“La voce di
Stratos non era una voce, era uno strumento in grado di passare con
disinvoltura dall’r&b al rock fino a sperimentazioni inaudite nelle quali
il canto si faceva lamento, si trasformava in flauto o sirena, tornava bambino.
A volte spaziava in territori così distanti dall’ordinario che si fa fatica a
riconoscere come voce quel suono incredibile che scaturisce dal corpo del suo
creatore, tra diplofonie e trifonie (ovvero la produzione di due o tre suoni
simultaneamente) e i picchi inauditi di 7000 Hz.”
Il 13 giugno
(come il 21 febbraio) dovrebbe essere giorni di lutto nazionale per la cultura
italiana: una leucemia fulminante ci privava “fisicamente” di Demetrio Stratos, indimenticabile voce e persona
eccezionale.
Gli “amici”
artisti il giorno dopo gli dedicarono il concerto organizzato in precedenza per
una raccolta fondi, utile ad affrontare le cure in USA, ma non ce ne fu il
tempo…
Per non dimenticare…
Wazza
Dalla rete Francesco Cirillo- foto Renzo Chiesa...
Il 13 giugno
del 1979 morì quasi all’improvviso all’età di 34 anni Demetrio Stratos, uno
degli artisti più talentuosi e avanguardistici che si ebbero mai nel nostro
paese. Nato ad Alessandria d’Egitto nel 1945 da genitori greci, Efstràtios
Dimitrìu, si trasferì diciasettenne a Milano per studiare architettura. Dopo
l’esperienza con il gruppo beat de I Ribelli, nel 1972, fondò gli Area, uno dei
gruppi cardine del progressive italiano e politicamente schieratissimo a
sinistra. Nel giro di soli sei anni e cinque album in studio la band marchierà
a fuoco la musica italiana, ma nel 1978 Stratos decise di perseguire ricerche
artistiche personali basate su sperimentazioni vocali che lo porteranno a
girare il mondo e collaborare anche con John Cage.
Colpito poco dopo da una grave forma di anemia aplastica, malattia causata dalla mancata riproduzione delle cellule da parte del sangue, venne ricoverato al Memorial Hospital di New York in attesa di un trapianto di midollo osseo. Per raccogliere fondi per far fronte alle astronimiche spese di degenza (che ad oggi sarebbero pari a circa 10.000 € alla settimana), Gianni Sassi della storica etichetta Cramps che lanciò gli Area nel 1973, organizzò in un paio di settimane un faraonico concerto all’Arena Civica di Milano; purtroppo le condizioni di salute del cantante precipitarono e Demetrio Stratos morì beffardamente proprio il giorno prima dell’evento a soli 34 anni.
Il concerto che
doveva essere in sostegno al grande artista italo-greco prese così una
dimensione inaspettatamente tragica, diventando una celebrazione alla sua
memoria. Nella lista dei musicisti raccolti da Gianni Sassi (tutti esibitisi
gratuitamente) c’è un po’ di tutto «Gente che c’entra e gente che non c’entra
un cazzo» come commenterà Patrizio Fariselli (tastierista degli Area). Si
radunarono sin dal giorno precedente oltre 60.000 spettatori in attesa
dell’evento, la maggior parte dei quali non aveva mai sentito parlare né di
Demetrio Statos né degli Area, non avevano mai sentito diplofonie e non avevano
la benché minima conoscenza della musica d’avanguardia.
Tutti questi
vennero attratti solo dai nomi dei cantautori più popolari in scaletta
aspettandosi un classico concerto pop-rock. Come se non bastasse l’evento fu il
pretesto di molti artisti per mettersi in mostra, adombrando la figura stessa
di Demetrio Stratos (persino gli Area vennero reclusi a brevi partecipazioni
all’inizio e alla fine dell’evento), mostrando sin da subito su quel palco
l’enorme vuoto che aveva appena lasciato nella musica italiana. Così ricorda
l’evento il chitarrista Paolo Tofani che all’epoca aveva da poco lasciato gli
Area: «Molte delle persone che parteciparono a quel concerto non avevano niente
a che fare nè con gli Area nè con Demetrio. È stato un momento di grande
tristezza per il vuoto che aveva lasciato Demetrio e poi c’era la
consapevolezza di vedere che c’erano delle persone che usavano quel momento per
potere in qualche modo fare il “loro verso”. Io ad esempio sono stato messo in
un furgone, in uno studio mobile a registrare. Ero triste e arrabbiato e solo
alla fine mi chiamarono sul palco a suonare con gli Area “L’internazionale”».
I nomi più noti
sono sicuramente quelli di Eugenio Finardi, Francesco Guccini, Angelo
Branduardi, Roberto Vecchioni (accompagnato da Ludovico Einaudi alle tastiere)
e Antonello Venditti (accolto da un freddo applauso di circostanza del
pubblico), mentre la quota “progressiva” viene coperta da P.F.M. (che se la
ridono beatemente sul palco), Banco (emozionante l’eterea ed enigmatica
versione di Lungo il margine e di E mi vien da pensare) e ovviamente gli Area
che eseguono una versione sempre più dissonante de L’internazionale, perfetto
commiato all’amico scomparso e alla fine del decennio. Oltre a questi troviamo
anche nomi poco ricordati della musica di allora, come Venegoni & Co., il
supergruppo Carnascialla con con Tony Esposito, il proto-punk dei Kaos Rock di
Luigi Schiavone (appena arrivati sotto l’ala protettrice della Cramps e buttati
nella mischia), i pianisti d’avanguardia Adiano Bassi e Italo Lo Vetere.
Nella baraonda generale troviamo anche l’ibrida Tarantella del vibrione di Gaetano Liguori e Tullio De Piscopo, la performance degli Skiantos che non suonarono una sola nota ma si misero a leggere poesie demenziali davanti ad un pubblico attonito e la tristemente famosa esibizione di Giancarlo Cardini, probabilmente l’ospite più interessante ed originale, ricordato tristemente per essere stato sommerso da una valanga di fischi da parte del pubblico durante l’esibizione della sua Solfeggio parlante che, ironia della sorte, sarebbe dovuta essere stata registrata da Demetrio Stratos se non fosse deceduto.
Avrebbero dovuto
partecipare anche Pino Daniele che chiese di esibirsi ma non gli fu permesso
perché all’epoca era ancora uno sconosciuto cantautore napoletano e persino
Adriano Celentano che contattò gli organizzatori, ma gli fu risposto un gentile
diniego perché era troppo diversa la sua musica rispetto agli altri
partecipanti.
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