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martedì 16 giugno 2020

MARONGIU & I SPORCACCIONI -Mulo de Paese, di Andrea Pintelli



MARONGIU & I SPORCACCIONI
“Mulo de Paese”
Di Andrea Pintelli

Eh già, il nome della band non lascia dubbi in merito; il titolo del loro terzo disco la dice lunga sulle loro intenzioni, poi confermate dai testi disimpegnati; cantare con fierezza le proprie canzoni in dialetto bisiacco (made in Gorizia e limitrofi) è un sigillo di appartenenza al popolo; suonare un blues-rock simil-cafone mischiato a riff ora alla Angus Young, ora alla Keith Richards (con tutto il rispetto per i due maestri citati) completa il quadro. Se poi vi capitasse di beccarveli live, in cui il leader e cantante Claudio Marongiu si esibisce in mutande (nessun riferimento a GG Allin però, ci fermiamo prima…) e offre alla folla (?) le sue imperfette ma vissute rotondità, capireste che questa operazione volutamente non seria ma incisiva, non è tutto e solo uno scherzo. Ossia, i ragazzi ci sanno fare, a dispetto del turpiloquio (chiamare un disco, il secondo, “Austria & Puttane” suona come una dichiarazione di guerra fredda con la parte perbenista e bigotta della società). Veneto e Friuli-Venezia Giulia, si sa, sono fra le regioni più cattoliche che abbiamo in Italia, immaginiamo come certa gente possa reagire nel sentire cantati certi concetti a loro lontanissimi; ma c’è verità e attualità in Marongiu, e questo forse non lo accetteranno mai. Il popolo vuole anche divertirsi e svaccare, ridere e urlare, bere e abbracciarsi: le storie raccontate da questo gruppo sono perfette in tale intento. Ora, chiaramente, ascoltando questa operazione di musica (hard) rock/folk/blues associata al cantato dialettale, viene in mente chi per primo ha portato questo genere in cima alle classifiche, riempito il Forum di Assago, arrivato fino allo stadio di San Siro per suonarci, ed è Davide Van De Sfroos; certo il Bernasconi ha puntato di più su visioni poetiche che sul divertimento puro, ma tant’è. Marongiu non ne è assolutamente un clone, sta solo ripercorrendo questo filone con la propria visione d’insieme, ma con un “pizzico” di follia in più, portando alle nostre orecchie un immaginario provinciale fatto di passione per le donne altruiste (!), pub e bar cattivi che profumano di seconde case, personaggi più che di persone di paese, storie per sorrisi a centosettanta denti, pacche sulle spalle e pugni in faccia, bottiglie di vino e fusti di birra offerti da amici in cinque secondi. Insomma, riassumendo, l’Italia verace che vuole continuare a uscire per far festa, senza mai mollare, quella che se ne frega di andarsi a confessare davanti a uno sconosciuto. 


Canzoni come le indiavolate “Mulo de Paese” e “Volpe Russa”, la country-oriented “Sio Buck”, l’hard-opening “Pronto a Guar”, la soffusa “Imbriaga”, la “buscaglionesca” e finale “Veci Nevrotici”, la dolce “Non Me Ricordo Più”, hanno sia dei belli arrangiamenti, segno questo che dietro c’è un lavoro di certo non approssimativo, sia dei testi che non sono mai banali, a dispetto di quanto detto poc’anzi. Insomma non si possono ascoltare solo King Crimson e Banco del Mutuo Soccorso, comodamente e giustamente seduti nella propria poltrona numerata o nel tepore della propria abitazione; a volte c’è il sacrosanto eretico ed erotico bisogno di mischiarsi agli altri, abbracciarli, magari dopo aver buttato giù qualche calice di bevande “sorridenti”, e urlare canzoni come fossero degli inni, saltando e sgomitando: in questi casi un disco di Marongiu & I Sporcaccioni o, ancor meglio, un loro concerto saranno perfetti. Io, che ho avuto e vissuto (pace all’anima sua) uno stupendo zio originario di Ciano del Montello (TV) ve lo posso assicurare. Non ci sono solo concetti cervellotici da affrontare; meraviglioso, sometimes, è non considerarli affatto, perché bisogna anche e soprattutto godere nella vita. In tutti i sensi possibili. Abbracci diffusi.


MULO DE PAESE
Marongiu & I Sporcaccioni
Boogie Records 2020

Claudio Marongiu – voce
Andrea Farnè – basso
Gioppi Bertossi – chitarra
Enrico Granzotto - tastiere
Michele Cuzziol – batteria






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