Artista:
Electric Mud
Album:
The Inner World Outside
Genere: Progressive/Alternative
Anno: 2022
Casa discografica: Timezone Records
Tracklist
01.
Exploring the Great Wide Nothing
02.The Fear Within
03. Around the Mind in 80 Lies
04. Those Who Leave the World Behind
05. Guardians of the Weather Machine
06. Silent Stranger Suite
07. Sérotonine
08. Descent Into the Forsaken Valley
09. Moving On
Lineup
Nico
Walser: Lead Guitar, Synth, Arrangements,
Mixing
Hagen Bretschneider: Bass
David Marlow: Piano
Judith Retzlik: Violins, Violas, Cellos
Timo Aspelmeier: Keyboards, Drum Programming, Percussion
Andrea Weiß: Programming
Recensione di Fabio Rossi
Dopo il riscontro positivo tributato
al doppio album Quiet Days on Earth, pubblicato due anni orsono, il
progetto artistico portato avanti dagli Electric Mud
ha avuto un’importante evoluzione. La line up, che prima era
composta dal duo Nico Walser e Hagen Bretschneider, si è notevolmente ampliata con
l’aggiunta di Timo Aspelmeier, David Marlow, Judith Retzlik e Andrea Weiß. C’era,
pertanto, curiosità attorno al nuovo lavoro.
Iniziamo con il dire che The Inner
World Outside non delude le aspettative collocandosi tra le migliori release
sinora ascoltate quest’anno. Si tratta di un disco interamente strumentale e
multiforme che miscela classica, prog, jazz, funky, folk e
sperimentazione con estrema perizia. Un lavoro ottimamente registrato che
propone una musica da ascoltare con attenzione per essere assimilata in ogni
sua singola sfaccettatura.
Lo stile può essere generalmente inquadrato
nel progressive, ma gli Electric Mud amano definirlo Cinematic Prog Art
tantoché le varie tracce potrebbero benissimo fungere da colonna sonora a un
documentario dedicato al pianeta terra o, in generale, alla natura.
In questo
senso l’apporto del compositore e direttore d’orchestra David Marlow si è
dimostrato fondamentale conferendo al sound un approccio sinfonico che ben si
attaglia alla definizione che il gruppo tedesco utilizza per descrivere la
propria arte.
Alcune composizioni sono davvero formidabili: l’opener Exploring the Great Wide Nothing, con tastiere e suoni orchestrali che crescono gradatamente d’intensità per dissolversi improvvisamente in una musica soave con il violino e la chitarra acustici protagonisti, la sognante The Fear Within, la solenne Those Who Leave the World Behind, che si trasforma dapprima in un tema folk giocoso e poi in uno più rockeggiante, l’eterea incantevole Silent Strange Suite, con il violino a dominare, Descent into the Forsaken, con uno splendido pianoforte che si prende il proscenio nell’ambito di una traccia ancora una volta camaleontica, e la conclusiva celestiale Moving On.
Alcune scelte stilistiche le ho trovate meno convincenti: Around the Mind in 80 Lies presenta inizialmente tastiere un po’ troppo pompose, Guardians of the Weather Machine è eccessivamente sperimentale (sebbene poi esploda in una ritmica davvero trascinante) e Sérotonine, dall’ottimo incipit orientaleggiante, ha uno sviluppo nel complesso discreto. Al netto delle (pochissime) lacune che ho ravvisato, The Inner World Outside è un prodotto destinato a chi ha orecchie che amano costruzioni armoniche di gran classe. Voi siete tra questi?
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