“Vizi
peccati e debolezze”
La band:
Andrea Scimè: contrabbasso
Armando Fiore: percussioni
Marco Macaluso: Fisarmonica
Mauro Schembri: Mandolino
Ettore Baiamonti: chitarra
“Io non mi fido di
nessun bastardo che non beva. La gente che non beve ha paura di rivelare se
stessa”.
(Humphrey Bogart)
(Humphrey Bogart)
Iniziamo con una citazione, e che citazione!
Beh, a onor del vero è impossibile pensare che a Luca
Burgio manchi il coraggio
con il suo “Vizi peccati e debolezze”.
Soprattutto il coraggio di rivelare sé stesso, di raccontare
donando voce e musica ai suoi personaggi, cos’era, cos’è, e forse come potrà
essere la vita in futuro.
Le sue musiche insieme ai suoi versi sembrano uscire da
fumosi (quando era permesso) locali notturni, oppure sembrano il frutto di
incontri con persone della più svariate estrazioni.
Luca si fa beffe del perbenismo, non ha certo paura
dell’altrui giudizio e incontra sia nelle canzoni, e forse anche nella realtà,
gente della più svariata specie, anche quella “poco raccomandabile” (gente di
malaffare, prostitute ecc.) uomini e donne che hanno, se non altro, il coraggio
di mostrarsi per quello che sono.
A tale proposito è necessario sottolineare il brano finale “Buscavidas”, che tradotto dallo spagnolo
suona come “imbroglione”, “sempre pronto ad ottenere il meglio anche con metodi
poco “urbani”.
Ma non ci sono solo i versi, i ritratti.
Le sonorità molto mediterranee sono scandite da un
contrabbasso (Andrea Scimè), percussioni ( Armando Fiori ), fisarmonica ( Marco
Macaluso) , mandolino (Mauro Schembri) e chitarra (Ettore Baiamonti,) che
creano un pastoso e piacevole suono che bene si sposa ai versi e alla
narrazione di Burgio.
Quasi inesistenti, almeno per ora, sono gli strumenti elettrici.
Grazie alla duttilità di questi musicisti non mancano alcune “incursioni”
nel jazz e nel blues.
Naturalmente spicca la voce graffiante di Luca Burgio, con lo
stile vocale rabbioso e sarcastico, anche se dal punto di vista canoro, Burgio
non pare abbia altre frecce nel suo arco.
Ma c’è un elemento non musicale, e neppure poetico, che fa da supporto alle canzoni, ed è il bicchiere che, insieme alla bottiglia, fa quasi da inevitabile - viste le ambientazioni - accessorio alle vicende e ai personaggi disegnati dall’autore.
Ma c’è un elemento non musicale, e neppure poetico, che fa da supporto alle canzoni, ed è il bicchiere che, insieme alla bottiglia, fa quasi da inevitabile - viste le ambientazioni - accessorio alle vicende e ai personaggi disegnati dall’autore.
Lo si sente già dalla prima traccia, anzi dalla sua introduzione:
il rumore di un liquido che riempie un bicchiere che verrà presto svuotato e
nuovamente riempito.
Si sa che l’alcool è stato compagno fedele di moltissimi
musicisti, scrittori, poeti e altri creativi, in taluni casi è stato il propellente
più azzeccato per sostenere lo sforzo creativo, in altri casi è risultato una
terribile arma a doppio taglio, ma non sarà il caso di Luca.
Comunque alcool o altro, è palpabile la voglia di trasgressione, la voglia di “ fare
baldoria”, c’è la palese volontà di farsi beffe anche dell’ ordine costituito (cit.), come nel quarto
brano, “Il sordo”.
Insomma c’è molta rabbia, c’è molta vita (notturna), un’ambientazione
che Burgio, considerato il suo temperamento mediterraneo, riesce a rendere con
colori vivi nonostante il fumo di molte sigarette e lo stordimento causato da
qualche bicchiere in più.
In futuro questo cantautore, insieme ai “Maison Pigalle”, sarà
certamente in grado di regalarci altri racconti, di disegnare ritratti umani
più o meno felici.
Sarà necessario il suo talento, la sua sensibilità di uomo
del sud, la voce rabbiosa e beffarda.
Non si sa invece se sarà necessario qualche corroborante
esterno, rappresentato da un bicchiere vuoto o pieno.
Ma questo non è così importante, a noi piace la sua musica.
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