MARONGIU & I
SPORCACCIONI
“Mulo de Paese”
“Mulo de Paese”
Di Andrea Pintelli
Eh
già, il nome della band non lascia dubbi in merito; il titolo del loro terzo
disco la dice lunga sulle loro intenzioni, poi confermate dai testi
disimpegnati; cantare con fierezza le proprie canzoni in dialetto bisiacco
(made in Gorizia e limitrofi) è un sigillo di appartenenza al popolo; suonare
un blues-rock simil-cafone mischiato a riff ora alla Angus Young, ora alla
Keith Richards (con tutto il rispetto per i due maestri citati) completa il
quadro. Se poi vi capitasse di beccarveli live, in cui il leader e cantante
Claudio Marongiu si esibisce in mutande (nessun riferimento a GG Allin però, ci
fermiamo prima…) e offre alla folla (?) le sue imperfette ma vissute rotondità,
capireste che questa operazione volutamente non seria ma incisiva, non è tutto
e solo uno scherzo. Ossia, i ragazzi ci sanno fare, a dispetto del turpiloquio
(chiamare un disco, il secondo, “Austria & Puttane” suona come una
dichiarazione di guerra fredda con la parte perbenista e bigotta della
società). Veneto e Friuli-Venezia Giulia, si sa, sono fra le regioni più
cattoliche che abbiamo in Italia, immaginiamo come certa gente possa reagire
nel sentire cantati certi concetti a loro lontanissimi; ma c’è verità e
attualità in Marongiu, e questo forse non lo accetteranno mai. Il popolo vuole
anche divertirsi e svaccare, ridere e urlare, bere e abbracciarsi: le storie
raccontate da questo gruppo sono perfette in tale intento. Ora, chiaramente,
ascoltando questa operazione di musica (hard) rock/folk/blues associata al
cantato dialettale, viene in mente chi per primo ha portato questo genere in
cima alle classifiche, riempito il Forum di Assago, arrivato fino allo stadio
di San Siro per suonarci, ed è Davide Van De Sfroos; certo il Bernasconi ha
puntato di più su visioni poetiche che sul divertimento puro, ma tant’è.
Marongiu non ne è assolutamente un clone, sta solo ripercorrendo questo filone
con la propria visione d’insieme, ma con un “pizzico” di follia in più,
portando alle nostre orecchie un immaginario provinciale fatto di passione per le
donne altruiste (!), pub e bar cattivi che profumano di seconde case,
personaggi più che di persone di paese, storie per sorrisi a centosettanta
denti, pacche sulle spalle e pugni in faccia, bottiglie di vino e fusti di
birra offerti da amici in cinque secondi. Insomma, riassumendo, l’Italia verace
che vuole continuare a uscire per far festa, senza mai mollare, quella che se
ne frega di andarsi a confessare davanti a uno sconosciuto.
Canzoni come le indiavolate
“Mulo de Paese” e “Volpe Russa”, la country-oriented “Sio Buck”, l’hard-opening
“Pronto a Guar”, la soffusa “Imbriaga”, la “buscaglionesca” e finale “Veci
Nevrotici”, la dolce “Non Me Ricordo Più”, hanno sia dei belli arrangiamenti,
segno questo che dietro c’è un lavoro di certo non approssimativo, sia dei
testi che non sono mai banali, a dispetto di quanto detto poc’anzi. Insomma non
si possono ascoltare solo King Crimson e Banco del Mutuo Soccorso, comodamente
e giustamente seduti nella propria poltrona numerata o nel tepore della propria
abitazione; a volte c’è il sacrosanto eretico ed erotico bisogno di mischiarsi
agli altri, abbracciarli, magari dopo aver buttato giù qualche calice di
bevande “sorridenti”, e urlare canzoni come fossero degli inni, saltando e
sgomitando: in questi casi un disco di Marongiu & I Sporcaccioni o, ancor
meglio, un loro concerto saranno perfetti. Io, che ho avuto e vissuto (pace
all’anima sua) uno stupendo zio originario di Ciano del Montello (TV) ve lo
posso assicurare. Non ci sono solo concetti cervellotici da affrontare;
meraviglioso, sometimes, è non considerarli affatto, perché bisogna anche e
soprattutto godere nella vita. In tutti i sensi possibili. Abbracci diffusi.
MULO
DE PAESE
Marongiu
& I Sporcaccioni
Boogie
Records 2020
Claudio
Marongiu – voce
Andrea
Farnè – basso
Gioppi
Bertossi – chitarra
Enrico
Granzotto - tastiere
Michele
Cuzziol – batteria
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