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lunedì 22 maggio 2017

Desert Wizards: il video che anticipa il nuovo album...


“The Man Who Rode The Time” è il singolo dei Desert Wizards estratto da Beyond The Gates of The Cosmic Kingdom, in prossima uscita con Black Widow Records: si tratta di un album che racchiude otto brani ai quali abbiamo lavorato a lungo e che finalmente vedono il loro percorso portato a conclusione.



Racconta la band…

L'idea di girare un video aleggiava all'interno della band già da un pò. Ai tempi del nostro secondo Lp, "Ravens", nel 2013, ne era già stata presa in considerazione l'opportunità, ma poi visti i tempi stretti di uscita le cose ci sfuggirono un pò di mano e decidemmo di rimandare al futuro, e il futuro ci è cascato in mano con questa "The Man Who Rode The Time" cioè "L'uomo che cavalcò il Tempo", primo singolo estratto dal nostro nuovo lavoro  " Beyond The Gates Of The Cosmic Kingdom", in prossima uscita con Black Widow.
Il pezzo fa parte di un lavoro più ampio dalla gestazione lunga e travagliata. Da principio eravamo un pò indecisi se utilizzare proprio questo pezzo per il videoclip, un pò per la sua durata non indifferente, un pò per la difficoltà del tema trattato. 



Quasi sei minuti per brano che parla di un viaggio spaziotemporale ci sembrava una bella montagna da scalare, tuttavia questo pezzo ce lo sentivamo addosso e rappresentava alla perfezione l'essenza dell'album, così abbiamo portato questa montagna ad Angelo Pariano che è lo sceneggiatore e regista del clip il quale, innamoratosi del pezzo al primo ascolto, ci chiese un pò di tempo per ragionare sul come poter renderne al meglio il concetto in uno stile che ci contraddistinguesse. Quando lo reincontrammo aveva le idee molto chiare sulla direzione da prendere e a noi queste idee piacquero subito. Si presentò successivamente il problema dell'attore, e non era un problema da poco visto che avrebbe coperto la maggior parte della clip. La scelta è ricaduta su Alessandro Baldassari che, oltre ad essere un attore cimentatosi già in diversi cortometraggi per il cinema indipendente locale, era legato alla band da un rapporto di stretta amicizia. Alessandro accettò immediatamente il ruolo immergendosi a capofitto nella parte. La location del video è stata scelta senza indugi, si tratta del luogo in cui i Desert Wizards sono cresciuti, gli ambienti delle estenuanti jam, del primo Demo, del sudore e delle fatiche, la casa in cui in una notte a cavallo tra due concerti adiacenti venimmo derubati di tutti i nostri averi musicali, insomma i luoghi della nascita morte e resurrezione band stessa. Un luogo molto simbolico ed evocativo per noi.


Il video racconta delle frustrazioni dell'uomo posto per sua natura nella condizione di non poter modificare gli eventi spaziotemporali, nient'altro che il significato intrinseco del testo del brano, che ci pone dinnanzi ad un astronauta che tenta di compiere un salto nel tempo per poi ritrovarsi disperso in una dimensione sconosciuta, solo con i suoi fantasmi e i suoi rimorsi. Sono sempre stato attratto ed affascinato da questo tema e di come l'uomo viva questa sua condizione di essere, di come la vita stessa che per come noi la percepiamo - lo scorrere lineare del tempo dal passato al futuro istante dopo istante -, porti con se eventi talmente forti da poter cambiare l'anima di una persona per sempre. Tutti noi abbiamo il desiderio di voler cambiare qualcosa del nostro vissuto, e questo per alcuni può diventare davvero un’ossessione, trascinando l'animo umano in un vortice senza uscita. Nella clip, a proposito di questo tema, è presente una breve porzione di video in cui compare Silvia Briganti, una ragazza scomparsa qualche anno fa a causa di un brutto incidente stradale di cui il regista Alberto Donati conservava questo piccolo cameo, e che ci ha gentilmente concesso. A tal proposito vogliamo sentitamente ringraziare Matteo Lamargese e l'intera famiglia di Silvia per averci donato il permesso di omaggiarla con questo nostro lavoro.


BIOGRAFIA DELLA BAND

I Desert Wizards si formano nel 2007 per volere di quattro amici musicisti ravennati che, pur condividendo l’amore per il sound tipico della musica psichedelica ed hard rock settantiana, non hanno mai avuto occasione di collaborare. I quattro, come la tradizione del genere in questione vuole, si dedicano a mesi di estenuanti jam e improvvisazioni, dalle quali scaturiscono le fondamenta dei primi brani. Le registrazioni rudimentali raccolgono un pugno di canzoni riprese in tutta la loro crudezza, la band così pensa che sia giunto il momento di registrare un demo omonimo che vede la luce nel gennaio del 2008. Il demo, oggi praticamente introvabile, contiene cinque tracce di puro hard rock psichedelico, l’essenza madre della band. Grazie al suo successo nell’underground ravennate i Desert Wizards cominciano a muovere i primi passi sui palchi della zona, decidendo dopo un anno di costruire qualcosa di più importante, così si rinchiudono nuovamente nel loro covo e si rigettano in lunghe jam, prediligendo di gran lunga questo modo di comporre musica piuttosto che costruire pezzi a tavolino. Il risultato è “Dos”, il primo full lenght totalmente autoprodotto dai quattro. Un album vero e senza fronzoli che racconta in modo sognante ed evocativo il loro percorso musicale. Questo lavoro cattura l’attenzione della Black Widow Records, sempre attenta a scovare talenti nascosti nella scena vintage rock italiana. Nel 2010 viene così rilasciata, tramite l’etichetta discografica, una nuova versione di “DOS” chiamata semplicemente “Desert Wizards”, il materiale viene rimaneggiato ed affidato ad una produzione professionale, ma senza snaturare il sound tipico della band. L’album è ben accolto dalla critica di settore ricevendo recensioni positive ed ottiene un buon riscontro di vendite. Nell’ anno successivo “The Lisergic Show”, tratta dall’album in questione, viene inserita nella raccolta “Hard Rock Explosion” nella quale i Desert Wizards si affiancano ad artisti come Pentagram, L’Impero Delle Ombre e Wicked Minds. Nel 2012 vengono contattati da Mag Music ed incidono la cover di “Childhood’s End” tratta dall’album “Obscured by Clouds”, del 1972, che viene poi pubblicata in “One Of My Turns” sempre nello stesso anno. Si tratta di un album tributo ai Pink Floyd che vede partecipare band provenienti da tutto lo stivale. I quattro ravennati però non sazi ed in preda alla loro fame compositiva, alla fine dello stesso anno si ritrovano con una quantità di materiale tale da poter realizzare quasi due full lenght, dal quale ricavano “Ravens”, seconda avventura discografica condivisa con Black Widow Records. L’album viene pubblicato nel 2013 e viene presa la decisione di proporlo anche in versione vinile, il quale va esaurito in poco tempo. L’etichetta affida il lavoro ad una distribuzione internazionale che permette alla band di farsi conoscere in diversi paesi, ricevendo ottimi responsi sia di critica che di vendite. E’ nuovamente una produzione in pieno stile Desert Wizards, dove le parti più dure in deciso stile Black Sabbath lasciano spazio a distensioni ed atmosfere più Floydiane e Doorsiane. In seguito la band inizia a sperimentare sonorità sempre più vintage introducendo il Synth nel proprio repertorio musicale, le Jam lasciano ampio respiro agli effetti per la modulazione del suono e comincia un lunghissimo lavoro compositivo che vede fine al termine del 2015. I pezzi che ne vengono estratti sono frutto di estenuanti arrangiamenti e ricerche del suono, punto sul quale la band non vuole più scendere a compromessi. Nel 2016 terminano le registrazioni e vede luce “Beyond The Gates Of The Cosmic Kingdom”, ultima, più lunga e meticolosa fatica della band. Nel mese di maggio i Desert Wizards pubblicano il video di “The Man Who Rode The Time”, singolo estratto dall’album in oggetto che sarà disponibile sempre tramite Black Widow Records da luglio 2017, sia in versione vinile che compact disc.


Membri del gruppo

Marco Mambelli: Vox/Bass/Sinth
Marco Goti: Guitars
Anna Fabbri: Organ/Vox
Silvio Dalla Valle: Drums



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