«Crediamo che si possa fare un buon lavoro solo lavorando assieme, che solo in questo modo la ricerca musicale e anche poetica dia buoni frutti. Quando componiamo interrompiamo le serate e viviamo per qualche settimana in ritiro. Così è nato "Collage", così intitolato perché è un collage di emozioni, immagini, atmosfere diverse...»
(Tony Pagliuca)
Iniziavano nel gennaio del 1971 le registrazioni dell’album “Collage” de Le Orme, per molti il primo di “progressive made in Italy”.
Il disco sarà il primo di una triade eccezionale, seguito da “Uomo di pezza”e “Felona e Sorona”, che consacrerà Le Orme come una delle band più famose nel panorama prog-rock!
Di tutto un Pop…
Wazza
Le Orme-Collage - Philips (1971)
Di Maurizio Baiata
"Era molto tempo che in
Italia si attendeva un disco veramente interessante. Fra i cantautori avevamo
avuto solamente un superlativo Francesco Guccini ("L'isola non
trovata"), mentre lo stesso Battisti ha per buona parte deluso con il suo
"Amore e non amore". Fra i gruppi, dopo i tentativi degli esordienti
- fra i quali segnalai i Trip ed i Gleemen - e i "ringiovanimenti"
della vecchia guardia ("Id" della Nuova Equipe 84 contiene qualche
spunto interessante), sono usciti i New Trolls con il loro "Concerto Grosso",
un medley gruppo-orchestra ad imitazione dei Deep Purple, e la Formula Tre con
il loro secondo LP. Ma questo album delle Orme mi sembra fra tutti decisamente
il migliore.
"Collage" premia gli sforzi
di uno di quei gruppi nostri che fin dall'inizio hanno cercato strade nuove,
handicappati tuttavia dalla necessità dei 45 giri commerciali, e
dall'imitazione straniera fin troppo evidente.
Anche qui i modelli stranieri sono
facilmente rilevabili: i Traffic in alcune linee melodiche di vago sapore folk
(Stevie Winwood ha influenzato sempre da vicino la produzione dei Toni
Pagliuca) e Keith Emerson, la cui recente esplosione ha incoraggiato
l'organista italiano in quel discorso di riaggancio al classico già suo da
tempo. Certe affinità espressive, la formazione triangolare (organo e piano,
basso e chitarra acustica e canto, batteria e percussioni), l'uso temperato
dell'elettronica, senza esagerato effettismo o sapore scenico, avvicinano le
Orme a quello che viene oggi definito il più preparato gruppo inglese, gli ELP.
C'è però nello stesso tempo un lavoro di assimilazione personale da parte del trio italiano, per cui Pagliuca, Aldo Tagliapietra e Michi Dei Rossi approdano ad un sound assai originale nell'attuale panorama nazionale. Nel barocchismo formale della bellissima prima facciata, come nella moderata sperimentalità della seconda, nei cantati che non tradiscono una certa impostazione prettamente italiana (ogni tano fa capolino Battisti), come nelle porzioni esclusivamente strumentali, che prevalgono, è sempre presente una linea comune, che supera l'apparente frammentarietà dell'album, e ne costituisce la spina dorsale al di là di ogni definizione stilistica.
"Collage", che apre l'album
e gli dà il titolo, è un pezzo di chiara fattura classicheggiante, nelle forme
ora trionfali dell'organo, ora quasi minuettistiche del clavine.
"Evasione totale", quasi
sette minuti, cerca un nuovo linguaggio espressivo mescolando il classico
all'elettronico. Gli altri brani hanno sapore realistico nei testi, e
musicalmente evidenziano temi ed arpeggi delle tastiere sorretti da un
background ritmico eccellente.
Notevolissima "Cemento
armato", che supera gli otto minuti.
I titoli sono tutti firmati Pagliuca-Tagliapietra, anche se al primo vanno i meriti maggiori. È presente a tratti l'orchestra diretta da Giampiero Reverberi.
Un album "Collage" che dovrebbe occupare le primissime posizioni della classifica italiana, in attesa di altre due speranze, i Panna Fredda e la Premiata Fonderia (sic) Marconi.
ALTRO COMMENTO DELL'EPOCA
“Collage” de Le Orme è sicuramente il primo lavoro italiano a obbedire in toto alle regole del rock progressivo; se i New Trolls avevano mischiato in modo spericolato rock e classica e gli Osanna di lì a poco introdurranno il concetto di hard e di jam, Le Orme propongono un suono già perfettamente strutturato.
I brani sono divisi in movimenti perfettamente amalgamati, i cambi di ritmo appaiono sempre ben organici alla struttura; i testi sono raffinati e impegnati e le qualità degli strumentisti sopraffine. Perfino la copertina espone ottimamente le atmosfere e le qualità del complesso.
Non solo, “Collage” è anche un disco
di grande successo.
Ciononostante, da subito Le Orme vengono osteggiate dalla parte più radicale del movimento; l’accusa è quella di un certo disimpegno politico, cosa imperdonabile per le avanguardie del periodo. L’attacco viene sferrato senza tanti giri di parole da Paolo Giaccio, voce radiofonica di Per Voi Giovani.
Nessun commento:
Posta un commento