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mercoledì 2 febbraio 2022

Steve Anderson-Journeyman’s Progress – Part One, commento di Fabio Rossi

 


Recensione di Fabio Rossi

 

Artista: Steve Anderson

Album: Journeyman’s Progress – Part One

Genere: Progressive

Anno: 2021

Casa discografica: Spodrock Records

 

Tracklist: 

1. Solus

2. Coda

3. A Glimpse of Light

4. Hellebore

5. Circlet

6. Mr Mekano

7. Descent

8. For Nancy

9. Glass Quartet

10. The First Step

11. Journeyman

 

Line Up: 

Steve Anderson ha suonato tutti gli strumenti fatta eccezione per la batteria in “Coda” (Chris York) e in “Mr Mekano” (Jamie Fisher). Il contributo alle percussioni in Glass Quartet è di William Burnett, Neil Durant e ancora di Jamie Fisher.

 

Nella carriera di tanti musicisti si arriva a un punto nodale in cui la volontà di pubblicare un album solista appare irrefrenabile. Questo è accaduto anche a Steve Anderson, chitarrista nei The Room, Grey Lady Down e Sphere 3, che ci ha regalato un progetto interamente strumentale costellato di undici composizioni ben concepite e dal carattere multiforme. Tale ultimo aspetto costituisce il reale punto di forza di Journeyman’s Progress – Part One, un viaggio attraverso il progressive, il rock melodico, la psichedelia e la fusion, generi sui quali Anderson si dimostra perfettamente a proprio agio.

L’artista milita in formazioni che esprimono proposte diverse tra di loro e, pertanto, era lecito aspettarsi un prodotto variegato.

Munito di una splendida cover, il disco non delude assolutamente le aspettative e potrebbe essere annoverato tra le uscite più espressive di quest’anno appena iniziato.

L’apertura è affidata alla classicheggiante Solus nella quale Steve mette subito in mostra tutta la sua bravura alla chitarra.

Coda ha un incedere rasserenante, per poi esplodere verso la metà del brano in un rock graffiante dalla ritmica travolgente nella quale ad eccellere è la batteria di Chris York.

A Glimpse of Light dispone di una tema portante ipnotico sul quale si inseriscono suoni avvolgenti e incantevoli.

Hellebore ha un andamento affascinante dettato dalle armoniose note sciorinate dalla sei corde acustica e sullo stesso canovaccio si snoda la breve Circlet. L’atmosfera muta radicalmente con Mr Mekano e Descent che sembrano essere state estrapolate da un album dei King Crimson, due perle di musica surreale d’avanguardia ad alto livello qualitativo.

Il clima si stempera con For Nancy, primo singolo nonché una delle tracce migliori partorite dalla genialità dell’autore, dove a dominare è una sognante chitarra.

L’inquietante e paranoica Glass Quartet potrebbe far parte della colonna sonora di un film distopico.

Su tali parametri si snoda anche la seguente The First Step; questo brano ha un inizio umbratile per poi orientarsi verso lidi più rasserenanti.

La sontuosa conclusiva Journeyman ha un incipit affidato a un suadente pianoforte per crescere a mano a mano d’intensità nell’ambito di un prog d’autore con sugli scudi un magnifico assolo alla sei corde; il brano, come un camaleonte, cambia continuamente aspetto, ben oltre dieci minuti di classe pura da applausi a scena aperta a suggellare un lavoro di cristallina bellezza.

Ci si lamenta spesso del fatto che non ci si emoziona più ascoltando le nuove uscite, non so voi cosa ne pensiate, ma se l’eccezione conferma la regola Journeyman’s Progress – Part One ne è una palese conferma.

Visto il titolo, non resta che aspettare la Part Two e ho molta curiosità in merito.  





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