Veniva pubblicato nel novembre del 1976
l'album del Banco del Mutuo Soccorso
"Come in un ultima cena".
Questo avveniva dopo i tre "capolavori" precedenti, dopo "Banco IV", registrato per il mercato "internazionale", dopo "Garofano Rosso", colonna sonora dell'omino film. L'attesa dei fan per un nuovo album in studio (cantato in italiano) era molta.
Questo disco fu uno "spartiacque", si abbandonarono le suite prog dei primi album a favore di una forma di canzone più tradizionale, nel senso della composizione dei brani, più ricercati e raffinati. Opera abbastanza "complessa", sia sul piano musicale che dei testi, nato in una specie di autoanalisi. Una cena dove si incontrano vari personaggi. C'è il furbo opportunista (Il ragno), il romantico idealista (È così buono Giovanni ma...), l'attivista politico (Slogan), e così via. Il brano, "Si dice che i delfini parlino", era già pronto con un altro titolo per l'incompiuta opera-rock "San Francesco".
Per la "stampa specializzata" trattasi di album di transizione (ad avercene!), non capirono che questa "metafora" della vita dei vari personaggi del disco era lo specchio della società dell'epoca (e forse anche di quella attuale), e che il gruppo stava cercando una nuova dimensione.
Uscì per la casa discografica di EL&P "Manticore", ebbe una grande promozione, uscì anche una versione in inglese, "As in a last supper", con i testi tradotti da Angelo Branduardi, ed i notevoli "progressi" di Francesco a livello di pronuncia, rispetto a Banco IV (!!??)
Seguì in lungo tour con i "Danzatori Scalzi" ed Angelo Branduardi, ancora poco famoso; apriva i loro concerti e presentava il nuovo brano "Alla fiera dell'est", (con cui fece il botto). Ricordo di averli visti al Teatro Olimpico di Roma, allo spettacolo pomeridiano (la mia futura moglie doveva rientrare prima di cena!): che concerto! Al mixer c'era Marcello Todaro. Mi verrebbe da dire: " ho visto cose che voi umani...".
Un grande album, maturo, che ha il solo "difetto" di essere stato preceduto da tre capolavori, ma con una liricità unica, e la voce di Francesco, antica... ancestrale (andate a ri-ascoltarlo)
Wazza
Note: Copertina apribile con all'interno un disegno ispirato a "L'ultima cena" di Leonardo da Vinci e avente per soggetti i componenti del gruppo / Allegato un opuscolo cm. 22x22 di 16 pagine con una nota di presentazione all'opera a firma del gruppo, testi delle canzoni e relativi disegni a commento (vedi link "Altre immagini") / Copertina di Cesare e Wanda Monti - Illustrazioni e libretto di Mimmo Mellino / Registrato da Peter Kaukonen e mixato da Peter Kaukonen con Banco del Mutuo Soccorso presso il Chantalain Studio di Roma, nei mesi di Marzo-Aprile-Maggio 1976 / Produzione esecutiva: David Zard / Distribuito da Dischi Ricordi - Milano / Formazione: Pierluigi Calderoni - batteria, percussioni; Renato D'Angelo - basso, chitarra acustica; Francesco Di Giacomo - voce; Rodolfo Maltese - chitarre, tromba, corno, voce; Gianni Nocenzi - pianoforte, piano elettrico, sintetizzatore, clarinetto, flauto dolce; Vittorio Nocenzi - organo, sintetizzatore, solina, clavicembalo
BRANI
Lato
...A CENA, PER ESEMPIO
Autori: Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi
IL RAGNO
Autori: Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi
È COSÌ BUONO GIOVANNI,
MA...
Autori: Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi
SLOGAN
Autori: Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi
Lato B
SI DICE CHE I DELFINI
PARLINO
Autori: Francesco Di Giacomo, Gianni Nocenzi Musicisti: Angelo Branduardi (violino)
· VOILÀ MIDA! (Il guaritore)
Autori: Francesco Di Giacomo, Gianni Nocenzi
QUANDO LA BUONA GENTE DICE
Autori: Francesco Di Giacomo, Gianni Nocenzi, Vittorio Nocenzi
LA NOTTE È PIENA
Autori: Francesco Di Giacomo, Gianni Nocenzi Musicisti: Angelo Branduardi (violino)
FINO ALLA MIA PORTA
Autori: Francesco Di Giacomo, Vittorio Nocenzi
Banco del Mutuo Soccorso - Come in un'ultima cena
Attorno a questa immagine ci sono due storie
incredibili. Iniziamo con la prima. Eravamo ormai al quarto Lp escludendo
quello inglese. Ci fu una riunione da me, con Sandro Colombini, i fratelli
Nocenzi, Francesco e gli altri. Il rapporto tra la musica e l’immagine stava
diventando prioritario anche se le case discografiche non volevano vederlo,
d’altronde sulla cecità dei nostri manager dovremmo stendere un velo grande
come tutta la nazione. Proposi allora di fare una cosa completamente diversa,
non tanto nella forma, ma diversa proprio come metodologia. L’idea era di
girare un film in cui le immagini commentassero la musica, non la raccontassero
ma ne fossero una visione onirica una evocazione, in quegli anni non esisteva
ancora il video-clip, non c’erano ancora le video cassette né tanto meno i dvd, ma come poteva allora essere
commercializzato il disco? Lo spettatore che andava a vedere quel film avrebbe
pagato con il prezzo del biglietto anche il costo molto ridotto del disco, che
gli sarebbe stato dato in una busta bianca visto che la copertina erano le
immagini del film. Si guardarono in faccia stupefatti era troppo per loro così
si ritornò sulla terra e si progettò un qualche cosa che avesse dentro dei
segni forti. A nessuno, se non a me, sarebbe mai stato permesso di fare una
immagine del genere, d’ altronde ero convinto che all’uscita ci sarebbe stato
uno sconquasso, soprattutto da parte della Chiesa, e la cosa non poteva che
farci gioco, ma non ci furono reazioni né dalla Curia, né da nessun altro. Ma
qui nasce la seconda storia, figlia della prima, verso la fine degli anni ‘70
la mia situazione lavorativa in Italia era divenuta più che difficile, tragica,
nessuno mi passava più del lavoro, ero considerato, troppo cerebrale, troppo
difficile, poco accondiscendente a compromessi. Grazie a Nanni Ricordi conobbi
l’amministratore delegato della Rolling Stones Record. Sigillai parte dello
studio per non avere troppe spese mi feci prestare dei soldi dalla banca con la
scusa di acquistare delle macchine, e mi trasferii da solo a New York: non ci
andavo molto volentieri lasciare moglie e figlia non era cosa che mi piaceva. I
primi tempi, con l’aiuto di alcuni amici, presi in affitto una barca, di quelle
stanziali al boat bease sul fiume Hudson, di fronte al New Jersey; dopo un pò
mi trasferii non molto lontano da lì, alla 91 West Side. Lavorando con
l’etichetta dei Rolling Stones economicamente le cose migliorarono, anche se il
mio pensiero era sempre all’Italia.
Un giorno fui chiamato in direzione e mi fecero sentire un pezzo, era Only on the top, il singolo del nuovo long playing di Mike Jagger come solista. Mi chiesero di fare un progetto. Presi l’occasione e tornai in Italia per chiedere una mano a Vanda, disegnammo la nostra proposta che portai nel viaggio di ritorno a Parigi, agli studi Olimpya, dove stavano registrando. Il progetto vedeva Mike sdraiato su una croce con la testa verso macchina in una prospettiva mantegnana, vestito solo con un panno ai fianchi e con ai piedi delle scarpe da tennis; la croce stava ancora a terra su un crinale come sfondo le balze di Volterra. Mike stringeva nella mano un martello che picchiava con forza a cacciare un chiodo dentro al palmo dell’altra, ferma sull’asse della croce, era un’autocrocifissione. All’interno una serie di informazioni che avevo chiamato Do it yourself spiegavano come costruirsi i chiodi il martello la croce, gli oggetti fotografati erano tratteggiati in modo da poterli ritagliare. Il progetto fu accolto con entusiasmo. Intanto ero tornato a New York, passarono più di due mesi. Un giorno chiesi che succedeva del mio progetto, la risposta fu sconcertante: avevano sottoposto la proposta ai più grandi magazzini negli Stati Uniti e in Inghilterra la risposta era che una copertina del genere non l’avrebbero esposta, perché lesiva della moralità quindi non se ne fece nulla. La cosa in sé non mi meravigliava più di tanto, se i punti vendita ti danno delle risposte simili l’industria che mira al profitto non poteva non tenerne conto, ma che i Rollig Stones si sottomettessero a queste regole, quando in Italia terra del Vaticano del Papa e dei cattolici, nessuno si era indignato per una immagine molto più blasfema tutto sommato, mi sembrava troppo. Ma il culmine dell’assurdità fu la ragione dello scandalo che non stava nel vilipendio religioso, ma nella moralità del l’immagine, il fatto che Mike Jagger fosse nudo con solo una piccola striscia a nascondere le sue grazie. Era finito un sogno, era finita un’epoca, almeno per me.
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