JON ANDERSON & THE BAND GEEKS: TRUE
Frontiers records
2024 GBR/USA
Di Valentino Butti
Sono tra i 500mila ed oltre
che hanno visto su YouTube la versione di “Close to the edge” dei “The
band geeks”. Per loro (e nostra) fortuna tra quelle decine di migliaia di
appassionati c’era anche qualcuno dell’entourage di Jon
Anderson. Da lì a breve i cinque “Geeks” diventano la band che
supporterà l’ex singer degli Yes, in un breve tour negli States, nella
riproposizione dei grandi classici del gruppo inglese. La “chimica” pare
funzionare bene e tra un concerto e l’altro, oppure attraverso “zoom”, nascono
le prime idee per la pubblicazione di un album di inediti. Il risultato è
questo “True”, pubblicato
nell’agosto di quest’anno per l’italiana “Frontiers records”. Inevitabili i
confronti con il recente (dello scorso anno…) “Mirror to the sky” degli Yes. Beh,
su un punto penso non ci sia dubbio alcuno: la copertina di “Mirror…” batte
quella di “True” 10 a 0!!! E se, da amante degli Yes, Roger Dean e la sua arte
sono insuperabili, non riusciamo proprio a capire come il “divino” Jon non
abbia potuto fare di meglio di una sua fotografia mentre… canta… errore di
marketing… almeno. Certamente contano di più i contenuti, ma anche l’occhio
vorrebbe la sua parte.
Torniamo, dunque, a “True”.
L’album è diviso in nove tracce e, assieme al lavoro di qualche anno fa con
Roine Stolt (“Invention of knowledge”), è, senza dubbio alcuno, quello più
vicino al classico “Yessound” che il singer di Accrington abbia mai realizzato.
Il tutto anche grazie alle notevolissime capacità dei cinque “Geeks”: Richie
Castellano (basso, chitarre, tastiere, voce), Andy Ascolese (batteria,
percussione, tastiere, voce), Andy Graziano (chitarre, voce), Chris
Clark (tastiere) e Robert Kipp (hammond, voce). Le due tracce
iniziali “True messenger” e “Shine on” sono state scelte come singoli di lancio
dell’intero lavoro. Più vicini agli Yes di “The ladder” e, per certi aspetti, a
quelli di “90125”, piuttosto che a quelli dei seventies, si tratta di brani
frizzanti, con refrain orecchiabili, ma notevoli pure dal punto di vista
strumentale, a dimostrazione della bontà della band che sostiene la voce,
sempre angelica, di Anderson.
“Counties and countries”
è uno dei brani migliori del lavoro. Introduzione con chitarre ruvide e
tastiere straripanti sostenute da una ritmica rocciosa che prelude al cantato.
Eccellenti i cori come eccellenti sono i break strumentali sia nelle parentesi
acustiche sia nelle furiose scorribande elettriche, con il finale che rimanda
un poco a “Starship trooper”: tutto molto Yes… ma va bene così…
Più ordinaria la breve “Build me an ocean” che ricorda, meno ispirata, “The meeting” o “Let’s pretend”.
“Still a friend”, composta da Anderson e dal trio Castellano/Ascolese/Clark, è più articolata, con i soliti saliscendi sonori, ma comunque non indimenticabile.
Meglio, senz’altro, “Make it right”, con introduzione soffusa, voce in
primo piano, chitarre acustiche, un azzeccato ritornello, cori gospel (!!) e
belle orchestrazioni.
“Realisation part two” segue, a grandi linee, “Make it right”, con qualche sfumatura etnica che ogni tanto Anderson ripropone nei suoi lavori solisti.
“Once upon a dream”
(oltre sedici minuti) è il brano più riuscito di “True”: un “bigino” che
comprende più o meno velati rimandi a “Tales from topographic oceans” (in
particolare” The revealing science of God”), il basso pulsante a la Squire,
atmosfere solari, costruzioni melodiche sempre raffinate, sentori new age
(“Awaken”), aperture sinfoniche (“Close to the edge”), cori eccellenti… insomma…
quello che volevamo sentire da un po’ di anni dagli…Yes! In fondo non possiamo
pretendere che questo, ormai ottantenne, Artista abbia l’ispirazione di
cinquant’anni fa… ma l’entusiasmo è dei giorni migliori. L’album si chiude con
“Thank God”, tipico brano intimista di Anderson e vero atto d’amore nei
confronti della moglie, a lui sempre vicina nei momenti di difficoltà.
“True” è sicuramente un
bell’album (con qualche inciampo, inevitabile), certamente “ruffiano” (del
tipo: “Ascoltate quello che ho fatto io… e quello che hanno fatto i miei ex
compagni… chi preferite?”), ma cadiamo volentieri nella trappola tesaci e
ci accodiamo a quelli che vorrebbero un ultimo Yes album con il grande Jon alla
voce. Per sognare… ancora.
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