, e l’affascinante ambientazione proposta - l’Albania,
le sue tradizioni e la sua cultura - diventa l’occasione per rivivere la
propria terra, per accorciare le distanze, per pensare ad una unione geografica
che si fa fatica a rendere effettiva, qualunque siano le coordinate spaziali di
riferimento.
Momenti aulici, ritualità,
immagini e parole… tutto condensato in pochi minuti in cui la voce soave di Antonella
Pelilli diventa guida di un lunghissimo percorso temporale, con una conduzione
musicale di alta classe, una proposizione minimalista che riesce ad amplificare a dismisura
i concetti di cui si nutre.
Una vecchia canzone
pop degli anni ‘80 - spesso valutata erroneamente nel suo intrinseco
significato -, sottolineava la potenza trasformativa dell’arte, arrivando
alla conclusione che, davanti ad una tela da pittore vuota, puoi/devi spingerti a
sognare e, se avrai il vento giusto dalla tua, la tela ben presto si riempirà, basterà
solo aspettare!
Mi piace pensare che messaggi come quello regalato nel video portino giovani e meno giovani ad usare il tempo passato, unito al quotidiano, per riempire la propria tela, perché è certo, ognuno ne possiede una!
Mi piace pensare che messaggi come quello regalato nel video portino giovani e meno giovani ad usare il tempo passato, unito al quotidiano, per riempire la propria tela, perché è certo, ognuno ne possiede una!
Athos Enrile
Così descrive il
video nei dettagli Max Fuschetto…
Questo video è il
risultato di un lungo percorso che ha incontrato persone, luoghi, culture,
suoni, musiche. Grazie al percussionista e leader delle Percussioni Ketoniche, Giulio
Costanzo, ho conosciuto diversi anni fa Antonella Pelilli.
Antonella è l’erede di
una lunga genìa di cantantesse come Silvana Licursi per il canto in
lingua arbereshe.
Nella sua voce, nelle
sue vibrazioni, si avverte la stratificazione dei tempi e delle culture:
dell’Est, del Medio Oriente, anche dell’opera italiana. Antonella ricama
textures e ha il dono della poesia che si fa suono e forma musicale. Insieme,
in alcune pagine di Sùn Ná, ci siamo avventurati verso originali riletture del
canto di tradizione, ma abbiamo anche tanto inventato di nuovo. Ne è nato il lavoro
Les Roses d'Arben, con Andrea Chimenti, attenzionato anche da
emittenti internazionale come la Funkhause Radio di Berlino, la prima emittente
della ex DDR.
Nel 2018 il nostro
lavoro incontra un altro altrettanto importante per le culture balcaniche in
Italia: Cristiana Lucia Grilli, giovane regista, ha intrapreso un lungo
viaggio alla riscoperta de le antiche comunità italo-albanesi stanziate
nell’Italia meridionale e insulare già dal sedicesimo secolo. Nasce il docufilm
"Adriatico, il mare che unisce ", con alla regia la stessa
Grilli e alla fotografia Francesco Toscano, documentario che, tra l'altro,
raccoglie anche i contributi di Goran Bregovic intervistato a Zurigo.
Arriviamo al 2020: l'arte di Antonella Pelilli, la magia delle riprese di Cristiana Lucia
Grilli , la composizione di Max Fuschetto, che si muove tra i
linguaggi colto e popular con uno stile riconoscibile e personale, si
incontrano per dar vita a “Si trendafile”, Le Rose”, un videoclip che
racconta l'Albania (Si trendafile infatti rielabora un antico canto
albanese conosciuto e ripreso dalle comunità arberesh italiane ), i suoi
paesaggi, i riti, gli spazi sacri e quelli quotidiani nel linguaggio muto della
musica e delle immagini.
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