Artista: Nando
Bonini
Album: The
King, The Crown, The Queen
Genere: Prog/Power Metal
Anno: 2022
Casa discografica: Videoradio e
Videoradio Channel Edizioni Musicali
Tracklist
1. Open the Book (Ouverture)
2. The King’s Court
3. Eternity Place
4. The Run of the Messenger
5. Secret
6. The Crown
7. The Victory of the Queen
Line Up:
Nando Bonini: Chitarre e Voce in Open the Book (Ouverture) e The
Victory of the Queen
Marco Maggi:
Tastiere
Kaito Tanaka:
Basso
Charlie
Common: Batteria
Recensione di Fabio Rossi
Torna alla ribalta il talentuoso chitarrista Nando Bonini con un EP nuovo di zecca interamente
strumentale (eccetto le parti vocali in inglese nella prima e nell’ultima
traccia curate dallo stesso Nando).
Registrato tra ottobre e dicembre del decorso anno, il disco può
essere inquadrato generalmente nel progressive metal (Liquid Tension Experiment),
sebbene in taluni frangenti sfoci, peraltro in modo del tutto convincente, nel
power evidente nelle dirompenti Eternity Place e The Crown.
Alla base di questo lavoro c’è l’eccellente virtuosismo di
Nando che sciorina classe sia nelle sezioni movimentate che in quelle più pacate.
Sarebbe riduttivo, però, parlare di The King, The
Crown, The Queen soffermandosi troppo sull’aspetto tecnico, che
non è assolutamente in discussione, mentre è preferibile considerare un punto nodale
che penalizza la maggior parte della musica dei cosiddetti guitar hero: la
fantasia.
Tanti album di chitarristi famosi peccano per l’assoluta
mancanza di tale requisito per me fondamentale. Insomma, ascolti e riascolti
l’ennesima fatica discografica di Malmsteen, Satriani o Vai e alla fine ti poni
le solite due considerazioni, una positiva e l’altra tremendamente negativa: “Ammazza quanto spacca ‘sto chitarrista!”
(lo dico alla romana per rendere meglio l’idea) e “Però alla fine non mi rimane niente dentro”. Ecco, quest’EP ha il
merito di includere sette composizioni ispirate e concepite con sentimento. La
marziale The King’s Court, le multiformi The Run of the Messenger
e Secret, il suadente suggestivo andamento di The Victory of the
Queen costituiscono modelli di capacità espressiva in grado di sedimentare
nell’animo dell’ascoltatore più attento.
Da segnalare, inoltre, l’eccellente qualità d’incisione.
Tutto perfetto? Beh, se devo trovare un difetto credo che si sarebbe potuto
fare di meglio per quanto concerne la cover non troppo attraente. Nando, noto
per essere stato dal 1991 al 2005 il chitarrista di Vasco Rossi (dagli album Gli
Spari Sopra a Buoni o Cattivi), è un esempio lampante delle qualità
che il nostro Paese è capace di sfornare nel mondo delle sette note. Occorre
solo impegno e volontà nel ricercare perle come questa nel mare magnum di
porcherie che ci vengono propinate di continuo. Ho la sensazione, però, che un
prodotto di tale fattura possa trovare maggiori possibilità di affermazione nel
mercato estero. Spero di sbagliarmi perché sarebbe un vero peccato. D’altronde
l’artista ha inteso incidere con la voglia di dare spazio alla sua creatività e
non per seguire la via del successo già ottenuto nella sua longeva carriera:
in caso contrario avrebbe optato per percorsi di gran lunga meno interessanti e distanti dai
miei gusti musicali.
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