COMPASSIONIZER
– “AN AMBASSADOR IN BONDS”
Di Andrea Pintelli
Imbattersi, forse non troppo casualmente, in un’opera sofisticata
come “An Ambassador In Bonds” dei Compassionizer provoca gioia e felicità. Per tanti
motivi. Primo, sono dei musicisti veramente capaci; secondo, sanno trasmettere
i loro sentori e senza strafare; terzo, sono un gruppo transnazionale che
abbraccia ciò che ora è diviso, infatti provengono da Russia, Germania e
Ucraina.
L’ensemble
Compassionizer è un progetto nato nel 2020 durante il lockdown e prende il nome
da un album del 2007 di Roz Vitalis, con l’idea metafisica che sia fare musica
che ascoltarla dovrebbe contribuire allo sviluppo di qualità umane come
simpatica, empatia e compassione.
Il titolo dell’album (il loro secondo) è una metafora di una persona che svolge il proprio ministero e missione in qualsiasi area della creatività e si trova di fronte alla necessità di superare vari vincoli. Esso contiene diversi strumenti, tra cui non solo sintetizzatori e chitarre, ma anche clavicembalo, clarinetto basso, clarinetto, tromba, doira, rubab, ecc.; quindi Oriente e Occidente. Suono insolito, composizioni polifoniche, tempi dispari, melodie accattivanti, stati d’animo oscuri, atmosfera ipnotica, ossia un incrocio fra world music, avant-jazz, camera avant-Prog, psichedelica ed elettronica. Questo, in sintesi, quello che vi aspetta ascoltando il disco in questione. Ma c’è di più, andando in profondità.
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“FollowAfter Meekness” annuncia l’avvio delle danze con rintocchi di un piano
interrogativo, ma subito dopo si mette in pratica l’alchimia sonora dei nostri,
grazie a un coacervo di idee mescolate insieme sulla falsariga di un messaggio
di coesione sociale.
“Different Sides of Ascension” corre verso
l’azzurro, armonica e bilanciata come fosse un soffio di vento gentile. La
linea di clarino è solenne, ma lascia spazio alle percussioni ora minacciose,
ora soft.
“Caress of Compassion (Part 4)” pare una favola
raccontata da chi ci ama, un forte messaggio simbolico che potrebbe essere
portato al Cremlino d’oggigiorno. Non essendoci mai fine alla follia umana, chi
può medicarla se non la compassione e il Bene supremo?
“The Man That Sitteth Not in the Seat of the Scornful”
è dark e a tratti marziale, una traccia dove non c’è compromesso. Questa
visione fa parte della natura, ma va stemperata con l’impegno. Ma ora siamo
qui.
“An Ambassador in Bonds (Part 1 e 2)” sono il fulcro
dell’album, due sguardi contrapposti alla mercè della pietà caritatevole che
contraddistingue la maggior parte di noi. Forse. Il lavoro d’intersezione fra
gli strumenti crea un insieme pieno e benevolo, a tratti liquido, che vuole
raggiungere il cuore dell’ascoltatore. La seconda parte ha i fiati come
elemento predominante, espressione di una processione d’anime che si ritrovano
a parlare, proseguendo nel dialogo.
“I Am Sitting on the Pier” ossia metafora d’attesa e
speranza. Rappresentata magistralmente dalla dolcezza e dalla concretezza degli
strumentisti, vuole attirare a sè un migliaio di occhi per carpirne il
messaggio.
“Hard-Won Humility” è sentore di sorpresa che si
trasforma nel pezzo migliore del disco. Atmosfere simili portano in un mondo
onirico difficile da ritrovare altrore. Le percussioni sono magnetiche, ma è il
lavoro delle tastiere che provoca magia. Il wah wah della chitarra, dosato nei
giusti termini, aggiunge quel tocco che completa il quadro insieme al
clarinetto fatato.
“An Ambassador in Bonds (Part 3)” riprende da dove
era finita la seconda parte, ed è ancora una volta la celestiale impronta che i
Compassionizer vogliono imprimere al nostro sentore. Il loro intento, spiegato
all’inizio dell’articolo, riesce in pieno nell’impresa prefissata.
“Bear Ye One Another’s Burdens”, ultima
mastodontica traccia del disco, con i suoi oltre 13 minuti, mette in evidenza
tutti i pregi dei vari membri del gruppo, in un gioco intrepido che vuole
rimarcare le caratteristiche di ognuno, ma in maniera coesa e fantasiosa. Si
attraversano diverse stanze della natura umana, in un paradigma che fa sembrare
questo pezzo come un disco nel disco.
Per varietà, impressioni e volontà resta un meraviglioso esempio
di cosa rappresenti la Musica attuale e vera. Uno sforzo stilistico senza pari.
Un consiglio: fatelo vostro.
Tracklist:
01 Follow After Meekness 8:15
02 Different Sides of Ascension 3:54
03 Caress of Compassion (Part 4) 3:35
04 The Man That Sitteth Not in the Seat of the
Scornful 3:34
05 An Ambassador in Bonds (Part 1) 5:00
06 An Ambassador in Bonds (Part 2) 3:05
07 I Am Sitting on the Pier 3:12
08 Hard-Won Humility 7:17
09 An Ambassador in Bonds (Part 3) 4:10
10 Bear Ye One Another’s Burdens 13:20
Band:
Bayun The Cat – basso synth, tbilat, cowbell
Serghei
Liubcenco – chitarre acustiche ed elettriche, basso, rubab, doira, batteria e
alter percussioni
Leonid
Perevalov – clarinetto basso, clarinetto
Ivan Rozmainsky – concezione del progetto, clavicembalo, Arturia MiniBrute, sintetizzatori, campaneAndRey Stefinoff – clarinetto
Oleg Prilutsky – tromba
Anatoly Nikulin – mixing e mastering
Vyacheslav Potapov (VP) – artwork
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