Ci ha lasciati improvvisamente Michele Manzotti, 62 anni, vicecaporedattore della
Nazione all'Ufficio centrale-Province e grande esperto di musica. Tragica
ironia del destino: proprio nel prossimo mese di giugno sarebbe andato in Svezia
come unico giudice italiano all’European Blues Awards, grande motivo di
orgoglio, una bella soddisfazione per chi aveva fatto della musica – e del
blues in particolare, appunto – la sua grande passione.
Ma chi era Michele?
Nato a Firenze nel 1960, è stato
musicologo e giornalista. Dopo essersi laureato in Lettere nel 1986, ha
collaborato con varie riviste e ha insegnato storia della musica al Liceo
musicale di Arezzo. Assunto al «Resto del Carlino» nel 1990, dal 1995 al 2021
ha lavorato a «La Nazione», dove è diventato vicecaporedattore all’ufficio
centrale.
Nel 2002 in «Civiltà Musicale» è
stato pubblicato il suo catalogo delle musiche non operistiche di Arrigo Boito.
Dello stesso anno è l’uscita del libro Attilio Brugnoli-Il pianoforte e la sua
mano (Polistampa, Firenze) con cd allegato contenente la prima incisione
assoluta delle musiche di Brugnoli, compositore di cui ha poi raccolto l’opera
omnia per l’Enap stampata da Laterza nel 2006. Ha curato inoltre trasmissioni
per l’emittente Rete Toscana Classica. Ha scritto anche i libri “My name is
Pasquale”, dedicato a Nicola Arigliano (con Ernesto de Pascale, Stampa
Alternativa 2003) e Jethro Tull (Editori riuniti 2003).
Dal 2011 ha diretto il sito Il popolo
del Blues (www.ilpopolodelblues.com)
ed è stato uno dei conduttori dell’omonimo programma radio su Controradio
Firenze.
È stato anche presidente dell’Agimp
(Associazione giornalisti e critici musicali legati ai linguaggi popolari) e fa
parte dell’European Folk Network.
Dal 2009 delegato per la Toscana della Casagit (Cassa assistenza integrativa giornalisti) e dal 2020 consigliere dell’Ordine dei giornalisti della Toscana.
Oltre al giornalismo, la sua grande passione era la musica, ed era proprio grazie a quest'arte che Michele aveva regalato ai lettori autentiche perle, non soltanto con recensioni di brani e di album, ma soprattutto con interviste in cui emergevano sempre la sua competenza e la sua conoscenza anche storica degli eventi musicali e di cronaca, che sovente abbinava agli articoli per meglio inquadrare le persone di cui scriveva. Aveva conosciuto tutti i più grandi artisti del blues e del rock, da B.B.King a Ian Anderson (tanto per citare solo due grandi con i quali ricordiamo anche sue disinvolte conversazioni telefoniche dal giornale, in perfetto inglese), ma aveva pure scoperto giovani talenti italiani.
Appreso del malore fatale che lo ha
colpito a Roma, l'Ordine dei giornalisti e l'Associazione Stampa Toscana lo
hanno ricordato sottolineando "la grande ed esemplare
professionalità".
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